Memory Box, tratta dalle esperienze personali dei due registi, racconta in modo insolito e poetico la guerra civile che imperversò a Beirut negli anni Ottanta., tratta dalle esperienze personali dei due registi, racconta in modo insolito e poetico la guerra civile che imperversò a Beirut negli anni Ottanta., il nuovo film diretto da Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, già presentato in anteprima al 39° Torino Film Festival, uscirà nelle sale italiane il 14 aprile 2022.
Di cosa parla Memory Box?
La pellicola, tratta dalle esperienze personali dei due registi, racconta in modo insolito e poetico la guerra civile che imperversò a Beirut negli anni Ottanta.
Sinossi
Montréal. Il giorno di Natale Maia e la figlia Alex ricevono un misterioso pacco proveniente da Beirut. Contiene quaderni, cassette e fotografie, un’intera corrispondenza che Maia, dai 13 ai 18 anni, ha spedito da Beirut alla sua migliore amica rifugiatasi a Parigi per fuggire dalla guerra civile. Maia rifiuta di affrontare quel passato, ma Alex vi si immerge di nascosto. Scopre così, tra fantasmi e realtà, l’adolescenza tumultuosa
e appassionata della madre durante gli anni Ottanta e dei segreti ben custoditi.
Come nasce l’idea di Memory Box?
Joana Hadjithomas: “All’origine del film ci sono dei quaderni e delle cassette spediti a
un’amica molto stretta, che andò a vivere in Francia durante la guerra civile libanese. Ci
hanno separate, ma ci eravamo giurate di scriverci. Dal 1982 al 1988, dai 13 ai 18 anni, ci siamo effettivamente scritte tutti i giorni, abbiamo registrato delle cassette, ci siamo mandate delle fotografie. Per sei anni, le ho raccontato la mia vita, ogni istante della mia adolescenza nei minimi dettagli, e della guerra civile che infuriava attorno a me. Da Parigi, lei ha fatto la stessa cosa. Ogni mese ci spedivamo dei pacchetti con dentro quaderni, cassette. Poi, ci siamo perse di vista. Un giorno, venticinque anni dopo, ci siamo ritrovate. Lei, come me, aveva tenuto tutto, assolutamente tutto! Ci siamo quindi scambiate la nostra mutua corrispondenza. Avere tutto quell’archivio alla mia portata, rituffarmi in quegli scritti, in quei ricordi d’adolescenza e di guerra, ritrovare sulle cassette una voce infantile, la mia, che non riconoscevo, è stata un’emozione molto forte, ancor più perché nostra figlia Alya aveva appena festeggiato i suoi 13 anni“.
Khalil Joreige
Alya aveva molta voglia di leggerle! Ci siamo chiesti se potevamo consegnare
così la nostra adolescenza a nostra figlia, alla stessa età; ciò che questo voleva dire, condividere quei ricordi, la nostra gioventù. Quali conseguenze avrebbe provocato?