La serie televisiva canadese e francese è stata trasmessa sulla piattaforma on demand Netflix dal 5 gennaio al 2 agosto 2018. Acclamata da critica e dai fans, porta sul nostro schermo la storia di uno dei personaggi più enigmatici ed interessanti del passato.
Fra intrighi,sesso e ambizione,emerge il dolore del Re.
Una serie di tre stagioni che attraversa la storia di Re Luigi XIV di Borbone :un personaggio megalomane ma tormentato , la cui indiscutibile vanità si incontra con la sua smodata ambizione. Dalle sue ”manie” da esteta qui nasce Versailles, la reggia più fastosa e bella di Francia. La serie mette in mostra la vita (e i fantasmi) del le Roi Soleil,interpretato da un eccezionale George Blagden, già visto nella serie televisiva Vikings.
In un approccio storico verosimile,la serie si presenta come uno specchio veritiero su una vita costellata di amanti pretenziose, amori finiti,dolori soffocati e ambizione soffocante. Versailles non ci racconta in maniera storicamente esatta la storia del Re più importante di Francia,ma ci mostra l’uomo e il dramma. Benché storici quali Mathieu da Vinha e Pauline Ferrier-Viaud abbiano constatato numero inesattezze,la serie mostra cosa si cela,presumibilmente,dietro guerre vinte e datazioni.
Magistrale è la scenografia atta, in particolar modo nell’ultima stagione, a mostrare scene diametralmente opposte:da una parte Luigi nella sua grandezza,dall’altra il fratello Filippo (interpretato magistralmente da Alexander Vlahos),macchiato dall’ inferiorità.L’intera serie mostra questo bivalente rapporto fraterno,che oscilla fra l’indifferenza e l’affetto, l’odio e l’amore.Un’ambivalenza che si trova anche nel rappresentare la povertà del popolo contro lo sfarzo della reggia di Versailles. Le scene violente sono spesso crude e senza filtri. Le scene tristi sono pienamente coinvolgenti,specialmente quelle di lutto.
E’ una serie sentimentale e poetica,psicologica. Ogni personaggio ha uno studio interiore formidabile e ben dettagliato ,un esempio è fornito da Françoise-Athénaïs di Montespan,l’amante del re. L’ultima,come Luigi stesso,viene mostrata nella sua duplicità:da una parte forte e imbattibile,dall’altra fragile e agonizzante. Lo stesso George Blagden,durante un’intervista,afferma ”Da spettatore guardo molta televisione e i miei personaggi preferiti sono sempre quelli che hanno molte cose in testa: problemi, segreti, fragilità. Per Luigi XIV è stato fondamentale renderlo interessante dal punto di vista psicologico, in modo da far emergere le sue vulnerabilità”.
Il regista francese Jalil Lespert,in occasione dell’anteprima in anteprima al Roma Fiction Fest ,l’ha descritta come: ”Un’opera shakespeariana e moderna allo stesso tempo: abbiamo rispettato il nostro patrimonio storico, riprendendo stili e motivi dell’epoca ma abbiamo avuto anche la libertà di reinterpretare i costumi, per esempio, per la colonna sonora abbiamo usato anche musica elettronica”.