Morte di un commesso viaggiatore: Jurij Ferrini alle fonderie Limone

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Morte di un commesso viaggiatore: ritornare a teatro dopo un periodo come quello che abbiamo passto è una vittoria, quasi un ritorno alla normalità. Farlo per uno spettacolo come questo di Jurij Ferrini, poi, rende tutto ancora più bello.

Che esperienza ha Jurij Ferrini con Arthur Miller?

Jurij Ferrini ha attraversato i classici con navigata esperienza, incontrando ora per la prima volta Arthur Miller, nei panni di uno dei personaggi più amati della drammaturgia novecentesca: il commesso viaggiatore Willy Loman.

Morte di commesso viaggiatore

Miller ci conduce in un viaggio nel lato oscuro del sogno americano, dove il protagonista, persa la verve da venditore di successo, è un ingranaggio improduttivo da scansare: Ferrini ne veste i panni, accompagnato da Orietta Notari, nel ruolo struggente della moglie, insieme ad un cast di interpreti capaci di incarnare la deriva dell’American Dream.

Fonderie Limone

Alle Fonderie Limone di Moncalieri, all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino 2020/2021, sta andando in scena Morte di un commesso viaggiatore, opera in due atti del drammaturgo Arthur Miller.

Morte di un commesso viaggiatore: Jurij Ferrini

Nel progetto di Ferrini c’è qualcosa che va oltre. Il testo è quello solito, nella traduzione di Masolino d’Amico che rende il recitato naturalistico e fluido, quasi a scomparire nella percezione dello spettatore che, dopo poco, ha la sensazione di “assistere al vero” e non all’artificiale o forzato. Il merito va anche agli attori, molti di “provenienza Stabile”, tra i quali va evidenziata la particolare interpretazione di Orietta Notari nel difficile ruolo di Linda, moglie, madre, vera colonna di una famiglia frantumata dal destino.

E ancora

La bravura di Ferrini e Notari riempiono la scena, permettendo di immedesimarsi in una relazione tanto piena d’amore quanto di bugie e difetti, rendendo l’opera di grande impatto; di peso è anche la recitazione di Matteo Alì (Biff) e Paolo Li Volsi (Happy), che sebbene risultino forse più semplici, elementari, riescono comunque a reggere il confronto con gli altri interpreti e con l’opera stessa, vincitrice di diversi premi e rappresentata in tutto il mondo dal 1949 ad oggi. In scena a Torino fino al 13 giugno.

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