Chi ama i manga sa che non sono pochi i prodotti dedicati allo sport. Anche la pallavolo si è ritagliata il suo spazio, e la prima a praticarla sullo schermo era lei: Mimì, con la sua Nazionale.
Di cosa parla Mimì e la Nazionale?
Forse è difficile da credere, ma la primissima pubblicazione di Mimì (Atakku Nanbā Wan, in originale) è datata 1968, e il manga porta la firma di Chikako Urano. L’anime usciva appena l’anno dopo, e la trama era molto semplice, con pochi ma mirati personaggi.
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La storia e i personaggi
Se anche non avete mai visto il manga ricorderete la sua protagonista, la campionessa dai capelli castani raccolti in una coda di cavallo e i grandissimi occhi. All’inizio della storia la nostra Mimì ha appena dodici anni e pratica la pallavolo, sport che l’ha aiutata a stare meglio dopo aver contratto una brutta malattia. Trasferitasi in una città di mare per migliorare la propria salute, prosegue nella sua passione e inevitabilmente il suo talento viene notato dall’allenatore della squadra della scuola. Insieme all’amica Midori, anche lei valida giocatrice, riesce a condurre le compagne alla vittoria, sino al sogno di raggiungere le Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972.
Mila e Mimì: nessuna parentela
Nei prossimi appuntamenti parleremo anche di Mila e Shiro, parimenti ambientato nel mondo della pallavolo ma realizzato più di un decennio più tardi. Ebbene, nell’adattamento italiano vi è un particolare, che vorrebbe Mila cugina di Mimì. In realtà non sussiste alcuna parentela fra i due personaggi, né i due manga sono collegati in qualche modo. Pare che l’escamotage fosse stato utilizzato all’unico scopo di sfruttare il successo di Mimì come traino per il nuovo manga, anche se non sarebbe stato necessario.
L’adattamento italiano
La prima messa in onda italiana è datata 1981, su alcune tv locali. Soltanto nel 1995 la Fininvest (oggi Mediaset) ne acquistò i diritti, imponendo il totale recast dei doppiatori e l’italianizzazione di tutti i nomi. Inoltre, l’azione si spostò dagli anni Settanta ai Novanta, cosa che comportò una serie di cambiamenti nei nomi di alcuni Stati (l’Unione Sovietica, ad esempio, che nel frattempo si era frammentata in diversi Paesi). Fortunatamente, a differenza di altri anime del periodo non fu vittima di particolari censure. Da ultimo, la prima sigla italiana era interpretata da Georgia Lepore, in seguito prevalentemente doppiatrice: dal 1995 subentrò la nuova sigla, cantata da Cristina D’Avena.