Riccardo Muti e l’arte di orchestrare

Il direttore della bacchetta magica

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Riccardo Muti e l’arte di orchestrare

Riccardo Muti e l’arte di orchestrare sembrano una cosa sola. Riccardo Muti e l’arte di orchestrare sembrano un naturale movimento ispirato dall’essenza dell’arte stessa. Il movimento che sviscera ogni intimità nascosta ma emblematica allo stesso tempo. Il movimento che sembra la mano e gli occhi degli dei beffardi, che donano il tormento all’estasi tormentata dal tormento: sogno tossico!

Riccardo Muti e la bacchetta magica

Nato a Napoli il 28 luglio del 1941, ma cresce a Molfetta città natale di suo padre fino all’età di 16 anni. Diciassettenne si trasferisce nuovamente a Napoli dove frequenta l’ultimo anno di liceo classico. Studia pianoforte conseguendo il diploma con lode presso il Conservatorio di San Pietro a Majella. Dopo aver lasciato la facoltà napoletana di filosofia si trasferisce a Milano dove studia composizione e direzione d’orchestra.

L’esordio di un raffinato orchestratore

Lo ricorda nitido come se fosse ora quel sogno orchestrato. Un tumultuoso respiro dell’essenza di Euterpe. Entrò sul palco del Teatro Coccia di Novara avvolto da sentimenti di estrema estasi. Si comportò da gran direttore mentre la sua bacchetta sembrava preda di terremoti interiori. Ma quel giorno vinse ogni cosa. Vinse le sue paure, le sue emozioni, vinse l’incertezza del non arrivar al traguardo di aspettative sognanti. Ma sopra a ogni cosa vinse il premio Cantelli per i giovani direttori d’orchestra, e li lasciò il primo graffio nella storia. Era negli annali.

Il periodo fiorentino e l’arte di orchestrare

Il periodo fiorentino è stato molto fecondo per la sua crescita. Pensate un periodo lungo dodici anni dove ha rappresentato come direttore principale e direttore musicale opere immense e immerse di bellezza. Ha messo in scena Il Nabucco di Verdi, Il Guglielmo Tell di Rossini, L’Otello di Verdi. Quanta emozione!

I giorni della Fenice

Riccardo Muti e l’arte di orchestrare

Al Gran Teatro La Fenice di Venezia diresse Ivan il Terribile di Prokof’ev. Si può dire che sembrava essere in un film di Harry Potter, la magia che esplode all’interno nelle viscere muove tutti gli elementi che l’orchestra naturalmente ha. Visse tutti gli anni della Fenice con ansia e gioia. Ma il Concerto straordinario a favore della sua ricostruzione nel 1996 e il concerto di riapertura il 14 dicembre 2003 furono il respiro degli dei in terra farsi musica.

Ricardo Muti e la Scala di Milano

Al Teatro alla Scala di Milano è già il grande Riccardo Muti ormai il re dei direttori d’orchestra. Sotto la mia bacchetta si ipnotizzano e obbediscono tutte le opere più esaltanti: Le nozze di Figaro, l‘ouverture di Giovanna d’Arco, lo “Stabat Mater” e il “Te Deum” di Giuseppe Verdi alla presenza del papa Giovanni Paolo II. Nabucco, Don Giovanni, Guglielmo Tell pensatele tutte, e tutte assoggettate al suo volere.

Il sogno orchestrato dalla profondità dell’anima si realizza

Riccardo Muti e l’arte di orchestrare il sogno

Nel luglio 2015 si è realizzato un suo immenso desiderio: dedicarsi ancora di più alla formazione di giovani musicisti. La prima edizione della Riccardo Muti Italian Opera Academy l’ho fatta al Teatro Alighieri di Ravenna, e ha visto la partecipazione di giovani talenti musicali e di un pubblico di appassionati provenienti da tutto il mondo. Il suo obiettivo con la Riccardo Muti Italian Opera Academy è stato quello di trasmettere l’esperienza e gli insegnamenti ai giovani musicisti, e far comprendere in tutta la sua complessità il cammino che porta alla realizzazione di un’opera. Se ci pensate bene, portare a termine un’opera è un po’ come completare un camino interiore. Buon Compleanno Maestro!

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