La quinta stagione di Vikings giunge al termine. I venti episodi totali sono stati divisi in due parti con una pausa in mezzo. Si tratta della prima stagione interamente focalizzata sui figli di Ragnar, che compare solo in qualche breve flashblack.
L’episodio conclusivo dal titolo “Ragnarok” è l’apice del climax: la tanto attesa battaglia che Bjorn, Hvitserk e Ubbe hanno organizzato contro il fratello Ivar. Nella mitologia norrena per Ragnarok si intende la lotta finale tra il bene e il male, la luce e l’oscurità, durante la quale il mondo verrà distrutto e rigenerato.
L’intera stagione è stata un succedersi un po’ monotono di scene poco avvincenti e la trama stentava sempre a partire. Dopo il grande e complesso personaggio di Ragnar, tutti gli altri ci appaiono piuttosto piatti e senza spessore, come se dovessero ricalcare i suoi stessi passi. Il quadro che ne risulta è una vicenda con parecchie lacune, momenti statici e poca inventiva. Sicuramente la figura di Ubbe è quella che spicca maggiormente, nonostante non sia il primogenito di Ragnar, è quello che gli somiglia di più. Tutto il contorno, invece, è dato da un insieme di situazioni già viste e riviste. Anche tutti coloro che si erano rivelati fondamentali nello svolgimento della trama sembrano adesso spegnersi lentamente, come ad esempio Lagherta e Judith. Alcuni personaggi evolvono poco e i dialoghi appaiono a volte forzati.
L’ambientazione e la ricostruzione storica è sempre impeccabile. C’è una grande attenzione ai costumi, le armi, i comportamenti e le tradizioni. Spesso viene messo anche in risalto il dato non trascurabile della lingua. La svolta più importante di quest’ultima stagione è stato sicuramente l’avverarsi del sogno di Ragnar: i norreni sono riusciti ad insediarsi in una parte dei territori del Wessex, a fianco dei loro nuovi alleati sassoni. Ma, ahimè, Ragnar è morto prima di poter assistere a tutto ciò.
Il personaggio di Ivar è parecchio controverso: amato da alcuni, odiato da altri. La sua è una storia particolare: uno storpio che riesce a trovare i suoi modi alternativi per combattere, ma che ad un certo punto perde la testa e trasforma il suo potere in tirannia. Anche nei confronti dei suoi stessi fratelli, che, stufi della sua prepotenza e pretesa di essere un dio sceso in terra, decidono di spodestarlo definitivamente da Kattegat. Tutti gli altri vichinghi sembrano avere un’identità solo in funzione dello scontro tra lo schieramento di Bjorn e quello di Ivar. Ad eccezione di Freydis, le figure femminili sono particolarmente deboli e trascurabili.
Non è ancora ben chiaro quale sia stato il destino di Floki. La morte l’ha trasformato nel nuovo indovino? E’ sempre stato uno dei vichinghi più interessanti e questo è dovuto anche alle qualità della perfomance di Gustaf Skarsgård. Purtroppo la sua storyline è stata la più inutile dell’intera stagione, se non dell’intera serie. Anche la trama più propriamente “inglese”, legata al re del Wessex e alle differenze tra i sassoni e i vichinghi, non può competere con gli intrighi delle prime stagioni.
Vikings ci lascia con un po’ di amaro in bocca, solo le battaglie epiche e il contesto storico ci ricordano quello che stiamo guardando. La serie è stata rinnovata per la sesta ed ultima stagione. Mi chiedo se abbia senso portarla ulteriormente avanti considerando gli ultimi episodi, che a parer mio sono un insuccesso.