“First Flower” il nuovo album di Molly Burch – Recensione

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È passato solo un anno e mezzo da quando la cantautrice di Austin Molly Burch ha pubblicato il suo album di debutto, “Please Be Mine”, ma nel suo nuovo disco, “First Flower”, sembra una cantante rinata. Dove ‘Please Be Mine’ trovava l’artista alle prese con le conseguenze di una rottura sentimentale e si appoggiava alla parte più malinconica del suo talento, nel nuovo lavoro discografico ci sono molti più colori senza distaccarsi dal sound americano che la caratterizza.

“First Flower” non è che sia meno personale della sua opera prima, ma pare che Molly abbia abbracciato quella parte del suo lavoro che la distingue, ovviamente la sua splendida voce inconfondibile. Grazie anche ai suoi studi di musica jazz, l’artista è in grado di giocare con la sua voce e con i suoni che presenta all’interno di “First Flower”. La sua voce dai toni caldi e bassi apre il disco con i brani “Candy” e “Wild” dove canta momenti di meraviglia.

Mentre “First Flower” progredisce, Molly gioca con il jazz americano, avvicinandosi anche al vecchio stile rock’n’roll. In “To the Boys” articola un principio centrale del femminismo, le donne non hanno bisogno di emulare la mascolinità per essere potenti. “Non ho bisogno di urlare per ottenere il mio punto di vista / non ho bisogno di urlare per sapere che sono il capo” canta. Sempre rimanendo in chiave femminilità è il brano di chiusura “Every Little Thing” che zittirà il sesso maschile in quanto Molly chiama simultaneamente alla disperazione e alla sfida cantando questi versi ” Ho indossato il mio corpo in giù – ho finito “. 

In conclusione se con l’album d’esordio Molly Burch è emersa come una delle artiste migliori in circolazione, con la sua seconda prova “First Flower” consolida il suo successo ed anche l’ascoltatore rimarrà appagato per questo bel viaggio lungo 38 minuti. Voto 4/5

Brani Migliori: “To the Boys”, “Every Little Thing”, “Wild”

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