Seinabo Sey: “I’m A Dream” il nuovo album – Recensione

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Femminismo, identità, dolore – Seinabo Sey non ha certamente evitato i temi più difficili all’interno del secondo album, I’m A Dream. Pur mantenendo la potente voce ed il suo stile un mix tra pop e musica soul Seinabo Sey, in “I’m A Dream” si distacca dall’insicurezza e dalla pressione che circondano il singolo di debutto, “Younger“, e l’album acclamato dalla critica del 2015, “Pretend”. Invece, “I’m A Dream” vede la cantante svedese-gambiana trovare finalmente fiducia in se stessa.

L’album che contiene  dieci tracce si estende su una gamma di suoni e temi musicali, mentre scivola attraverso le influenze soul, pop e R & B. “Tutto quello che voglio è un attimo del tuo tempo” canta Sey nel primo singolo estratto, “Good In You”, un ballo infuso e ottimista, che richiama gli inni pop di Janet Jackson. C’è una pesantezza e una qualità cinematografica in “Breathe”, un chiaro omaggio per andare avanti nella propria strada. Allo stesso modo, la il brano “I Owe You Nothing”, trova Sey più feroce. “Non devo sorridere per te, non devo muovermi per te”, afferma. Il video di accompagnamento è stato girato in Gambia – il luogo di nascita del padre musicista di Seinabo, Maudo Sey – e combacia perfettamente con l’imperdonabile autocoscienza che riecheggia nei testi del brano.

Tuttavia, è nelle canzoni più lente e toccanti dell’album che “I’m A Dream” ha davvero un impatto. Seinabo ha descritto il suo processo di produzione musicale come difficile, quasi tortuoso e brani come “Truth” rivelano questo viaggio profondamente personale. I testi magnificamente potenti, “queste catene producono un suono bellissimo”, e il pianoforte a tinta unita va molto oltre nell’esprimere il puro dolore caricato nella musica. “Never Get Used To” è anche una standout sul disco. Il groove up-tempo dovrebbe giustapporre il soggetto della canzone; vale a dire la morte del padre di Sey. Tuttavia, il backbeat della traccia riesce in qualche modo a completare perfettamente il dolore e la reminiscenza della sua perdita.

Alla fine, proprio come su “Pretend” è la voce ricca e potente di Seinabo che rende ‘I’m A Dream’, un successo. Ma, per un album che affronta argomenti così pesanti come questi, mentre allo stesso tempo esprime sia il modo in cui il dolore crudo può provare quanto quanto l’auto-credenza può guarire, è un trionfo in sé. Voto 3/5

 

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