La Nuova Musica e il linguaggio musicale

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Tra la dodecafonia di Schönberg e la musica d’avanguardia del dopoguerra c’è stato un salto profondo e radicale, tanto che ormai quella dodecafonia così innovativa, appariva assimilata dalla musica classica.

Le nuove forme del Novecento, come la musica elettronica, concreta e seriale, richiedevano una nuova attenzione dal punto di vista della codificazione.
Se dal Settecento si parlava di linguaggio musicale come qualcosa di pacificamente accettato, nel periodo storico della rivoluzione linguistica questo concetto è stato completamente messo in crisi. Innanzitutto, riapparvero quei quesiti che indagavano sul linguaggio della musica: esso può essere o meno considerato linguaggio? In caso di risposta affermativa,  in che senso lo si può intendere tale?
Da qui, presero piede diverse ricerche, esperimenti e supposizioni, abbandonando quelle che erano le regole tradizionali.

L’arte coincide con il gesto che la crea

La musica d’avanguardia demitizzava il mondo classico dei suoni, introducendo nuove forme e novità. Diverso era il rapporto che andava a crearsi fra compositore e opera e differente era anche la funzione dell’esecutore, figura a volte abolita. Colui che sviluppava la musica richiedeva la completa identificazione col mondo dapprima plasmato. Quindi, secondo questo concetto, l’arte coincide con il gesto che la crea.      Nella musica classica l’esperienza personale si trova mediata dagli archetipi formali, mentre nella nuova musica essa si esprime direttamente. Per confermarsi in questa struttura aperta, l’opera d’avanguardia si è servita anche dell’elemento aleatorio, lasciando ampio spazio all’improvvisazione dell’interprete.

La grafia musicale

La grafia musicale è un altro di quegli aspetti che è stato radicalmente modificato dalle esigenze della nuova musica. Il pentagramma con la notazione tradizionale era ormai completamente inadeguato:  sono stati introdotti innumerevoli segni integrativi per fissare la nuova realtà sonora.   Si parlava anche di grafia aleatoria: a volte si abbandonava del tutto pentagramma; la partitura consisteva di puntini, macchioline, letture da sinistra a destra o viceversa, letture dall’alto al basso o viceversa, sezioni di composizioni che si unite le une alle altre nei modi più inaspettati. Non dimentichiamoci della poetica del caso: il caso era stato elevato ad autore o co-autore delle opere. Il fenomeno si estese in altre realtà quali la pittura o la letteratura. Tutti questi artifizi sono figli di una ricerca specifica, ovvero quella nata dall’esigenza di dare vita a un rapporto estremamente aperto e creativo fra compositore, esecutore e pubblico.

I livelli di articolazione del linguaggio musicale nelle musiche d’avanguardia

Il linguaggio musicale viene elaborato su due livelli di articolazione: tradizione culturale e opera del musicista. La tradizione culturale impone una certa sintassi generale dei suoni mentre il musicista può poi agire su questo primo livello, evitando però di renderlo eccessivamente irriconoscibile.

La musica concreta è quella che si serve di rumori, rendendoli a volte poco individuabili dal punto di vista naturalistico. Perciò questo tipo di musica non si serve del primo livello di articolazione: esso sembra esser sostituito dai rumori, quando invece è il musicista che può manipolarli, allontanandoli molto dalla loro condizione originaria.

http://www.treccani.it/enciclopedia/musica-concreta/

La musica seriale, che vede la sua tecnica compositiva in successioni prestabilite e dette appunto “serie”, si pone subito sul piano dei suoni. Sembrerebbe quindi esser padrona di una grammatica e di una sintassi raffinata. Tale sintassi appartiene però al secondo livello di articolazione: il primo è già stato soppresso. Il compositore << crea gli oggetti di cui abbisogna e la forma necessaria per organizzarli. Il sistema tonale classico è fondato su un universo definito dalla gravitazione e dall’attrazione, il pensiero seriale su un universo in continua espansione>> (Boulez).

http://www.treccani.it/enciclopedia/serialismo-integrale_(Lessico-del-XXI-Secolo)

La musica elettronica è quella prodotta o modificata da apparecchi elettronici. Il suo avvento ha rappresentato uno degli atti più radicali compiuti nella tradizione della musica occidentale. La novità tecnica consisteva nella possibilità del compositore di plasmare il suono a suo piacimento. Il lungo cammino percorso dalla musica in tanti secoli di storia ha significato la lenta e faticosa costruzione di un sistema , la trasformazione del rumore in suono, l’organizzazione del suono in linguaggio. Il suono arrivò ad essere sentito come valore assoluto, autonomo e indipendente da relazioni gerarchiche, nella sua pura fisicità e corposità.

http://www.treccani.it/enciclopedia/musica-elettronica/

La ricerca del suono originario puro, il ricorso al rumore, al caso, ai nuovi tipi di unione fra musica e parola, erano gli indici della stanchezza per le forme classiche e dell’esaurimento dei timbri tradizionali degli strumenti. I compositori d’avanguardia incentravano  il loro interesse sugli elementi  puramente tecnici e fisici del suono, rischiando in questo modo di cadere in una strana forma di misticismo.

Concludiamo con una delle osservazioni di Lèvi-Strauss, che paragona la struttura del linguaggio musicale a quella del mito: entrambi si pongono come mediatori fra il mondo delle strutture logiche e quello dell’esperienza sensibile, fra mondo interno e mondo esterno, fra la natura e la cultura.

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