“La Favorita” oltre confini e aspettative

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Sono dieci le nomination a cui punta “La Favorita” agli Oscar di quest’anno; dal miglior film, al miglior montaggio alla candidatura delle tre attrici principali che si sono affiancate lungo tutta la pellicola.

Il film di Lanthimos è un film nuovo. E’ un genere che va oltre, una pellicola particolare. Una ricerca di rinnovamento del classico film di genere, attraverso la messa in scena di una commedia pressoché grottesca che narra il rapporto tra la regina di Inghilterra Anna, prima sovrana del Regno di Gran Bretagna, interpretata da un’eccellente Olivia Colma, e le cugine Abigail Masham i cui panni li indossa Emma Stone, e Sarah Churchill duchessa di Marlborough, nonché la bravissima Rachel Weisz, già vincitrice di un Oscar come miglior attrice non protagonista nel 2006. Le due dame si affiancheranno durante tutta la pellicola, in un susseguirsi di eventi più o meno stravaganti attraverso un uso delle inquadrature quasi insolito che rende la pellicola ancora più particolare di quanto già non fosse prima.

E’ bene partire però dalla suddivisione che Lanthimos fa del film. E’ chiaro infatti fin dall’inizio l’uso di capitoli, in perfetto stile tarantino, per raccontare il susseguirsi degli episodi collegati tra di loro grazie a numerosi stacchi e rincorse tra i corridoi segreti del palazzo, dentro il quale si consuma la storia, in una scenografia degna di nomination.
Un film che sembra dunque voler unire la classicità di un genere biografico sulla monarchia inglese, di come ne abbiamo già ampiamente visto sia al cinema che in TV, basti vedere le serie “The Crown” e “Victoria”; con il superamento dello stesso attraverso l’uso di argomenti e linguaggi alquanto innaturali e tragicomici a fronte di ciò che ci si aspetterebbe di vedere.

Ma eccoci alla parte più interessante della pellicola: il grandangolo.
Lanthimos ne ha fatto un uso abbondante nel corso del film dichiarando, in un’intervista pubblicata su “Rolling Stone” che: “l’impianto visivo del film doveva essere anch’esso contemporaneo.” Aggiunge poi, a sostegno di questa voglia di modernità: “i costumi, ad esempio, sono fedeli agli abiti del tempo, ma nei tessuti ci sono inserti di plastica”, piuttosto che la presenza di danze per nulla inerenti al periodo che viene narrato.
Infine, accanto ai grandangoli, Lanthimos predilige l’uso di inquadrature dal basso, sottomettendoci al potere di chi sta parlando e facendoci percepire al tempo stesso, quella condizione di voyeurismo tipica dello spettatore.

Potremmo dunque definirlo come un film che cerca, e probabilmente ci riesce anche, di superare i confini imposti dall’abitudine. Vuole andare oltre quei confini registici e stilistici che nessuno ha mai provato a varcare prima, almeno non in questo genere e non in questo modo.

“La Favorita” è quindi il film che non ci aspettiamo, il film che non abbiamo mai nemmeno immaginato, l’insieme perfetto di nuovo e antico, di storico e moderno, di cinema di genere e di innovazione. 120 minuti di riso, commedia e dramma, sottolineati dall’insistente presenza di una colonna sonora che influisce nell’aumentare della tensione, che anticipa ciò che andrà ad accadere, che ci mantiene collegati alla pellicola e che vive la storia di Anna, Abigail e Rachel con la stessa emozione e intensità con cui la vive lo spettatore.

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