Lina Wertmüller: l’Oscar alla carriera

Lina Wertmüller, la prima donna candidata all'Oscar nel 1977

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La regista e sceneggiatrice italiana, Lina Wertmüller, la prima donna candidata all’Oscar come miglior regista per il film “Pasqualino Settebellezze” nel 1977, riceverà nel 2020 l’Oscar alla carriera: <<Un premio che non mi aspettavo affatto, gli americani mi hanno sempre voluto bene>>.

La sua passione inizia all’età di 17 anni, quando si iscrive all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff. Inizia a collaborare con celebri registi italiani come Guido Salvini, Giorgio De Lullo e Giovannini. Lavora sia per le radio che per la televisione e, nella prima edizione della trasmissione Canzonissima e per Il giornalino di Gian Burrasca, la vediamo nei panni di autrice. In seguito collabora anche con Federico Fellini ne “La dolce vita” del 1960 e “” del 1962. Come regista invece esordisce nel 1963 con “I basilischi”; da qui in poi tantissimi altri successi che la porteranno ad essere apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo.

L’Oscar alla carriera

L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences darà la statuetta a Lina Wertmüller il prossimo 27 ottobre in occasione degli XI Annual Governors Awards al Ray Dolby di Hollywood. L’annuncio è stato dato via Twitter dall’account ufficiale: «Geena Davis, David Lynch, Wes Studi, Lina Wertmüller. Questi quattro artisti hanno trasformato l’industria del cinema. Quest’anno, li celebriamo».

Lina Wertmuller sul set
Lina Wertmüller alle prese sul set

<<Si è distinta in modo straordinario lungo la sua carriera>>, questa è la motivazione al riconoscimento. È la passione per il “grottesco italiano” insieme alla vena ironica e provocatoria a caratterizzare tutti i suoi successi. Definita il “Caravaggio del cinema” che esalta il “rozzo” elevandolo a poesia, con il suo tocco riconoscibile e il gusto per i titoli, capace di cogliere il cuore dei problemi.

Focus: Io speriamo che me la cavo

Fra i suoi successi nei panni di regista è assolutamente degno di nota il film commovente “Io speriamo che me la cavo” (1992): Il maestro Marco Tullio Sperelli viene trasferito in provincia di Napoli a causa di un errore del Provveditorato agli Studi. Un uomo onesto, costretto ad insegnare in una terza elementare, che si trova davanti situazioni disastrose. Nella sua classe solo tre allievi, gli altri sono quasi sempre in strada; ogni bambino ha una storia difficile alle spalle, costretti a lavorare piuttosto che andare a scuola, a causa dei genitori disoccupati.

Il maestro prova in tutti i modi a preoccuparsi dei suoi alunni – andando anche a prenderli da casa per portarli a scuola – cercando di insegnare loro ciò che è giusto e ciò che non lo è. Dopo vari eventi riesce a conquistare la stima dei ragazzi che, finalmente, iniziano ad affezionarsi a lui, ma ormai è troppo tardi: il trasferimento richiesto è stato accettato e per il maestro Marco è tempo di andare.

Film di denuncia

Io speriamo che me la cavo
Io speriamo che me la cavo, Regia di Lina Wertmüller

Il film, ambientato nelle periferie napoletane, è una denuncia per le situazioni che spesso si trovano nelle scuole. Soprattutto, fra i sorrisi amari, qualche risata e la commozione, il film sottolinea le storie degli alunni che hanno alle spalle genitori disoccupati, tossicodipendenti o alcolizzati. Il messaggio che viene lanciato è un messaggio di speranza per tutti i ragazzi che vivono queste difficoltà e che, a causa del loro vissuto, si sentono emarginati dalla società. Nella figura del maestro Marco c’è un chiaro invito ad andare avanti perché nessuno è solo. E spesso, proprio fra i banchi di scuola, possiamo incontrare qualcuno che può prendersi cura di noi fino a segnare profondamente la nostra vita, insegnandoci il bene e, nei casi estremi, la legalità.

Il film si conclude con un tema commovente che Raffaele, il ragazzo più ribelle, consegna al maestro Marco sul treno del ritorno: <<Quale parabola preferisci? Svolgimento: io, la parabola che preferisco è la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, una a destra e una a sinistra. Al centro quelli che andranno in purgatorio, saranno più di mille miliardi! Più dei cinesi! E Dio avrà tre porte: una grandissima, che è l’inferno; una media, che è il purgatorio; e una strettissima, che è il paradiso. Poi Dio dirà: “Fate silenzio tutti quanti!”. E poi li dividerà. A uno qua e a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi di qua, ma Dio lo vede e gli dice: “Uè, addò vai!”. Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Corzano si farà in mille pezzi, i buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del purgatorio un po’ ridono e un po’ piangono, i bambini del limbo diventeranno farfalle e io, speriamo che me la cavo>>.

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