DonGocò (Antonio Turano), membro e portavoce dei Keepalata, ci racconta il collettivo calabrese.
Cosa vuol dire Keepalata?
“Da noi [in Calabria], quando un qualcosa è potente e ci colpisce, si usa l’espressione ‘è ’na palata’. La usiamo per descrivere le cose che ci smuovono particolarmente. L’abbiamo modificata aggiungendoci quel ‘keep’ iniziale, che è un tributo al keep it real dell’hip hop classico, che indica anche l’attitudine a fare le cose in modo reale e autentico. Mischiare il [nostro] dialetto con lo slang americano è una cosa che ci piace fare, anche per rimarcare la vicinanza con quella dimensione musicale che ci ispira”.
Come nasce il collettivo?
“Ci conosciamo da quasi 20 anni. Ognuno di noi aveva e ha le proprie carriere musicali. Ci ritroviamo da sempre per condividere la musica, anche quella dei nostri progetti solisti, e per creare qualcosa insieme, come collettivo artistico. Sono ormai anni che facciamo cose insieme sotto il nome Keepalata e a questo giro siamo riusciti a fare un lavoro ben definito, di lunga misura, che è il nostro LP d’esordio intitolato Siamo qui”.
Dove vi collocate musicalmente?
“Il rap di stampo hip hop è sicuramente una nostra attitudine, che fa parte delle nostre sonorità. Poi c’è uno di noi, Libberà, che è più giovane e ha introdotto tutta un’altra attitudine e altre atmosfere musicali che permette di collocare molti brani nell’elettronica. Questo ci permette di entrare nel circuito della musica cosiddetta sperimentale. Se volessimo categorizzarla, direi che facciamo parte della schiera di artisti che fanno hip hop”.
In “Siamo qui” c’è un brano, Mutamento, che contiene un messaggio sempre attuale. Ce ne parli?
“La canzone nasce da una passione di Brigante [altro membro dei Keepalata] per la cultura orientale. Il brano riprende i punti cardine della cultura taoista e di altre culture di stampo orientale e offre un’interpretazione di un aspetto in particolare della vita., che è quello dei mutamenti”.
“Niente cambia se non cambi niente” è il messaggio di cui parlavamo.
“Il messaggio di base è che il mutamento esteriore avviene solo se cambia qualcosa dentro di noi”. E qui DonGocò introduce due concetti di matrice universale, quelli di macro e microcosmo, dove il macro è rappresentato dal mondo naturale e il micro dal nostro universo interiore. “Non si può pensare di cambiare il macro. Bisogna cambiare il micro, perché il macro è composto da tanti micro. E cambiando il micro si va a cambiare il macro”.
È dunque un messaggio di cambiamento, quello che i Keepalata vogliono diffondere?
“Il messaggio è quello di essere protagonisti della propria esperienza di vita e del proprio mondo. Ognuno vede il mondo attraverso una lente che si fabbrica da sé, ma solo cambiando e responsabilizzandosi si può pensare di cambiare qualcosa nel mondo. L’unico modo per cambiare il mondo, in altre parole, è cambiare se stessi. È un messaggio che attraversa in modo globale tutti i brani del disco. Nel singolo che apre l’album, Siamo qui, c’è una strofa (‘So che tutto quello che ricerco in te è una proiezione mia’) che basta da sola a spiegare il concetto di responsabilizzazione di cui parlavamo.
Ora che il disco è pronto, immagino si parta con i live
“Stiamo pensando a un mini tour calabrese, che dovrebbe partire dopo il 20 dicembre e concludersi verso l’8 gennaio. Ci teniamo a partire dalla Calabria per ovvi motivi, ma vogliamo andare anche oltre. Questo è il nostro primo disco, che stampiamo tra l’altro in vinile, perché siamo dei vecchioni legati all’analogico [ride] e ci teniamo a portarlo in giro il più possibile. Siamo focalizzati sul presente. Siamo qui, appunto. Più presente di così…”