Years & Years: Il nuovo album “Palo Santo” – Recensione

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Il trio britannico pubblica un album variegato, dove i testi del frontman Olly Alexander arrivano tra il sacro ed il profano.

I testi di Alexander hanno sempre affrontato il lato oscuro e complicato del desiderio, un fascino che dà un peso fisico all’immagine spirituale di Palo Santo . “Sanctify“, il singolo e brano che apre il nuovo capitolo discografico, lo trova a metà strada con un uomo che si dichiara eterosessuale. “Non devi essere onesto con me / vedo cosa c’è sotto la tua maschera,” Alexander rimprovera, in un doppio senso, mentre chiede al ragazzo di “santificare il proprio corpo con dolore”. Il contrasto tra i versi silenziosi e Il coro pop spalancato imita le emozioni contrastanti degli amanti della vergogna e dell’estasi.

Palo Santo fa il suo miglior passo avanti con “Sanctify” e una manciata di canzoni successive rendono la musica più divertente che Years & Years hanno pubblicato finora. Anche se utilizza una metafora da sala da ballo alquanto prevedibile come luogo di divina comunione, “Hallelujah” è così inesorabilmente ottimista che i suoi suoni esplodono attraverso la mondanità dei suoi testi, regnando nell’atmosfera della baldoria della spiaggia di Ibiza. Con un intro ha sollevato quasi un appunto da “Everything is Everything” di Lauryn Hill”, ” Karma” sembra prendere spunto dalle canzoni r&b dei gruppi di ragazze degli anni ’90.

Sfortunatamente, mentre la prima parte del disco è piena di canzoni orecchiabili, l’album fatica a sostenere il suo senso di meraviglia – o persino di struttura.”Communion” era un disco equilibrato, ognuna delle sue canzoni era abbastanza simile alle altre sia in senso di atmosfera che di tono in grado di sostenere uno stato d’animo coerente. In “Hypnotized“, una  ballata con testi come “Solo uno sguardo su di te – Il mio cuore è stato ipnotizzato“, meandri così senza scopo che il disco non riprende mai. Persino i tentativi di reintrodurre la dancefloor si sentono stranamente fuori posto all’interno del disco. “If You Over Me“, il secondo singolo estratto, è caratterizzato dall’utilizzo dei synth per cantare canzoni per tracciare un quadro di redenzione nel bel mezzo di una relazione fallita. Le canzoni che seguono si confondono insieme come gli anni e gli anni del pop, così eloquentemente sfida su brani come “Karma”.

Palo Santo è sicuramente un buon e promettente album perché evolve oltre il sound del debutto della band. Ma ai suoi punti bassi, il disco manca di quei momenti forti dove Alexander sembra prosperare tra il sacro ed il profano. Alla fine i temi della salvezza, della dannazione e della rivelazione estasiata si impantanano in cliché elettro pop che sono al di sotto del talento della band. Voto 3/5.

Brani Migliori: Sanctify“, “Hallelujah“, “Karma” e “If You’re Over Me

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