Sfera Ebbasta, Famoso | La Recensione

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Sfera Ebbasta, cover di Famoso

Ormai Sfera Ebbasta è così “famoso” da avere una piazza a suo nome. Ma l’album chiamato Famoso è molto diverso dall’evento, e molto meno interessante

Sfera Ebbasta è così “Famoso”?

A Cinisello Balsamo, comune di Milano, è stata svelata la targa della piazza dedicata a Sfera Ebbasta. Tutto autentico, incluse le foto che raffigurano il rapper di fianco alla targa assieme al sindaco della Lega Giacomo Ghilardi, per fortuna munito di mascherina (con i graffiti). Sfera è in verità nato a Sesto San Giovanni, ma ha passato a Cinisello buona parte dei suoi anni formativi. Quindi ecco la targa, intitolata a Gionata Boschetti “in arte Sfera Ebbasta”, con tanto di logo di Spotify, il sito dove il trapper è stato reso famoso con milioni di ascolti. 

Questo è il suo mondo, e ci stiamo tutti vivendo. Sfera si è goduto il suo momento fuori dalla trap come giudice di X-Factor. Su Prime è possibile guardare un documentario a lui dedicato, intitolato Famoso. La parola giusta per descriverlo, lo Sfera Ebbasta di adesso, così famoso che “Famoso” è il titolo del suo ultimo album. Tutto è ben stabilito, sin dalla copertina: cornice dorata, abiti opulenti, un eterogeneo gruppo di soavi pulzelle al suo fianco. In Bottiglie Privé si crogiola nella malinconia e nelle ricchezze, insegue un amore lontano mentre passa da un modella all’altra. La quintessenza dell’essere trapper, che veste come una seconda pelle. Invita sulle tracce Future (sorprendentemente carico e non sonnolento) e riprende il suo flow immerso nell’autotune, citando i soldi di fianco alla strada. Un album che sogna l’America – letteralmente, considerando la collaborazione con Future e quella con J.Balvin in una traccia mezza reggaeton. Oltre a Offset dei Migos, Lil Mosey (quello della hit estiva Blueberry Faygo) e il produttore veterano Steve Aoki. 

I cliché trap

Tutto e il contrario di tutto, cliché e variazioni di cliché. Se Sfera Ebbasta è così “famoso” si potrebbe supporre che abbia più coraggio e sicurezza, e in un certo senso si vede. Persino lo storico compagno di peripezie Charlie Charles, pur presentandosi a produrre la fredda base al pianoforte di Bottiglie Privé, si presenta soprattutto come paroliere. Alla fine si torna indietro su lidi conosciuti, solo serviti in una salsa diversa. E non sembra fuori luogo che Sfera si trovi a suo agio nel reggaeton, considerando che alla fin fine i cliché e le immagini sono quelle. Rimane che anche quando cerca di uscire dalla sua zona di conforto e provare qualcosa di diverso dalla solita trap, non fa in realtà altro che raccontare gli stessi cliché, solo in salsa diversa. 

Si può al massimo scegliere quale dei cliché piacciono di meno e quali di più. Trarre una piccola gioia da canzoni come Giovani Re, che calcano di più la mano sull’ambizione e il desiderio di riscatto. Correlati ai beni materiali, dunque, ma non i beni materiali stessi. Ma non bastano perché Sfera Ebbasta riesca a rendere in qualche modo interessante il suo Famoso. E se anche in Hollywood afferma che le malelingue sono solamente frutto del “c*lo che brucia” (altro cliché), non si può comunque negare l’evidenza. Famoso non offre assolutamente nulla di nuovo sulla piazza – una piazza che stavolta non porta il suo nome. 

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