Telegram perchè – Intervista alla Guru del Social Care Rachele Zinzocchi

«Il nocciolo della questione è "fare l'utile con l'utilità", attraverso soluzioni semplici ed immediate ai problemi quotidiani»

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Perché ti risolve la vita. È la risposta alla domanda chiave: come fare business oggi, in questi nostri tempi di crisi, tramite il Digitale, usandolo bene, dunque proficuamente, in modo responsabile, etico e, così, produttivo e remunerativo. Telegram è lo strumento che, se ben adoperato, aiuta a raggiungere il successo, i propri traguardi e obiettivi, nel lavoro e nella vita: a beneficio non solo nostro, ma della società tutta, sul piano educativo e istituzionale, dell’informazione e della comunicazione.

L’App, nata solo quattro anni fa ma con già 600.000 nuovi utenti al giorno e una crescita annua di oltre il 50%, è la piattaforma ideale per un’Educazione Civica Digitale che usi bene, per il bene, la Rete, contribuendo così tanto più semplicemente a far conseguire la meta e a porsi coma la soluzione, la miglior exit strategy oggi dalla crisi.

Abbiamo incontrato Rachele Zinzocchi, già riconosciuta da Linkeln nella Top 5 dei Most Engaged and Influencer Marketers per l’Italia, esperta di Internet e canali social oltre che filosofa e grande persona, ora anche autrice della prima opera riguardante il tema dell’Educazione Civica Digitale attraverso i social (in particolare Telegram) e le abbiamo chiesto perché, secondo lei, il suo metodo potrebbe rivoluzionare l’educazione globale e quindi il futuro della cultura.

R: Cominciano ad uscire i primi canali social – io a quell’epoca ho lavorato in H3g come Web Communication Manager e Social Media Manager per 5 anni e mezzo fino all’anno scorso quando mi sono dimessa per intraprende la carriera da libera professionista, quando lavoravo non potevo avere l’intraprendenza di aprire un canale tutto mio mentre ora riesco – che però non c’entravano nulla con quello che avevo scritto io – prima di me soltanto Giorgio Taverniti aveva creato un canale alla fine del 2015 mentre gli altri hanno attuato soltanto una leggera forma di copiatura (ride ndr.) – così io ho creato il mio canale e per dimostrare che quello che dico presenta una certa fondatezza (e penso che ebbi avuto successo per questo) ho creato anche il mio bot; ciò rappresenta la dimostrazione dell’immediatezza e semplicità di un programma come Telegram, visto che persino io che non sono esperta di codici informatici ho preso i complimenti di alcuni miei amici sviluppatori per la mia creazione.

In questa esperienza ho capito che un bot non deve essere eccessivamente complesso per avere successo né deve avere un costo eccessivo per funzionare bene, bensì basta che sia utile allo scopo e fornisca risposte e prestazioni immediate e risolutrici.

Voglio sottolineare il fatto che sia il canale sia il bot sono stati creati e si mantengono praticamente a costo zero, a differenza di altri social media come Messenger; inoltre vorrei analizzare Telegram sotto diversi aspetti:

  • quello in senso assoluto (il suo DNA in quanto tale) presuppone che sia uno strumento e in  quanto tale si può usare bene o male però a mio parere si presta particolarmente più di altri ad essere usato bene
    • Velocità: grazie all’infrastruttura (che ora puoi trovare anche su altre app ma per es. non su WhatsApp) basata sul Cloud e frazionata su numerosi data-center sparsi in tutto il mondo (e quindi anche sotto diverse giurisdizioni a differenza di app come Facebook che presenta soltanto un unico data-center privato ed ermetico) Telegram può lavorare anche senza rete cellulare e assicura una sincronizzazione veloce su tutti i dispositivi mobili in cui è installato; inoltre si possono trasferire file di oltre 1.5 Gb in tempi brevissimi.
    • Sicurezza: grazie alla frammentazione dei data-center e ad una crittografia adeguata ai diversi tipi di chat la protezione dei dati sensibili è sicura al 100%
  • quello in senso relativo cioè confrontato con altri parametri come età, ecosistema digitale in cui viviamo oggi oltre che gli altri strumenti sociali ecc.
    • privacy garantita per tutti i clienti in ogni tipo di informazione
    • veridicità certificata delle informazioni a discapito delle fake news che imperano in altri tipi di social
    • lotta alla violenza online e offline: impegno diretto da parte dell’azienda di Telegram nella lotta agli abusi con risultati evidenti, in particolare prevenzione dei contenuti sensibili al terrorismo attraverso canali come IsisWatch in cui ogni giorni viene pubblicato il resoconto dei canali e/o bot affini al terrorismo che sono stati banditi e chiusi. Inoltre attraverso il servizio [email protected] si raccolgono le segnalazioni degli utenti in merito a questo tipo di pericolo.

La scelta di non rendere tutto segreto non è mancanza di sicurezza, anzi salvaguardia la crittografia hand-to-hand oltre che la velocità di download e upload. L’esempio più immediato che mi viene in mente è quello di un’azienda che utilizza questo tipo di comunicazione per inviare dati importanti ad altre aziende, scaduto il tempo di lettura le informazioni sparirebbero magari prima che le altre aziende possano leggerle.

Conseguente abbiamo:

  • un’employee experience nel caso in cui un’azienda stia usando questo tipo di applicazione come Intranet per lo scambio di dati che garantisce un’esperienza del dipendente perfetta e soddisfacente;
  • un guadagno da parte del cliente che usa questo tipo di comunicazione;
  • tutto ciò è disponibile per tutti e a costo quasi zero: mentre su altri canali come Messenger o WhatsApp c’è la richiesta di un pagamento per qualsiasi cosa uno faccia (dai 300.000 ai 400.000 € di budget per assicurarsi visibilità pubblicitaria), su Telegram questo tipo di prestazioni è aperto e non prevede un stima degli investimenti pubblicitari. Proprio per questo il guadagno è assicurato: attraverso l’interazione tra canali e bot il messaggio espresso in questi mezzi può arrivare in modo diretto e facile direttamente al cliente. Io per esempio ho la fortuna di avere un numero di visualizzazioni maggiore rispetto quello dei followers, e questo porta con se’ una potenziale cerchia di clienti dovuti non alla pubblicità ma alla bravura dell’utente.

G: Quindi Telegram pensi che sia diverso anche sotto questo aspetto in confronto agli altri social network?

R: Sisi esatto, per questo motivo ho parlato di senso relativo rispetto alle altre applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp, Messenger e Facebook in generale. Persino su Linkedin ormai se non paghi o non hai un account Premium è difficile avere visibilità, certo non stiamo parlando di quantità come i 200.000 € di Facebook però il principio pubblicitario è lo stesso. In tutti i soggetti appena citati inoltre non è presente un vero controllo della privacy come su Telegram, perché forse la sconfitta degli strumenti social è anche voluta dalle aziende che a volte mettono in giro notizie non corrette.

Le caratteristiche di Telegram appena citate assumono maggior valore dal momento in cui si confronta tutto questo con le alternative esistenti nel panorama tecnologico. Naturalmente vedo tutto ciò come piattaforma per costruire una sorta di Educazione Digitale Globale intesa come educazione civica, etica e ancor prima scolastica.

Questo è l’aspetto che ho più a cuore e per il quale penso che Telegram sia lo strumento migliore: far capire alla gente che, appunto, Telegram come altri tipi di canali social è soltanto uno strumento, di per se’ né buono né cattivo ma varia in base all’uso che gli utenti ne fanno. Può essere uno strumento positivo per le aziende quando si fanno gli interessi del cliente e si ottiene quindi un utile guadagnato.

G: Quindi vedi Telegram come strumento adatto ed utile ad essere introdotto a livello scolastico e statale a fini educativi?

R: Assolutamente sì, anzi è già stato fatto con successo immenso da una persona che ha contribuito alla scrittura del mio libro, chiesto ed ottenuto non di certo per scrivere meno pagine come fanno alcuni miei “colleghi”, come Francesco Piero Paolicelli (OpenData Manager)  che già dal 2015/2016 aveva sviluppato e introdotto in alcuni licei della zona di Matera e in generale della Basilicata una serie di bot come DivinaCommediaBot, VangeloBot e CostituzioneItalianaBot con un successo incredibile e quasi in sostituzione dei classici libri cartacei.

Uno dei miei vanti personali è stato quello non solo di dare la vision strategica, ma di fare quasi un’opera manualistica prodotta grazie esclusivamente alla lettura e rielaborazione delle FAQ in cui vengono descritti i passaggi esatti da seguire per la costruzione di un bot, e anche questo aspetto potrebbe essere introdotto tranquillamente nell’educazione digitale scolastica.

Da filosofa 4.0 cui mi definisco (per la laurea in filosofia teoretica alla Normale di Pisa, ndr.) e dal fatto che la filosofia è sempre appartenuta alla mia persona fin da piccola, così come le domande esistenziali riguardo al mondo attuale, penso che l’educazione digitale possa insegnare a usare bene e per il bene lo strumento della rete attraverso l’attuazione della strategia help-marketing o anche help-fullness (utilità a 360°) : in questi tempi di crisi il bisogno fondamentale secondo me è l’aiuto istantaneo per i problemi quotidiani, ed è questo il miglior uso che si può fare di questo strumento. Utilità tecnica ma anche etica.

Il nocciolo del metodo si può riassumere nella frase “fare l’utile con l’utilità”, con utile inteso sia come mero guadagno sia nel senso più elevato del termine.

I due aspetti sono strettamente collegati: l’utilità dello strumento porta allo strumento stesso un utile proficuo.

G: Sicuramente l’aspetto educativo dello strumento che tu hai descritto dovrebbe essere introdotto su larga scala nel metodo socio-educativo del sistema scolastico italiano e internazionale, credi che potrà avere successo oppure hai paura che verrà insabbiato dai colossi monopolistici del sistema-scuola come succede in altri ambiti con l’avanzamento del progresso?

R:  Hai centrato subito il problema più grande. Sappiamo purtroppo come va il mondo, quali sono le logiche che lo governano ma sappiamo anche che non ci sarà mai innovazione se non si tenta di innovare. Purtroppo non è così semplice, sapremo solo in futuro se questo metodo avrà successo (parlo del mio come di molti altri metodi del progresso), io mi batto per questo ma forse non sono molto realista rispetto alle logiche mondiali del business. Non so ancora se avrà successo, anche perché ora non dipende soltanto da me ma anche da meccanismi più grandi di noi. Posso solo dire che il coraggio di fare innovazione manca sempre, sia parlando di Telegram sia riguardo molti altri ambiti.

Sono consapevole che il destino di tutti gli innovatori sia quello di morire poveri ma di avere successo, con questo non mi voglio autoglorificare così tanto bensì voglio esprimere la consapevolezza delle difficoltà che incontrerò nell’avanzamento di questo progetto, difficoltà legate alla fossilizzazione di tutti i sistemi mondiali e alla poca intraprendenza delle persone.

Se nessuno parla, non si andrà mai da nessuna parte e quindi bisogna per forza iniziare.

 

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Canale Telegram: tg://resolve?domain=RacheleZinzocchi

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