Si celebra oggi, 3 giugno, l’anniversario della morte del regista neorealista Roberto Rossellini
Sono passati quarantadue anni da quando Roberto Rossellini ha lasciato, definitivamente, il mondo del cinema e non solo. Maestro del cinema italiano del dopoguerra, Rossellini è colui che indubbiamente ha svolto un lavoro di chiarificazione etica ed estetica di tutti gli anni Sessanta.
Nato nel 1906 da famiglia borghese e agiata, Roberto Rossellini è entrato nel mondo del cinema a metà degli anni Trenta. Nel 1941 pubblica la cosiddetta Trilogia della guerra fascista con i film La nave bianca, Un pilota ritorna (1942) e L’uomo dalla croce (1943). In questi anni acquista anche uno stile spoglio e dimesso, sperimentando un’osservazione attenta e minuziosa per il reale, avvicinandosi sempre di più al periodo neorealista.
Roberto Rossellini: regista del neorealismo
Padre di capolavori come Roma, città aperta (1945), ha lasciato una macchia indelebile nel cuore di tutti gli amanti del cinema e nell’anima dello spettacolo stesso. Il suo rapporto con la realtà è sempre stato immediato, sentimentale e intuitivo, in grado di coglierne le componenti più genuine.
Nel film simbolo del dopoguerra italiano, compone una sorta di affresco in cui la storia di ognuno si integra con quella della realtà. Tra i protagonisti della scena: Aldo Fabrizi e Anna Magnani.
Nel 1946 esce Paisà in una mera descrizione del rapporto tra uomo e guerra, intesa come una condizione abnorme e tragica. Il neorealismo era infatti questo: mera trasposizione della realtà. Descrizione di una situazione di miseria dovuta alla guerra che stava giungendo al termine, e che ora costringeva la popolazione alla rinascita. Il neorealismo rosselliniano si identificava in una visione spiritualista, non materialistica dell’uomo e della società.
Rossellini in tutto il suo cinema ha sempre perseguito un discorso sull’uomo accentuando l’indagine sui sentimenti e sul comportamente interpersonale, in una visione essenzialistica dei problemi umani e sociali. Per farlo lascia che il personaggio agisca liberamente sullo schermo.
Nel 1947 esce Germania anno zero con il quale porta alle estreme conseguenze la ricerca del tragico nel quotidiana. A seguire sarà regista anche di Francesco, giullare di Dio (1950), Stromboli, terra di Dio (1949) girato insieme ad Ingrid Bergman, Europa ’51 (1952) e Viaggio in Italia (1953).
Durante la sua carriera Rossellini realizza anche alcuni esempi di cinema televisivo documentario-spettacolare tra cui La presa del potere da parte di Luigi XIV (1966) girato per la televisone francese.
Rossellini e il triangolo tra la Magnani e la Bergman
Dal punto di vista sentimentale il cuore di Roberto Rossellini si è diviso nel corso della sua vita a favore di diverse figure popolari del cinema. Prima fra tutte, la moglie costumista Marcella de Marchis da cui ebbe due figli. Poi iniziò ad uscire con l’attrice Anna Magnani trovando poi l’amore per la svedese Bergman, concludendo infine la sua vita accanto all’ultima donna: la sceneggiatrice Silvia d’Amico, conosciuta al capezzale della Magnani nel 1973. Per tutto quel tempo però, rimase sempre sposato con Marcella, non esistendo in Italia il divorzio.
Nel 1977, secondo quanto riportato dal quotidiano Vanity Fair, Rossellini si sentì male, stava avendo un infarto. Chiamò in soccorso Marcella e morì tra le sue braccia. Tra le prime a telefonarle, Ingrid Bergman: «Questa è stata la morte più bella che avrebbe potuto desiderare. È stato giusto così. Con te».