Ralph Fiennes ci presenta Nureyev

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Se vi aspettate di essere proiettati per la maggior parte del tempo in una sala di danza non è il film adatto a voi. NUREYEV: THE WHITE CROW, diretto ed interpretato da Ralph Fiennes, non racconta la vita del ballerino Rodolf Nuryev, centrando la sua attenzione sulla vita artistica, ma fonde il contesto storico con la ribellione del protagonista.

Lo “spettacolo”, in questo caso, è un aspetto quasi marginale. È accanto a noi durante tutta la durata del film, ma più che vederlo, lo respiriamo. Possiamo capirne l’ossessività ma non ne traspare mai esplicitamente l’aspetto sentimentale.

In uscita il prossimo 27 Giugno il film, adattamento cinematografico del romanzo “Nureyev: The life” di Julie Kavanagh, si articola tra presente e passato che vanno nella medesima direzione.

Oleg Ivenko durante una scena del film

TRA UFA, LENINGRADO E PARIGI

Per ricostruire la storia di questo autentico artista camminiamo sempre in una lunga linea temporale che oscilla tra presente e passato

 Ogni momento significativo del presente ci riporta ad attimi particolarmente difficili e toccanti della sua infanzia, trascorsa nella città sovietica Ufa, caratterizzati da colori appena accennati perché cancellati dal tempo che passa, ma ancora nitidi

Un carattere difficile, egoista ed arrogante; questo è il Nureyev descritto nell’opera di Fiennes, con cui si dovrà interfacciare personalmente durante le scene in cui veste i panni di Alexander Pushskin, che allinea a tutte queste sue ruvidità la spinta per emergere, per voler trovare una sua unicità in un mondo caratterizzato dalla competitività. Non da meno la voglia di riscattarsi per il suo passato, trattato nel film in modo più emotivo rispetto alla vita trascorsa a Leningrado e Parigi in cui i sentimenti sono quasi nascosti sotto lo sguardo algido del giovane interprete, il talentuoso ballerino Oleg Ivenko.

Nella pellicola sono sviluppati in modo interessante i momenti di sublimazione al cospetto di alcune opere d’arte che si ricongiungono a ricordi meno felici. Ricorrente la figura del pittore Rembrandt, studiato con meticolosità dal protagonista. La curiosità e la necessità di accrescere la sua cultura sono, come per la danza, vissuti in modo ossessivo.

SOTTO L’OCCHIO SOVIETICO

Costante nel film la contrapposizione tra gli obblighi nei confronti del proprio paese e la ribellione che caratterizza il suo personaggio.

Le distanze tra Rudolf e l’Unione Sovietica si accorciano con lo scorrere della pellicola; lo spazio che questa opera lascia all’aspetto politico è di netto superiore alle scene girate sul palcoscenico. È uno filo che corre lungo tutte le scene, si dirama ed aumenta di spessore fino ad intrappolare lo stesso protagonista come fosse un insetto dentro una ragnatela.

È sicuramente il momento più caratterizzante di tutto il lungometraggio, quello in cui la sua carriera e la sua vita rischiano di subire un drastico e definitivo cambiamento. Gli attimi di tensione sono ben evidenziati dai dettagli in primo piano e da momenti di silenzio assoluto che rende immobile lo spettatore per qualche istante.

Un susseguirsi di scene ben strutturate che sottolineano quale sia il punto centrale della narrazione.

Il regista ha voluto raccontarci un lato della vita di Rudolf Nureyv poco nota, offuscando i momenti a sipario aperto.

Trailer di “Nureyev: The white crow”

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