Sons of Kemet: messaggio antirazzista nel suono del jazz

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Sons of Kemet

I Sons of Kemet tornano con l’album “Black of the future”. Lo fanno per comunicare un messaggio antirazzista dopo l’uccisione di George Floyd per mano del poliziotto bianco Derek Chauvin a Minneapolis. Quel tragico avvenimento ha scatenato proteste e manifestazioni con il movimento Black Lives.

Un messaggio che si ripete nella storia?

Era il 1895 quando la città di Bristol eresse una statua in onere di Edward Colston, un mercante di schiavi del seicento. Il 7 giugno 2020 questa statua venne abbattuta da migliaia di manifestanti che la gettarono in mare dopo l’uccisione di George Floyd. La morte del giovane ragazzo di una comunità nera per mano di un poliziotto bianco ha scatenato la rabbia e frustrazione di persone ormai stanche di questa superiorità razzista. Nasce il movimento Black Lives che affronta un messaggio antirazzista e lo fa a Londra come a New York. Non esistono confini per questo messaggio. Non esistono barriere e né materie. Anche la musica si affianca al movimento antirazzista. I Sons of Kemet con il loro jazz, con il suono del sassofonista e clarinettista si mescola alle tradizioni africane.


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I Sons of Kemet con il jazz militante

I Sons of Kemet tornano dopo “Your queen is a reptile”, manifesto antimonarchico e antirazzista, con “Black to the future”. Il sassofonista e clarinettista del gruppo, Shabaka Hutchins, dichiara per quanto riguarda l’album che contiene: “Rabbia, frustrazione e percezione emerse dopo la morte di George Floyd e le proteste di Black lives matter”. Anche i titoli delle canzoni, messi in fila, sono un mini poema sull’identità nera. Sono i due percussionisti e il sassofono di Hutchings ad aprire le danze del disco nella splendida “Field negus”, che ruota attorno allo spoken word del poeta Joshua Idehen, cantore di una rivoluzione che rifiuta l’uguaglianza di comodo offerta dai bianchi, di una rivolta “in sella a un cavallo nero”. La poeta Moor Mother e la clarinettista Angel Bat Dawid invece animano la trascinante “Pick up your burning cross”, mentre il rapper Kojey Radical e la cantante Lianne La Havas arricchiscono il singolo “Hustle”. Ma anche gli episodi strumentali, come “In remembrance of those fallen”, funzionano molto bene.

Il jazz di Hutchings è unico, non solo nel panorama britannico. E “Black to the future” è uno dei dischi migliori della sua giovane carriera. Il suono non è mai accessorio al messaggio politico, ne è parte integrante. Musica che affronta il passato, e lo supera. Come chi ha il coraggio di buttare giù una statua che non lo rappresenta.

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