Lo Zoo di Vetro. La surreale versione di Lidi al Carcano di Milano

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Lo Zoo di Vetro
Lo Zoo di Vetro

Lo Zoo di Vetro. Torna a teatro uno dei classici della drammaturgia americana, Lo Zoo di Vetro di Tennesse Williams, nel riadattamento e per la regia di Leonardo Lidi, in scena in prima nazionale al Teatro Carcano di Milano, fino al 17 novembre. È la prima regia importante di Lidi che si mette alla prova con un testo non semplice da rappresentare in modo efficace. Lo Zoo di Vetro oltre ad essere un cult statunitense è anche un testo autobiografico per Williams, che si ispira alla storia della sua famiglia e di sua sorella che subì una lobotomia.

Lo Zoo di Vetro
Leonardo Lidi

Lidi presenta uno spettacolo essenziale, colorato e riadattato in modo surreale. Sul palco: Tindaro Granata (Tom), Mariangela Granelli (Amanda), Mario Pirrello (Jim e il padre), Anahi Traversi (Laura). Le scene, che hanno in questa rivisitazione un ruolo fondamentale, sono di Nicolas Bovey, come il light design. Caratterizzanti anche i costumi di Aurora Damanti. Lo Zoo di Vetro è prodotto da LuganoInScena/LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina.

Lo Zoo di Vetro: Sinossi

Innumerevoli le rivisitazioni dell’opera più famosa di Williams, ma la storia della famiglia Wingfield pare piaccia sempre ai registi, anche se i tempi sono cambiati e la “famiglia” è molto diversa da quella descritta dall’autore americano.La storia è datata 1934, (a teatro nel 1944), quando la famiglia era ancora tradizionale e soffocante. Poi arrivò il ’68 e tutto cambiò, come cambiarono i legami tra figli e genitori ecc…

La versione di Williams

Nella versione originale dello Zoo di Vetro, i Wingfield sono una famiglia “normale”, composta dalla madre Amanda molto apprensiva e dominatrice nei confronti dei figli: Laura e Tom. Il padre ha abbandonato la donna anni prima. Amanda, il “vero uomo di casa”, si prende cura della figlia Laura, zoppa e con gravi problemi di personalità. Intimorita da un mondo da cui non si sente accettata, Laura trascorre il suo tempo a lucidare le sue piccole statuine in vetro a forma di animaletti, che conserva gelosamente in una cristalleria molto delicata. Delicata e fragile come sono la sua personalità e gli equilibri della sua famiglia, in breve: tutta la sua vita.

Lo Zoo di Vetro
Anthony Ross, Laurette Taylor, Eddie Dowling e Julie Haydon in The Glass Menagerie (Broadway, 1945)

Tom (Williams) sogna di fare il poeta, ma è costretto a un lavoro noioso e faticoso per mantenere la famiglia, cosa che scatena in lui una grande insoddisfazione che sfocia in una vera e propria crisi esistenziale. Se ne andrà alla ricerca di fortuna e successo. Altri tempi! Entra poi in scena un amico di Tom, Jim, che Amanda invita a cena sperando (illudendosi) di trovare un futuro marito alla figlia. I tempi erano ancora quelli in cui l’amore non era il risultato della nostra “società liquida” e i genitori vigilavano attenti sul futuro dei figli, forse troppo. A distanza di quasi un secolo l’apprensione è premonitrice.

Recensione

Lidi ripropone lo Zoo di Vetro in una fase culturale dove i rapporti sono appunto “take away”, quindi se Williams di fatto fa una critica alla soffocante responsabilità che la famiglia comporta, e parla dei suoi sensi di colpa, oggi questa famiglia manca.

Lo Zoo di Vetro
Lo Zoo di Vetro. Amanda: una scena

Lo Zoo di vetro è uno spettacolo difficile da attualizzare, ovvero da trasfigurare nella nostra contemporaneità se non per il fatto che nella rivisitazione di Lidi il caduco, l’incerto, comunque si percepiscono. Sono una costante culturale? Nelle versioni passate quelle più famose, l’allestimento è realistico con tanto di cristalleria con gli animaletti amati da Laura. In questa rivisitazione c’è molta evocazione, anche grazie ai personaggi truccati quasi tutti come pagliacci, con naso, labbra rosse e scarpe da clown. Tom è un pagliaccio travestito da triste Pierrot, che si ribella a una condizione di responsabilità che non sostiene. Trascorre tutte le sue serate al “cinematografo”, ma forse al bar ad ubriacarsi? Entra in scena il seducente e ipocrita amico Jim vestito con i “mutandoni” che gli uomini di una volta indossavano. Virilità e realtà?

Lo Zoo di Vetro. Tom e Jim: una scena

La scena è rosa, ricorda una favola e anche un cartone animato, di quelli che vanno oggi. A lato compare il capofamiglia seduto immobile su una sedia e che poi scompare come per magia. In questa versione i Wingfield diventano una caricatura grottesca, in cui tutto deve andare bene, ma gli sforzi (ammirevoli) di Amanda sono vani. La normalità tanto sperata dalla donna non può esistere, e non esisterà mai. Il finale è poi la conferma di come il labile equilibrio crolli di botto.

Ottima la recitazione degli attori, teneramente surreali, così disarmanti e all’apparenza naive, con il rosa (di proposito) fastidioso di una forse troppo essenziale “casa di bambole”.

Lo Zoo di Vetro
Lo Zoo di Vetro. Laura e Tom: una scena

Nello spettacolo manca però quel necessario riconoscersi che lo spettatore solitamente cerca quando si “innamora” di una storia. Il pubblico numeroso in sala applaude per l’originalità della messa in scena, ma poi esce perplesso, quasi basito e con tante domande. Viviamo in una realtà così opposta a quella di Williams, dove in un mondo che offre poco, la famiglia sta forse ritornando un’ancora di salvataggio necessaria?

Lo Zoo di Vetro: note di regia

La risposta la dà lo stesso regista nelle note: “Il dramma borghese necessita di limiti dettati (anche) dall’amore e analizzare di volta in volta lo spessore delle pareti che ci circondano resta il mio interesse prioritario in questa esperienza registica. Tom/Tennessee, come suo padre, apprende l’arte del fuggire ma rimane comunque ingabbiato in un album di fotografie, vive costantemente in un limbo tra i tempi e l’unica cosa che può fare per tentare di progredire e di raggiungere un nuovo luogo è raccontare al pubblico un pezzo della propria storia. Ma dove andiamo quando camminiamo nel buio del futuro?

Questo è il punto; la domanda che lascia lo spettatore senza risposta e quindi perplesso: Oggi, 2019, dove andiamo?

Per informazioni e prenotazioni: https://www.teatrocarcano.com

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