“The Happy Prince” : gli ultimi anni di Oscar Wilde

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The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde
Ecco il titolo dell’ultimo film su Oscar Wilde scritto, diretto e interpretato dalla star hollywoodiana Rupert Everett. Incentrato sulla figura del grande scrittore irlandese, fa riferimento alla seconda parte della vita di Wilde, ovvero quella dopo l’uscita di prigione dove era stato rinchiuso per le accuse di omosessualità a causa della sua storia con Douglas.
Fin dal titolo è chiara l’intenzione di evidenziare la stretta relazione dell’autore con la sua produzione letteraria. Proprio come Dorian Grey , infatti, cambia la sua identità, o meglio la scambia con quella del ritratto di sé stesso per rimanere eternamente giovane, anche Oscar dopo aver espiato la sua condanna assume l’identità fittizia di Sebastian Melmoth al fine di ricostruirsi una vita.
Allontanato da moglie e figli, presto anche questa sua nuova identità viene scoperta e lui diventa vittima di omofobia. Dopo aver contattato il suo vecchio amante “Bosie”, scappa con lui e i due vivono un periodo felice insieme. Il tutto svanisce, però, nel momento in cui la madre di Bosie smette di aiutarli economicamente e offre denaro a entrambi purché si separino e i due, a malincuore, cedono. A questa amarezza si aggiunge anche la negazione della patria podestà dei due figli dopo la morte della moglie.E proprio a questo punto ciò che accade nella sua vita ha un’influenza diretta su ciò che era la sua vita letteraria: la delusione e la rassegnazione dopo le sofferenze che ha dovuto superare non gli consentono più di scrivere. Si reca dunque a Parigi, dove rincontra gli unici due amici che gli sono rimasti, Reggie e Robbie, vive di elemosina e si ritrova a dover addirittura sopportare il rifiuto di Bosie, nel frattempo divenuto ricco, di aiutarlo.
Come se non bastasse Oscar comincia a rendersi conto di alcuni sintomi che il suo coWilderpo sta manifestando: subito finge di non darci troppa importanza ma la situazione si rivelerà critica. Nel frattempo conosce due fratelli con cui spartisce il suo vivere in miseria: il più piccolo di essi adora sentire raccontare “Il Principe felice”, la fiaba che Wilde raccontava sempre ai suoi figli. In seguito, però, le condizioni di salute di Oscar si aggravano e muore circondato dai pochi amici che gli sono rimasti.
Il giorno del funerale Robbie accusa Bosie di essere stato un ipocrita a ripresentarsi lì ma lui ribatte che quella di Robbie è solo gelosia per il fatto che non sarà lui ad essere ricordato al fianco di Wilde. I titoli di coda però rendono giustizia a Robbie, spiegando che egli, quando morirà anni dopo, sarà seppellito nella stessa tomba del suo amico mentre Bosie morirà in povertà.
Straordinariamente palese è l’attualità dei temi trattati: il logoramento di chi vive l’esperienza del carcere, la discriminazione verso gli omosessuali, l’isolamento e la solitudine. Tutto ciò ci rende incapaci di continuare a vivere e dunque ci accompagna fino alla morte. Attraverso questa strategia Everett vuole mettere in evidenza una somiglianza evidente tra passato e presente. Questa analogia è individuabile tra ciò che Wilde ha vissuto più di un secolo fa e ciò che è ancora evidente al giorno d’oggi.

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