Mulan – il remake Disney che è diventato un caso socio politico

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Mulan

Il remake Disney Mulan è diventato un caso socio politico dopo che l’azienda ha deciso di far interpretare il ruolo di protagonista all’attrice cinese Liu Yifei. La donna è una sostenitrice della brutalità della polizia contro i manifestanti pro – democrazia ad Hong Kong. Inoltre la Disney nei titoli di coda ha ringraziato il governo cinese per averle concesso di girare alcune scene nella regione dello Xinjiang, regione dove vi sono i campi di internamento per gli uiguri.

Mulan – il remake Disney delle critiche

La Disney ha deciso di produrre il remake live-action di “Mulan”. Sarebbe dovuto essere un evento per ricordare il capolavoro di animazione dell’eroina Disney tanto amato dai bambini, invece si è trasformato in un caso socio politico.

L’eterna controversia tra USA e Cina ha preso piede anche nel mondo del cinema.

Il film Mulan ha subito ricevuto critiche dopo che la Disney ha svelato il nome della protagonista che interpreta Mulan. Infatti, ad impersonare l’eroina è l’attrice cinese con cittadinanza americana Liu Yifei.

L’attrice è nell’occhio del ciclone per aver sostenuto sui social la brutalità della polizia di Hong Kong durante le manifestazioni pro – democrazia.

Liu, nel 2019, ha infatti condiviso un post delle proteste nel quale aveva scritto: “Sostengo la polizia di Hong Kong. Potete attaccarmi tutti adesso. E’ un peccato per Hong Kong”.

Gli attivisti pro – democrazia da Hong Kong alla Thailandia hanno chiesto il boicottaggio del film.

Alte critiche al film

Ma non è finita qui. Parti del film di Mulan sono state girate nello Xinjiang, regione dove il governo ha creato dei campi di internamento. Anche se ufficialmente vengono chiamati “centri di istruzione e formazione professionale”, in realtà hanno lo scopo di rieducare forzatamente la popolazione degli uiguri, un’etnia di religione islamica.

Il governo di Pechino è accusato di violare i diritti umani attraverso detenzioni di massa, lavori forzati e sterilizzazioni.

La Disney ha inserito nei titoli di coda i ringraziamenti alla Cina per avergli permesso di girare il film nei bei luoghi della Cina. Questo ha scatenato una pioggia di critiche, perché proprio in quei “bei luoghi” sono presenti decine di campi di internamento.

L’attivista uiguro, Tahir Imin, ha dichiarato: “Può andare solo peggio. Ora quando guardate Mulan non solo chiudete gli occhi di fronte alla brutalità della polizia e l’ingiustizia razziale, ma siete anche potenzialmente complici dell’incarcerazione di massa degli uiguri”.

Un gruppo bipartisan di legislatori statunitensi ha chiesto all’amministratore delegato di Walt Disney Co, Bob Chapek, di spiegare i contatti dell’azienda con le autorità di sicurezza e propaganda nella regione cinese dello Xinjiang durante la produzione del film.

I legislatori hanno infatti dichiarato: “La decisione di filmare in quella regione in collaborazione con le autorità di propaganda del regime offre una tacita legittimità agli autori dei crimini che possono giustificare la designazione di genocidio”.

Il debutto di Mulan in Cina è un flop

Dopo tutte queste critiche, il film Disney sull’eroina guerriera cinese, costato ben 200 milioni di dollari, ha debuttato con un grande flop. Infatti, pare che per ora abbia solo incassato 1,4 milioni di dollari. Tuttavia, pare che le cause non siano politiche, ma siano dovute alle numerose censure fatte al film da parte del governo di Pechino.


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