“La Traviata” di Maria Callas alla Scala nel 1955

La traduzione in esclusiva dell'intervista alla Callas di Pierre Desgraupes

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Maria Callas

1955 “La Traviata” di Maria Callas e Luchino Visconti alla scala, va in scena il 28 maggio ed entra subito nella storia.

Ho conosciuto e amato Maria Callas da quando una compagna di classe in quarta superiore mi regalò un cofanetto contenente tutta l’opera “la Traviata” di Giuseppe Verdi.

Si trattava di un cadeau che aveva ricevuto il padre in banca durante la ricorrenza del Santo Natale. Aveva la confezione nera con la solita iconografia di Giuseppe Verdi poggiata sullo sfondo di uno spartito e conteneva 2 audiocassette negli appositi alloggi rivestiti di finto velluto.

Ignoravo completamente l’opera, io ascoltavo il vecchio Rock generalmente e non avevo idea di chi fosse la cantante a cui apparteneva quella voce potente e profonda.

Fu subito amore, quindi vorrei celebrarla con questo breve scritto, un mio piccolo omaggio alla Divina Maria Callas.


2 dicembre 1923 – Nasceva Maria Callas, la Divina


Maria Callas e Luchino Visconti per sempre insieme nella storia del teatro alla Scala

La Traviata è storicamente il titolo più rischioso che il Teatro alla Scala possa mettere in risalto: lo spettro della leggendaria edizione del 1955 di Callas – Visconti alla regia e Giulini come direttore, persiste ancora nonostante i decenni passati.

“La Traviata” di Maria Callas e Luchino Visconti alla Scala è uno di quei sodalizi destinati a passare alla storia, a fermare nel tempo qualcosa destinato a vivere fuori dal tempo.

Si è detto molto di lei, si è scavato profondamente nella sua vita privata ma in pochi hanno indagato su come Maria Callas sia diventata la Divina che oggi tutti conosciamo e ricordiamo con un affetto riverente.

Lei era lei perché la contraddistinguevano una caparbietà e una dedizione totale al suo primo e più gande amore: la musica.

La Divina fuori dal gossip dell’epoca

Non ci si faccia ingannare dalle cronache rosa del tempo che la volevano vedere molto spesso come una fragile donna succube di un uomo molto ricco e potente, in balia delle decisioni di questo porsonaggio che di mestiere faceva l’armatore: senza di lei, di lui non si sarebbe forse mai parlato.

Senza di lei, lui forse non avrebbe mai frequentato certi salotti, ma visto che con i forse non è stata scritta la storia e visto che siamo qui per celbrare la Divina, oggi qui si parlerà di Maria Callas l’artista: bellissima, unica e inimitabile.

Il giorno in cui Luchino Visconti la conobbe

Più di tutti, Luchino Visconti ebbe con Maria Callas un sodalizio professionale a dir poco d’acciaio che lo portò a firmare cinque opere in cui lei, la Divina, diede sempre il meglio: impegno che l’ha ripagata rendendola eterna ed indimenticabile.

L’incontro tra Maria Callas e Visconti è raccontato proprio da loro davanti ai microfoni del salotto televisivo di Pierre Desgraupes nel 1969.



Tratto e tradotto dall’intervista in francese in cui Luchino Visconti disse:

Non conoscevo l’esistenza di Maria Callas fino al giorno in cui per il festival di Caracalla a Roma, vidi affissi grandi locandine.

Non sapevo nulla di lei ma mi piaceva il suono del suo nome. Quel nome era geniale e mi stupì subito.

Non ho scoperto nulla di più su di lei fino a quando un giorno il Maestro Serafin mi invita a casa sua per presentarmela, c’erano anche altre 3 persone. Ad un certo punto il maestro le chiede di cantare.

Maria presa alla sprovvista subito cerca di declinare l’invito poi dietro l’insistenza del padrone di casa che si era messo al piano, accetta e comincia a cantare la ‘Traviata’.

È stato scioccante: non avevo mai sentito nulla di simile prima di allora nonostante fossi abituato all’opera, perché provengo da una famiglia che mi portava a vedere gli spettacoli alla Scala di Milano sin da quando ero bambino, ma non avevo mai sentito niente del genere.

Il candelabro tremò pericolosamente, la casa non era enorme, il grande lampadario di cristallo sul soffitto tremò!

(Maria sorride divertita)

Sono diventato da subito un suo grande ammiratore e la mia ammirazione è diventata più concreta il giorno in cui è iniziata la nostra collaborazione.

Lavorare per il teatro era il mio sogno. Grazie a lei ho messo in scena delle opere, grazie a lei ho iniziato con produzioni liriche, o meglio: per la signora Maria Callas ho fatto tutto questo.

Il mio primo spettacolo alla Scala fu “Spontinis Vestale”. Quindi abbiamo realizzato ‘La Sonnambula’, una bella produzione, un trionfo, era il 1955, e soprattutto abbiamo messo in scena ‘La Traviata’.  

La Traviata fu un enorme successo per Maria. Un successo a volte difficile con serate turbolente… Ancora ricordo di un gruppo anti-callas alla Scala.

Maria Callas è miope, un grande vantaggio per lei perché non si rese conto di nulla, esattamente come un pesce in un acquario che è immerso nel suo mondo.

Quella sera dopo il 1° atto, i fiori vennero gettati sul palco come al solito ma alcuni dei ‘fiori’ gettati caddero a terra in modo diverso con un vero e proprio tonfo, così chiesi al suggeritore se si trattasse di fiori di plastica o di marmo!

Osservando attentamente mi accorsi che sul palco stavano arrivando da parte di questi suoi detrattori, rapanelli e altri ortaggi, preoccupato dissi al suggeritore di raccogliere le verdure e lasciare i fiori ma quello mi rispose: “Maria è divina in tutto, ma ha le orecchie come quelle di Dioniso…”

(Maria ride di nuovo)  

In quel momento Maria raccoglie quello che trova. Io penso: che appena si accorge delle verdure che le hanno lanciato è la fine, invece lei mostra il suo mazzo di ravanelli al pubblico e sprofonda in un generoso inchino.

Quella sera Maria Callas ha festeggiato un doppio trionfo.

Lei può essere un personaggio idiosincratico e difficile, ma non conosco nessuna attrice più disciplinata, testarda e coscienziosa di lei. È semplicemente straordinaria.

Quando tutti sono stanchi, lei vuole provare ancora perché vuole perfezionare alcuni dettagli. Anche se le dico di procedere con le prove dello spettacolo, se non è soddisfatta di qualcosa vuole provare ancora.

Maria Callas alla Scala è una perfezionista: il suo è un lavoro meticoloso, insieme collaboriamo bene”.



Volevi rimanere fedele a te stessa quando hai smesso di cantare 4 anni fa? Le chiede Pierre Desgraupes

Sì, ero stanca e insoddisfatta del mio lavoro. Non stava andando bene con la mia tecnicam così come con i miei nervi e la mia vita privata.

Quindi prendi una decisione difficile quando parli con te stesso … Perché solo noi possiamo parlare con noi stessi.

Devi avventurarti, triste, ma vero: valuti i pro e i contro di una cosa … una decisione … Ed ho capito che per essere brava nel mio lavoro, devo fare grandi sacrifici, come ho sempre fatto.

Devo avere il coraggio di tracciare una linea, riposare correttamente per riguadagnare la gioia di cantare. Per questo hai bisogno di riposo. Il che ovviamente non semplifica la vita! La verità è difficile: non ero soddisfatta perché non andava bene e solo io so cosa voglio davvero.

Ha a che fare con la creatività, con milioni di riflessi e qualcosa non andava, il canto era faticoso, mi sentivo stanca. L’arte diventa stancante, quando combatti per trasmetterla non è una buona cosa.

Arte significa trasmettere qualcosa di difficile con grande facilità: questa è grande arte. Ho cantato per quattro anni senza essere soddisfatta di me stessa.

Il pubblico i miei ammiratori mi hanno trovata meravigliosa, una grande artista! Ma come ho detto … Sono tornata a casa.

Il pubblico era felice perché posso superare me stessa, so esattamente cosa fare anche se non mi trovo per niente meravigliosa, ma non ero più quella che ero, c’era una differenza, nella mia tecnica ed ero stanca.

L’intervista finisce pochi minuti dopo: non c’è più molto da dire.

1955 – “La Traviata” di Maria Callas e Luchino Visconti alla scala ha reso eterna l’opera di Giuseppe Verdi

Il 28 maggio 1955, Maria Callas canta alla scala la famosa opera di Giuseppe Verdi “La Traviata” per la regia di Luchino Visconti, diretta da Carlo Maria Giulini e metterà per sempre in atto lo spettro della sua interpretazione a cui ogni altra artista sarà sempre paragonata.  

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