Tobe Hooper: Il regista di Non Aprite quella porta che cambiò il cinema horror nel 1974

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Recentemente è uscito su Netflix il nuovo Non Aprite quella porta. Forse però non tutti conoscono la mente che ha dato vita alla serie nel lontano 1974: Tobe Hooper. Questo regista è stato uno dei principali esponenti del New Horror degli anni settanta insieme ad altri visionari come Wes Craven, John Carpenter o George Romero. I film di questi autori proponevano un horror militante, connotato socialmente. Non Aprite quella porta di Tobe Hooper racchiude in se una critica riflessiva della società di quegli anni. È un film che ha cambiato la concezione di orrore propria del cinema.

L’horror prima del film di Tobe Hooper: Spauracchi lontani

Prima di Non Aprite quella Porta di Tobe Hooper, tra gli anni cinquanta e sessanta il cinema horror trattava un tipo di male che si può considerare archetipico, qualcosa di lontano.Negli anni cinquanta i mostri rappresentavano lo spauracchio della guerra fredda, erano il riflesso della paura di un invasore esterno. Film come La cosa da un altro mondo (1951) o Assalto alla Terra (1954) raccontavano di creature venute dallo spazio siderale, che minacciavano l’umanità. Ciò rifletteva la paura degli americani, intimoriti da un eventuale conflitto nucleare con i “nemici rossi”. Il Male era circoscritto, definito, esterno. Negli anni sessanta fu la Hammer film production a dominare il panorama orrorifico cinematografico. Prima del Leatherface di Tobe Hooper, c’erano il Dracula di Christopher Lee e il Van helsing di Peter Cushing. I mostri erano di tradizione ottocentesca, delle maschere, dei simboli archetipici che riflettevano paure ancestrali. Vampiri, Mummie, licantropi, alieni popolavano gli incubi dello spettatore.

Tobe Hooper e il Redneck Horror

Cosa Cambia negli anni 70? Gli autori del New Horror, tra cui Tobe Hooper, ci dicono che il male non è una cosa che va cercata lontano. Ci dicono che Il male viene da noi. Il mostro non è una creatura fantastica e simbolica ma proviene dal nostro quotidiano. Dal Vampiro si passa al bifolco di campagna. Il film di Tobe Hooper non è il primo film ad introdurre un orrore quotidiano. Non è il primo a mostrare le contraddizioni della società americana; ad attuare un analisi brutale e critica dell’America contemporanea, smascherandone le ipocrisie. Tuttavia Non Aprite quella porta è forse il film più emblematico, il più “cattivo” che diceva : “vi mostro i lati più degradati della periferia americana”. Si può affermare ,semplificando, che con il film di Tobe Hooper nasce il Redneck horror, o horror rurale.

Non Aprite quella porta: una critica sociale

Il film di Tobe Hooper è un prodotto che incarna perfettamente lo spirito di quegli anni. L’America di fine anni sessanta è una nazione segnata da profonde crisi. La morte di Kennedy, la crisi cubana dei missili, Il Vietnam e lo scandalo Watergate. Sono tutti eventi che causano scontento generale all’interno del paese. Non si ha più fiducia nelle istituzioni. Cresce un forte senso di disillusione. Nascono movimenti di protesta sociale e le rivendicazioni delle minoranze. Insomma l’America si rompe dall’interno. Questo contesto sociale si ripercuote nel cinema in generale, ma soprattutto nel cinema horror. I film horror diventano dei mezzi di critica, per evidenziare i problemi interni che vessano gli Stati Uniti. Tobe Hooper con Non aprite quella porta ci mostra la degradata periferia del profondo Sud. È una realtà che rivela il risultato negativo di un capitalismo imperante. Un mondo dove vivono i reietti ai margini della società progredita.

Modernismo contro Conservatorismo

Non aprite quella porta di Tobe Hooper ci racconta con un stile documentaristico il conflitto tra il mondo progredito della città e l’arretratezza delle aree di periferia rurale. I “Mostri” sono una famiglia di Redneck, di bifolchi che vivono ai margini della civiltà. Sono il prodotto di una società che gli ha messi da parte, rimuovendoli dalla scacchiera. Sono il prodotto di un capitalismo deviato che ha danneggiato le aziende tradizionali. Sfiduciati nei confronti dello stato, vivono secondo un conservatorismo arcaico. Ecco che i valori vecchi di famiglia e proprietà privata tornano in maniera deviata. La famiglia di Leatherface tenta di superare la recessione economica sopraffacendo gli altri. In una realtà dove è il più forte a sopravvivere. Una sorta di Far West. I mostri di Tobe Hooper si scontrano con il modernismo degli Hippie. Sono due realtà che non sanno comunicare. Un retroterra analfabeta e conservatore contro l’avanguardia culturale.

Non ci sono eroi ne legge

La dicotomia conflittuale tra città e campagna si riflette anche nella totale assenza di forze dell’ordine. Nel Texas rurale non ci sono poliziotti. L’unica legge che esiste è quella decisa da Leatherface e gli altri bifolchi della famiglia. Tobe Hooper critica aspramente il modo in cui l’America abbia lasciato al degrado più totale alcune aree periferiche. Una terra lasciata a se. I suoi abitanti sopravvivono secondo le proprie leggi e non ammettono trasgressioni. Pena la morte. L’assenza di legge si coniuga con un forte nichilismo di fondo. Nel film di Tobe Hooper non ci sono eroi, ma sopravvissuti. Il male non viene sconfitto dal protagonista ( come fa Van Helsing con Dracula). Alla fine l’unica opzione è la fuga. Ma il male non muore. Non è l’individuo ad essere un mostro, ma la società che li ha prodotti e continuerà a produrli.

Quel Motel vicino alla palude : Vietnam e i veterani nel film di Tobe Hooper

Tobe Hooper dopo Non aprite quella porta ripete una sua analisi critica della società americana con Quel Motel vicino alla palude. In questo caso diventa centrale il problema del vietnam, una guerre inutile che ha lasciato cicatrici su coloro che sono ritornati. Racconta nuovamente l’oscurità intrinseca delle aree periferiche d’America e il degrado che si ritrova. I questo caso l’assassino è un reduce segnato da stress postraumatico. La guerra lo ha reso paranoico e psicopatico. Così elimina i visitatori/invasori che mettono piede nel suo motel nella palude.

I Mostri come vittime

Sia Leatherface che Judd (l’assassino della palude), sono in realtà delle vittime. Vittime di una società che li ha abbandonati e lasciati a se stessi. Sono uomini deviati che nascono da una realtà degradata. Sono il volto di un America nascosta che mostra l’inesistenza dell’American Way of Life. L’America ha un lato malato e degradato che i registi del New horror, tra cui Tobe Hooper, decidono di mostrare. Non più fantasmi, vampiri e lupi mannari, ma gente comune. Il mostruoso nel nostro quotidiano, dove i reietti diventano dei mostri prodotti da una società che ne ha provocato il degrado. Il male siamo noi, è ovunque, può essere chiunque. Non si può sconfiggere.

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