Life Is (Not) A Game presentato il 17 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, il documentario ha con protagonista la street artist Laika.
Chi è il regista di “Life Is (Not) A Game”
Il documentario segna l’esordio alla regia di Antonio Valerio Spera, prodotto da Morel Film e ancora, Salon Indien Films.
“Life Is (Not) A Game”
Il film non è un convenzionale documentario sull’arte, né un classico biopic, ma il racconto degli ultimi due anni della nostra vita osservati dal punto vista della celebre artista romana, autrice delle famosissime opere: #Jenesuispasunvirus, dedicata a Sonia, nota ristoratrice cinese della capitale, che denuncia gli atti di razzismo contro la comunità cinese prima dello scoppio della pandemia e L’Abbraccio, il celebre poster attaccato nei pressi dell’Ambasciata egiziana di Roma in cui Giulio Regeni abbraccia Zaki rassicurandolo del fatto che “stavolta andrà tutto bene”.
Discriminazione
Il racconto inizia proprio nel 2020: si passa dalla discriminazione verso la comunità cinese all’obiettivo “immunità di gregge” di Boris Johnson, dalle conseguenze economiche della pandemia fino alla guerra in Ucraina.
L’impronta pop
Rispettando l’anima della protagonista, il documentario si presenta infatti, con un’impronta “pop”, fatta di contaminazioni e omaggi, in bilico costante tra ironia e profondità d’analisi.
Location
Girato tra Roma, la Bosnia, Francoforte e ancora, la Polonia, il film mutua il suo titolo da una delle opere di Laika affisse nel suo viaggio sulla rotta balcanica, Life Is Not A Game, appunto.
Il poster
Il poster è una denuncia esplicita della violenza esercitata dalla polizia sui migranti che provano il cosiddetto “Game”, come viene definito il tentativo di attraversare il confine con la Croazia. L’uso delle parentesi nel titolo vuole evocare la doppia anima dell’artista, fra ironia e impegno sociale.