È uscita il 22 febbraio sulla piattaforma Netflix la seconda stagione di una delle serie sulla mafia capitale più amate dagli italiani: Suburra.
Aureliano, Spadino e Gabriele sono tornarti per raccontarci cos’è successo dopo l’ultima volta che li abbiamo visti insieme, per raccontarci cosa si è insinuato di nuovo tra le vie di Roma e quali altri problemi sono sorti da quell’ultimo episodio uscito due anni fa.
In tutto sono otto i nuovi episodi della seconda stagione di Suburra dalla durata di 45 minuti circa ciascuno. A confronto dei dieci precedenti la storia sembra accorciarsi leggermente diventando subito disponibile agli occhi di tutti gli amanti del genere che probabilmente cercano qualcosa da divorare prima della quarta stagione di Gomorra – dal 29 marzo su Sky.
Otto episodi che, secondo le regole della piattaforma, sono state offerte interamente il 22 febbraio riportandoci in un istante a “tre mesi dopo”, in una Roma il cui tempo sembra non essere mai passato; o almeno, non del tutto.
Temi di Suburra Due
Dentro la nuova stagione si mescolano un insieme di temi diversi. Alcuni continuano a crescere e tornano dalla prima stagione, come la potenza di Roma nelle mani dei più forti, la politica costantemente manipolata e rigirata, gli intrighi che regnano in Vaticano e che si mescolano con quella che è la mafia e la malavita capitale.
Ma accanto a tutto questo vi sono anche alcuni elementi nuovi. Primo tra tutti è il tema dell’immigrazione, più attuale che mai. Al centro della scena politica e sociale vi è infatti un gruppo di immigrati usato dalle parti in causa a proprio favore; e non sempre in modo positivo.
Quella di Suburra diventa quindi una vera e propria critica nei confronti di ciò che sta accadendo nella società di oggi facendosi voce delle paure, delle critiche e delle testimonianze dei cittadini, ovviamente di quelli romani prima di tutto; vedendosi però “costretta” a trattare il tema sotto l’ala della malavita che rimane il tema fondamentale della serie, ovviamente. Ulteriore questione continua ad essere quella della famiglia, trattata però da una nuova ottica più profonda e più vera. Durante gli otto episodi viene infatti sottolineato e accentuato il rapporto familiare, dal fratello, al padre, alla moglie; ma anche il rapporto tra i protagonisti e le persone che più gli sono state vicine durante la loro vita. Diventa quindi una sorta di tentativo di mettere in luce non più solo l’aspetto negativo della serie, ma anche quello più profondo e vivo.
La nuova faccia di Aureliano
I rapporti tra i personaggi sono ancora più solidi e profondi, in una capacità attoriale che si dimostra decisamente notevoli in attori come Alessandro Borghi. È Aureliano infatti il personaggio che sembra essere maggiormente cambiato, e non solo fisicamente. Dopo aver detto addio ai capelli biondi e all’aria da spavaldo ragazzino si è come trasformato, prendendo il posto di quel padre che ormai non c’è più e di quella sorella di cui abbiamo perso le tracce. È dunque un Aureliano nuovo, maturo, “grande” forse; un cambiamento che per gli amanti di Gomorra ci riporta alla trasformazione di Genny in ritorno dall’Honduras.
Ora possiamo davvero dire che è un uomo, degno di essere boss.
Gli attori sono dunque maturati e con loro anche i personaggi. Uno dei rapporti più intensi resta quello tra Aureliano e Giacomo Ferrara – Spadino – che sembrano aver fatto tesoro di quanto accaduto nella prima stagione per rendere quell’amicizia ancora più salda e forse “vera”, come d’altronde c’è poco nella vita dello “zingaro”. Ma è anche impossibile rubare la scena ad una Claudia Gerini molto più presente e prevalente, una Sara Monaschi che sembra aver trovato finalmente il suo posto e che è pronta a lottare affinché nessun altro glielo possa togliere. Gran parte del merito per il successo di questa stagione va poi a Eduardo Valdarnini – Gabriele nella serie – che è riuscito a dimostrare tutto il suo personaggio, tutto il peso che si porta dentro e tutte le sfaccettature che lo compongono in una recitazione sensazionale.
Degna di nota è infine la capacità del regista di proporci nuovi personaggi in maniera graduale, dandoci la possibilità di capirli, accettarli e percepirli come se ci fossero sempre stati. Nuovi personaggi per cui sperare, altri da temere, altri ancora che avevamo davvero già conosciuto in precedenza ma che solo ora riscopriamo davvero.
Un tempo frenetico e inarrestabile
Il tempo della seconda stagione è breve e rapido. Tutto accade in un susseguirsi di istanti e di eventi che lo rendono frenetico e inarrestabile. È come se il passare dei minuti non si fermasse mai, come se non si concludessero al scattare del 45°, come se il giorno e la notte non esistessero per fondersi completamente l’uno con l’altro. Suburra 2 in questo è profondamente diversa dalla prima stagione, dove il tempo e i giorni erano ben scanditi; dove gli eventi accadevano racchiusi in un periodo preciso.
In questa stagione si ha invece la sensazione che accada tutto in un unico giorno che inizia con il primo episodio e si conclude con l’ultimo.
Dal Vaticano al porto di Ostia
Chiaramente il cuore di tutta la serie è Roma; partendo dal Vaticano con la sua bellissima piazza San Pietro e le vie tutt’intorno, fino alle zone attorno agli edifici fulcro della politica. Una Roma che però deve lasciare più spazio alla Ostia principale protagonista di questa storia, con la zona in cui dovrà essere costruito il tanto atteso porto e la casa di Aureliano. Inquadrature dirette, esaustive, racchiuse in un mare che ingloberà a sé i suoi più oscuri segreti.