Sleepwalker’s Station: un viaggio nelle terre di “Lorca”

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A volte scrivere di musica é difficile. Scrivere musica é peró anche peggio. Immaginate poi quando si é in una band. Pensate anche che non si vive tutti nello stesso Paese. Come si puó? Gli Sleepwalker’s Station lo sanno di sicuro.  

Questa band é infatti composta da ragazzi che provengono da tutta Europa che hanno in comune la passione per, indovinate un po’, la musica. Con alle spalle un’esperienza  giá di moltissimi concerti live, circa 700, gli Sleepwaler’s Station si ripresentano al pubblico con un nuovissimo album di inediti dal titolo “Lorca”.  

Se qualcuno di voi avesse avuto il lampo di genio ed ha ricordato il “Poeta en Nueva York”, rallegratevi: il collegamento é quell corretto! Questi ragazzi si sono infatti lasciati ispirare da questo capolavoro della letteratura spagnola nella scrittura di questo ultimo album che, come afferma anche Daniel che ha risposto alle nostre domande, é un viaggio. 

Scoprite di piú sgli Sleepwalker’s Station nellíntervista che segue, e non dimenticate di seguirli sui diversi canali social che hanno e sul loro sito internet. 

Sleepwalker’s Station: come mai il nome? 

Il nostro nome è l’insieme di due immagini: il sonnambulo che è quella figura che cammina tra due mondi: il mondo dei sogni è quella che poi noi chiamiamo realtà; l’altra figura è la stazione: un punto di ritrovo per gente che viaggia e si sposta.  

Il richiamo al viaggio, all’interno delle vostre produzioni, è molto presente. Soprattutto anche nell’ultimo album: basti pensare al numero di persone e lingue, ben 5, che avete scelto. Cos’è che vi lega al viaggio? 

Il viaggio è punto di ispirazione. Quando uno viaggia ha la mente aperta perché incontra nuove persone e vedi nuovi posti. Questo quindi ti porta a vivere un momento in cui la mente è più sensibile: facendo più attenzione ai dettagli e essendo al contempo pronto ad ambientarti. 

Ambientarsi è anche quello che è stato il vostro punto di inizio per la creazione dell’album. Infatti voi avete preso come modello e fonte di ispirazione “Un poeta en Nueva York” di Lorca. In quest’opera abbiamo l’idea di straniamento, in quanto il personaggio si ritrova catapultato in una realtà che non è la sua. Voi vi sentite nello stesso modo? Vi sentite come un gruppo che non appartiene al luogo in cui si trova e cerca un mondo nuovo nella musica? 

La musica è sempre un nuovo mondo, e in quest’ultimo ci siamo trovati molto bene. Tutti i membri infatti cercano un nuovo mondo attraverso la musica, in cui ciascuno proietta la sua visione.  

É forse questo uno dei motivi per cui questo album vi ha richiesto ben 3 anni per essere prodotto. Come avete lavorato alla creazione di quest’ultimo? 

Le basi dei brani e l’idea c’erano per ogni brano. I nostri brani però crescono col tempo. Pensa all’idea principale come un seme che poi cresce e germoglia. Nessuno ha però idea di che tipo di pianta nascerà da quel seme. La demo per esempio va in una direzione, ma poi si giunge ad una struttura e ad una dimensione completamente diversa. Quello che devi tenere a mente è che noi non siamo una band tradizionale: quattro ragazzi che si trovano due volte a settimane per lavorare sulla loro musica. Nel nostro caso visto che la disposizione fisica – parte della band è in spagna, parte in Germania, parte in Italia – è quella che è, noi non abbiamo la routine. Quando ci vediamo ognuno si presenta con un’idea, oppure queste idee ce le siamo inviate prima, e insieme decidiamo se funzionano o meno.  

Non sapevo foste così sparsi per l’Europa, vorrei capire a questo punto come vi siate conosciuti. 

Spesso è perché io ho vissuto un po’ ovunque e io ho conosciuto differenti persone, diversi musicisti. Visto poi che la musica è una lingua che parliamo tutti, si sono creati dei legami: è quella chimica che può esserci tra le persone; solo che noi eravamo musicisti. La band di oggi è l’insieme di quelle persone che avevano la chimica migliore.  

Funzionante voi; e quindi funziona anche il vostro ultimo disco. Insieme di differenti realtà riallineate per suonare come un unico lungo viaggio. Se tu dovessi darmi però una chiave di ascolto del vostro album, quale sarebbe? 

É comunque un album in cui uno, per capire i brani, deve mettercisi. Il primo ascolto non sarà facile perché sarebbe davvero troppo. Una soluzione sarebbe ascoltarsi alcuni brani per poi farsi trasportare nel mondo.

 

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