“Montedidio” di Erri De Luca: Napoli raccontata attraverso un quartiere

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In scena a Napoli il libro “Montedidio” di Erri De Luca

ERRI DE LUCA

E’ un’età del divenire quella che racconta Erri De Luca: storie che s’incontrano sullo sfondo di una Napoli in continuo cambiamento, ma integra delle caratteristiche che la rendono unica. Montedidio, da nome di quartiere, diviene il centro di un mondo stanco di reggere il peso della guerra che, appena finita, impone di ricominciare.

“MONTEDIDIO” IN SCENA A NAPOLI: LE DATE

Napoli non poteva evitare di accogliere delle pagine che le riguardano: di qui le prime due date che ricorrono in questo week end: da oggi 12/01/2019 a domani 13/01/2019. Stasera alle ore 21, domenica alle ore 18, nel cuore di Napoli le parole di un libro diventano azioni di scena: in piazza San Domenico Maggiore, 3, presso il Teatro “Il Pozzo e Il Pendolo”. Il biglietto di ingresso ammonta a 16euro. Con la partecipazione di Nico Ciliberti e Zack Alderman.

Un capolavoro che, del resto, ha già visto le strade di Napoli: il debutto risale infatti al febbrario del 2009, quando venne messo in scena dalla compagnia italo-israeliana Afrodita.

Vite in età di passaggio: la trama di Montedidio

E’ il racconto di storie che provano a farsi vita in un quartiere dove non riescono nemmano a farsi spazio. Un ragazzo di tredici anni, sulle spalle la malattia della madre e la mancanza del padre, comincia a lavorare alla bottega di Mast’Errico, il falegname. Riceve un rotolo di carta dal tipografo, per lui un diario di appunti. Lo strumento ricorrdente è però un “bùmeran”, ciò che gli resta del padre, che a sua volta lo ricevette da un marinaio: un pezzo di legno che dovrebbe volare e tornare indietro. Il ragazzino vorrebbe tirarlo ma «sopra questo quartiere di vicoli che si chiama Montedidio se vuoi sputare in terra non trovi un posto libero tra i piedi» . L’impresa riesce nella parte conclusiva: il boomerang lanciato dal punto più alto del quartiere simboleggia il passato che è rimasto indietro. E’ un tredicenne all’inizio del libro che, in poche pagine, si ritrova in un mondo di adulti.

Mast’Errico interpreta la figura del capo che esige rispetto, egli ospita un calzolaio ebreo, don Rafaniello, in perenne ricerca della Terra Promessa che un angelo gli ha predetto. Uno scarparo che prende lezioni di vita da Mast’Errico.

L’ingrediente dell’ “ammore” non potrebbe venir meno: è Maria l’oggetto del desiderio, fisicamente una bambina, che però sa già troppo degli adulti: vittima i un degrato familiare e delle attenzioni insistenti del padrone di casa.

Napoli, «l’unica città del mondo dove la morte si vergogna di esistere», è il collante di ogni storia, si fa sentire nei modi teatrali del popolo, nel linguaggio usato dalle persone perché «molti di noi non lo parleranno mai l’italiano e moriranno in napoletano».

Erri D Luca intreccia l’infanzia strappata al lavoro nero. Ricorda gli incontri successivi alla guerra, il sangue versato venerato come fosse dei santi.
A collegare eventi distanti eppure così simili, è la rete di sentimenti che accomuna tutti gli umani e che a Napoli si esprime con maggiore fierezza.


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