Steps, What The Future Holds | La Recensione

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Steps what the future holds

Se gli Steps sono così capaci di portare avanti una formula non c’è bisogno di cambiarlo: ecco come si presenta What The Future Holds. Un piccolo lavoro molto vivace e piacevole in pieno stile Steps

Gli Steps: come si raccontano con What The Future Holds?

Squadra vincente non si cambia: e lo stesso vale anche per le formule pop. Qualcosa che gli Step sanno bene, da veterani del genere, e che hanno saputo applicare alla perfezione nel loro ultimo album What The Future Holds. Il gruppo britannico non possiede il pedigree impeccabile di analoghi come ABBA e Alcazar, ma ha saputo percorrere bene le loro impronte mantenendosi stabile fino al 2020. E per il quintetto di Londra (formazione brevettata e rimasta invariata dal 1997) è come se il tempo non fosse mai passato.

Abiti di glitter metallizzati, capelli vaporosi… Gli Steps di What The Future Holds vivono ancora nella festa spaziale nella quale hanno debuttato. Ma non è una festa esclusiva, anzi: tutti sono i benvenuti. C’è bisogno o no di un nuovo album degli Steps nel 2020: questa la domanda da porsi prima di ascoltare What The Future Holds. Ma la risposta è chiara e semplice, un sé nitido e cristallino come la musica che il quintetto presenta nell’album. La musica degli Steps, la nu-disco moderna. Con essa si sono fatti conoscere ed essa rappresenta il loro cavallo di battaglia da più di vent’anni. 

Un carattere tutto loro che si palesa in vari modi. Va dalle uptempo spensierate e piene d’amore alle ballate dolci e soffuse come si facevano nel ’97. Sono ancora tutti performer molto forti e di presenza, con voci arrochite rispetto ai tempi d’oro, ma sempre immacolati dietro al microfono. Si può rimanere perplessi, certo, di fronte allo sguardo tenero da teen romance che si trova dietro le loro canzoni. Come se, alla veneranda età di quarantacinque anni ciascuno, avessero appena scoperto cos’è l’amore. 

Dolce introspezione pop

Ma si poteva immaginare che l’ambizione creativa non fosse l’elemento che si cerca dal gruppo che ha realizzato 5, 6, 7, 8 e tutte le tracce analoghe. Se c’è da cogliere un’evoluzione artistica in What The Future Holds è il cambio di sound sottile. Da un europop più minimale a un sound pop elettronico più vasto, da Eurovision. Che di nuovo rappresenta un gusto acquisito e molto personale, ma è qualcosa che dagli Steps non si può separare. Il loro primo album in studio dopo un iato ventennale, Crying On The Dancefloor del 2017, era un lavoro di puro escapismo e leggero al cento per cento. What The Future Holds vuole essere invece più introspettivo, una riflessione del tempo passato nel pop. E si può sentire quella vena di incertezza, di domande, sotto i beat travolgenti. Il che rende canzoni come Clouds, altrimenti semplici empowerment anthems, molto più speciali. 

Un nuovo album degli Steps, né più né meno di questo: What The Future Holds è un lavoro disco-pop efficace nel suo semplice obbiettivo. Basta che i performer siano capaci (e lo sono), e che la musica sia trascinante (e lo è). Un progetto che provare almeno una volta fa molto piacere. 

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