Venezia: Biennale annuncia un panel su Afghanistan

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Venezia: Biennale annuncia un panel su Afghanistan

La 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia ha annunciato un panel sull’attuale crisi in Afghanistan. Protagonista del panel sarà la regista afghana Sahraa Karimi, che nei giorni scorsi aveva lanciato un appello alla comunità internazionale per sensibilizzare i media, i governi e le organizzazioni umanitarie sulle condizioni del suo Paese.

Biennale di Venezia annuncia panel su Afghanistan?

La 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia ha annunciato un panel sulla crisi in Afghanistan con un focus sulla situazione dei registi cinematografici e in generale degli artisti afghani. Si discuterà anche dell’esigenza di creare corridoi umanitari e la garanzia della concessione di status di rifugiati politici. Inoltre si parlerà della preoccupazione per il futuro degli afghani e la necessità di provvedere ad una loro sistemazione una volta entrati in Europa.  Il panel avrà luogo sabato 4 settembre alle ore 15 presso il Palazzo del Casinò (Lido di Venezia), in Sala conferenza stampa.

Chi saranno gli ospiti?

Il panel sull’Afghanistan sarà moderato dal giornalista Giuliano Battiston. Vedrà la partecipazione della documentarista afghana Sahra Mani e i componenti del board dell’International Coalition for Filmmakers at Risk (ICFR); Vanja Kaludjercic, direttrice artistica del International Film Festival di Rotterdam; Orwa Nyrabia, direttore artistico dell’International Documentary Film Festival di Amsterdam; Mike Downey, presidente della European Film Academy; Matthijs Wouter Knol, Direttore Esecutivo della European Film Academy. Ospite d’onore sarà la regista afghana Sahraa Karimi, prima presidente donna dell’Afghan Film Organisation e autrice del recente appello per sensibilizzare i media, i governi e le organizzazioni umanitarie mondiali sulle condizioni del suo Paese. Nell’appello Karimi denuncia la tragica condizione delle donne afghane. Secondo lei, ora sono condannate a vedere calpestare i loro diritti, a vedere distrutti i progressi compiuti, a essere ridotte al silenzio e alla sottomissione in un Paese dominato dal fanatismo del regime talebano.


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