Willie Peyote, cantautore classe ’85, parteciperà al Festival di Sanremo con Mai dire mai (la locura). La canzone del rapper torinese è il racconto ironico dei tempi che stiamo vivendo.
Willie Peyote: come nasce il cantautore italiano
Il colorito nome d’arte (Willie Peyote) nasce dall’unione di Wile E. Coyote con il peyote, pianta allucinogena proveniente dall’America settentrionale. E già così dovremmo avere un’idea di cosa ci aspetta. L’artista e cantautore nasce, invece, molto tempo prima. I genitori di Guglielmo Bruno (è questo il nome di Wille Peyote) ha un padre musicista che seguiva durante le tourneè. Comincia suonando il basso in una band punk e nel 2004 si innamora del rap. “Il rap mi ha folgorato solo durante gli ultimi anni delle superiori”, ha dichiarato il cantautore. “All’inizio cercavo di mettere un po’ di rap nei miei pezzi suonati, e ora invece cerco di mettere la musica suonata nei miei pezzi rap”.
Mai dire mai (la locura)
Il testo della canzone, spiegato dallo stesso Willie Peyote, è dissacrante e ironico. Una presa in giro nei confronti di tutti quelli che, anziché fare attenzione ai contenuti, badano all’intrattenimento. La cultura, l’arte, la politica e perfino lo sport: secondo Willie sono i “personaggi” a fare la differenza. Il talento o la preparazione vengono in secondo piano. Un personaggio che fa parlare di sé fa tendenza, e a chi importa quello che dice. Se hai il consenso delle masse è fatta, hai raggiunto il traguardo più importante. Tutto il resto è solo una bella cornice. “Anche in pandemia “the show must go on”, quindi si gioca lo stesso anche con gli stadi vuoti”, dice il rapper. “Teatri chiusi e concerti annullati, ma con gli streaming e i talent show sembra che la giostra continui a girare”.
“Non possiamo far finta che vada tutto bene”
“Questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette mentre fuori c’è la morte’. In questa frase è racchiuso il significato della canzone”, dice Willie Peyote. “Parto dalla realtà, ma metto al centro anche tutto quello che non è reale. Guarda questo Festival: siamo tutti lì a cantare quanto siamo innamorati, ma non possiamo certo fare finta che vada tutto bene. Fuori da quella bolla la gente muore, 400 persone al giorno”.