“More Heroes” – Riflettori sul Punk: Generation X

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“More Heroes” è una rubrica dedicata alla scoperta dei più grandi nomi che hanno fatto la storia del punk, molti dei quali non conosciuti adeguatamente come meriterebbero. Oggi i riflettori sono puntati sui Generation X.

Una “boy band”

Nel panorama punk rock inglese degli anni ’70 i Generation X sono considerati una sorta di “boy band” del movimento. Questa nomea è dovuta dalle loro sonorità che univa la ruvidezza del punk con aperture melodiche e tendenti al pop e alla musica commerciale, oltre che da un’aspetto estetico molto curato. Una formula che se da una parte fece loro riscuotere un buon successo dall’altra non mancò di generare critiche feroci, prima fra tutte quella di aver usato il punk come mezzo per ottenere fama e fortuna.

Nascita e primi lavori

Originariamente membri dei Chelsea di Gene October, a seguito di incompatibilità con quest’ultimo Willam Broad (voce), Tony James (basso) e John Towe (batteria) decisero di andarsene. Reclutato il chitarrista Bob “Derwood” Andrews nacquero ufficialmente i Generation X, la cui sigla è tratta da un celebre libro degli anni ’60. Nello stesso periodo Broad adotta il nome d’arte che da lì a qualche anno lo renderà celebre in tutto il mondo: Billy Idol.

Nel 1977, dopo l’arrivo di Mark Laff al posto di Towe la band firma un contratto con la Chrysalis Records. Nel luglio dello stesso anno pubblica il singolo “Your Generation” a cui seguì “Wild Youth”, entrambi di buon successo commerciale. Il terzo singolo uscito nel gennaio del 1978, “Ready Steady Go” fece d’apripista all’esordio omonimo della band pubblicato due mesi dopo e considerato dalla critica come un piccolo classico del punk rock inglese.

La copertina del primo album dei Generation X

La crisi e la nuova denominazione

Nel marzo del 1979 pubblicano il secondo lavoro dal titolo “Valley Of The Dolls”. Un lavoro la cui musica risente molto dell’influenza del glam rock e che risulterà di scarso successo commerciale nonostante le ottime vendite del singolo di lancio “King Rocker”. Nel frattempo i Generation X sono funestati da diversi problemi tra abuso di droghe e screzi interni che vedono schierati da una parte Idol e James (veri leader del gruppo) e dall’altra Andrews e Laff. La crisi culmina nel novembre dello stesso anno quando quest’ultimi lasciano la band.

Assoldati l’ex batterista dei The Clash Terry Chimes e il chitarrista Steve New la band muta la sigla in Gen X e cambia di nuovo genere abbracciando la new wave. Nel 1981 esce il terzo album intitolato “Kiss Me Deadly” contenente il celebre brano “Dancing With Myself” che vede come ospite il chitarrista Steve Jones dei Sex Pistols. Brano che rappresenterà anche il primo vero successo di Idol come solista. L’insuccesso del disco e il rapporto ormai logoro tra James e un Idol sempre più desideroso d’intraprendere una carriera solista porta allo scioglimento definitivo della band.

Post Generation X

Billy Idol in una foto del 1984

Subito dopo la fine della band Idol si trasferisce negli Stati Uniti e avvierà una fortunata carriera solista che lo porterà a diventare uno dei nomi più popolari del pop rock anni ’80 grazie a brani divenuti classici quali “Rebel Yell”, “White Wedding” e “Eyes Without a Face”. Carriera che prosegue a tutt’oggi nonostante un brusco calo di popolarità fra la metà degli anni ’90 e 2000 a causa del suo rapporto con alcool e droghe. Tony James nel 1986 fonda la fortunata band new wave Sigue Sigue Sputnik che viene ricordata per la sua curiosa contaminazione tra musica e pubblicità.

Nel 1993, durante una tappa del tour No Religion di Idol, la formazione originale si riunisce un’unica volta all’Astoria Theatre di Londra. Cinque anni dopo esce, senza autorizzazioni, l’album “K.M.D. – Sweet Revenge”. Si tratta di una versione demo di quello che poi diverrà “Kiss Me Deadly” incisa con ancora in organico Andrews e Laff.

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