Ogni anno l’8 marzo si festeggia la Giornata mondiale delle donne, per molti è solo un’occasione per fare festa o omaggiare la propria amata con un fiore o un regalo, ma in realtà c’è molto di più dietro una semplice ricorrenza. Si ricordano i diritti, i femminicidi, le violenze, il lavoro e tanto altro ancora e allora in questo giorno speciale non ci resta che parlarvi di un film appena uscito dal titolo Il mio nome è Clitoride, dal contenuto diverso e pronto a battere quei tabù che nel 2021 sono ancora all’ordine del giorno.
Il mio nome è Clitoride: qual è il tema?
Può sembrare un film insolito, e lo è senza dubbio visto che per la prima volta il regista è riuscito a entrare nel mondo femminile, quello vero e essenziale e diffonderne la parte più intima e incontrollabile. Non c’è letteratura che ne parli, l’informazione è scarsa e spesso assente, eppure per le donne il clitoride è la parte genitale della masturbazione, quella che fa godere, sensibile al tatto. Quindi il film non è altro che un invito a capire la vera essenza dell’organo genitale femminile, il non doversi vergognare pensando all’autoerotismo, cercare soddisfazione da sole, per se stesse e per essere più indipendenti e felici coi propri partner.
E adesso sesso: Recensione, Trama, Cast
Gli autori
Lisa Billuart-Monet e Daphné Leblon, due filmmaker dalla minima attrezzatura ma con grandi idee in testa. Sono loro le autrici del film, o docufilm se vogliamo essere più precisi, che essendo due donne hanno riportato in un progetto la loro testimonianza. Così dalle interviste, dalle discussioni e chiacchere tra ragazze e donne è nato Il mio nome è Clitoride.
Le protagoniste
Dodici ragazze, tra i venti e i venticinque anni, sedute o sdraiate sui loro letti, descrivono i vari modi in cui hanno scoperto il proprio corpo e l’organo erettile femminile, che, nonostante la sua rilevanza, per molte e molti è ancora un pianeta sconosciuto. Così Raffaella Giancristofaro scrive sulla sua recensione. Buona visione!