Rico Nasty, Nightmare Vacation | La Recensione

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Rico Nasty Nightmare Vacation

Il debutto di Rico Nasty, Nightmare Vacation, la presenta come una femcee ambiziosa e sicura di sé. A volte fin troppo sicura, fino all’esagerazione, ma indubbiamente affascinante.

Cosa aspettarsi da Rico Nasty in Nightmare Vacation?

La rinascita del rap al femminile è uno dei fenomeni musicali del 2020. Dopo dieci anni di predominio assoluto di Nicki Minaj, l’arrivo di nuove facce femminili nel genere ha rappresentato per la scena una boccata d’aria fresca, iniziata con Cardi B e salita ora allo zenit. Ma dietro al successo globale di Lizzo e Meghan Thee Stallion, Saweetie e Doja Cat, Princess Nokia e le City Girls, Flo Milli e Little Simz, un nuovo volto si fa avanti con un sapore tutto suo.

Un volto di cui forse si è già sentito parlare, in canzoni come l’ottima Aqui Yo Mando di Kali Uchis. Che vanta collaborazioni con Bree Runway, Brooke Candy e la sunnominata Doja Cat. Una femcee che fa dell’energia il suo marchio di fabbrica e che si trova nella posizione giusta per farsi sentire. Ecco così il debutto mainstream di Rico Nasty con Nightmare Vacation, un album che definire esplosivo è dire poco. 

Al secolo Maria-Cecilia Simone Kelly, classe 1997, si muove sulle tracce come una veterana nonostante la sua giovane età. Il suo timbro è versatile e di grande presenza, capace di passare da un timbro basso a uno più stridulo in una manciata di secondi. Sa essere lenta e veloce, aggressiva e seducente, e si circonda di beat potenti e massicci per rimarcare il punto. A tenere lontana la femcee dalla perfezione è un eccesso di aggressività e, diciamolo, ambizione creativa. Rico Nasty a volte l’impressione di aver voluto inserire tutto in Nightmare Vacation, e con tutto si intende davvero tutto. 

L’ambizione di Rico Nasty

Con guizzi creativi come il flow urlato di STFU, quasi sguaiato, che non lascia sull’orecchio un’impressione piacevole. Nonostante sia difficile non encomiarla per aver avuto il coraggio di farlo, ci si chiede allo stesso tempo se fosse stata o meno una buona idea. I momenti di maggior controllo, come si è fatta conoscere in Aqui Yo Mando, rimangono tra quelli più alti di Nasty. Non che non sia capace di trovare l’equilibrio – ad esempio portando sulla traccia degli ospiti che sappiano compensarla, come nell’ottimo remix di Smack A Bitch. Dopotutto, se la scena mainstream deve diventare affollata, tanto vale andare d’accordo. E la collaborazione tra i flow e i timbri differenti di Rico Nasty e le “nuove amiche” ppcocaine, Rubi Rose e Sukihana diventa un momento indimenticabile di Nightmare Vacation. E questo nonostante gli strilli di cui sopra, che arrivano oltre ai livelli aspettati. 

“I’m a star and I knew it from the get go”, proclama la Kelly a gran voce in Check Me Out. E dannazione se lo è. Rico Nasty ha le qualità di una star fatta e finita in mostra in Nightmare Vacation, perché è sicura di sé e non ha paura di esagerare. Se quell’esagerazione suoni pesante non è in fondo un suo problema. Quello che vuole fare è fare rap, e come album rap Nightmare Vacation funziona alla perfezione. 

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