È rock Yungblud? È pop? È solo un ragazzino pazzo che capisce come non auto-carbonizzarsi in un mondo che brucia? Penso che sia quest’ultimo. Nel suo album “21st Century Liability”, l’artista guarda con uno sguardo succinto, sarcastico e serio su come l’umanità si definisce selvaggia.
Credo davvero che la cosa più ribelle sia pacifica, e la cosa più selvaggia da fare è essere te stesso, Yungblud sembra pensare lo stesso. Da “Anarchist a “Medication”, Yungblud si avvicina ai suoi versi come la copertina del suo album; legato da una giacca spirituale. Mi ricorda gli anni ’90 quelli dei primi dei Blink 182, quando i ragazzi cantavano le loro canzoni come se fossero un insieme di emozioni trattenute in bocca. Quell'”elemento emo” gioca sicuramente in tutto l’album mentre Yungblud affronta ciò che non può sopportare di se stesso e della società e come interagiscono nel suo tentativo di sentirsi bene con la vita.
Ora più che mai, le persone stanno affrontando o affrontano la depressione perché si sentono impotenti per il crescente disagio sociale e il decadimento morale come “Machine Gun (Fk the NRA)“, “Psychotic Kids” e “Die For The Hype“. Yungblud parla di noi stessi, come cerchiamo di essere famosi e visti in un mondo che non vogliamo guardare; idea ripresa anche da Drake nel suo ultimo album “Scorpion”. Da “Eulogy” a “California“, l’artista vede la gioventù piangere perché devono adattarsi al mondo che loro stessi vogliono rifiutare.
Musicalmente, l’album è tipicamente pop con qualche sfumatura di rock, che sicuramente piacerà ad un pubblico giovane. Sicuramente il punto centrale di tutto l’album è il caos concertato alla ricerca della chiarezza, che è esattamente ciò a cui Yungblood si rivolge, soprattutto liricamente. Questo disco stringe il malcontento umano per le onde radio, ma lo fa in un modo che si sente tranquillamente riconoscibile. Nessuno dirà, ad alta voce, quanto siamo devastati da questo mondo, ma la scelta musicale, come quella di Yungblood, può farlo per voi. Voto 5/5