The Dawn, Irma | RECENSIONE

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Il nome di Irma Pany, cantante francese di origini camerunensi, è ancora poco pronunciato nell’ambiente dei fan della musica. Una situazione che deve cambiare il prima possibile. Ne è una prova il suo terzo album in studio, The Dawn, Non certo un talento da stadi o una popstar in creazione, Irma riesce a creare un lavoro raffinato, che fa della semplicità il suo punto di forza. The Dawn è il suo terzo album in studio, a sei anni di distanza dall’ultimo Faces nel 2014. Rappresenta anche un’ottima introduzione alla cantante per chi non la conosce e apprezza il buon soul. 

The Dawn: recensione dell’album

E con soul, qui, si intende il nucleo del genere. Quelle melodie orecchiabili che tanto si prestano ad essere cantate tutti assieme con chitarra acustica alla mano, attorno a un falò acceso. The Dawn è uno di quegli album che riesce ad essere unico e originale senza costringersi a stranezze, sperimentazioni e bizzarrie. È semplice come la sua copertina: una sezione strumentale ridotta, spesso limitata alla sola chitarra acustica e a una percussione leggera, e una lirica molto personale. Chi ha la fortuna di conoscere Lianne La Havas (e sente la sua mancanza dal 2015) saprà trovare consolazione in Black Sun, nel suo sound semplice sospeso tra il folk e il soul. E al centro di tutto c’è la voce di Irma: profonda, posata, elegante, ricolma allo stesso tempo di maturità e di tenerezza giovanile.

La traccia perfetta per avvicinarsi a Irma e al suo stile in The Dawn è senza dubbio Black Sun. Il singolo è una delle tracce più orecchiabili e radio-friendly dell’album. Semplice, come tutto il resto dell’album, è costruita attorno a una melodia della chitarra e alle liriche intime. Queste sono dedicate all’incertezza personale in una relazione poco salutare, che come l’astro titolare sta portando via la luce dalla vita della cantante. Un’immagine non difficile da cogliere, non eccessivamente metaforica. Proprio per quello capace di colpire con maggiore impatto anche chi non ha vissuto in prima persona una tale situazione. 

Tra semplicità e sperimentazione

Nonostante la semplicità rappresenti l’elemento principale di The Dawn, vi si possono trovare anche alcuni tentativi di arricchire il sound. Il risultato è variabile. La più interessante è Golden Glow, che inizia in maniera trionfale con dei gentili sintetizzatori stile anni ottanta e si trasforma in una ballad estiva e suadente. Meno riuscito il tentativo di Tightrope. Con il suo basso vibrante, la tastiera stile Casio che ne accompagna tutta la durata e la percussione a schiocchi, questa rappresenta la canzone più mainstream del progetto. Una sperimentazione comprensibile, ma che mal si sposa con l’eleganza pulita che rende Irma e Black Sun così interessanti. In breve, nonostante sia prematuro e frettoloso definirlo un candidato ad Album dell’Anno, non posso comunque non porgere una raccomandazione a Black Sun. Un’alternativa al glam e delle atmosfere nebbiose dei suoi contemporanei, un soul che ritorna alla radice. Un benvenuto per chi lo prova verso un nuovo talento. Lo si consiglia con piacere, per un momento di relax e di atmosfera estiva.

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