Julia Michaels: “Inner Monologue Part 2” – Recensione

L'artista sarà in Italia l prossimo 2 Ottobre al Fabrique di Milano

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Julia Michaels è una delle più grandi giovani cantautrici del mondo e non è solo un messaggio messo così a caso, ma è. L’artista infatti ha lavorato con alcuni dei più grandi nomi del settore musicale ed ha avuto un ruolo importante all’interno delle classifiche musicali ed ora in quelle classifiche c’è anche il suo nome. Ha da poco pubblicato il nuovo album “Inner Monologue Part 2” ed è il suo secondo progetto discografico dopo il suo album di debutto.

Il disco si apre con la romantica “17”, canzone che riflette su una nuova relazione e su come desidera che le cose possano essere semplici come quelle di quando avevi diciassette anni. “Quindi possiamo rimanere in questo sogno come se avessimo 17 anni? Fare l’amore e innalzarmi, tu ed io. Dove non ci arrabbiamo mai o siamo amareggiati o soli”. “Falling For Boys” è un punto di riferimento immediato con la sua consegna onesta. Riflette sulle sue relazioni passate e sul suo sfortunato gusto nei ragazzi (non negli uomini), ti dà un forte momento di vulnerabilità e responsabilizzazione mentre coglie la sua stessa narrativa.“Perché mi piacciono i ragazzi con le labbra grandi che mi trattano come una merda. Questo vuole solo i miei fianchi quando è conveniente per loro. Le persone che posso aggiustare se ne vanno quando sono di nuovo buone. Continuo a innamorarmi dei ragazzi e scambiarli per uomini“.

L’intero album è pieno di citazioni, in quanto offre emozioni intense, emozioni che si sentono anche nelle canzoni “Hurt Again” e “Work Too Much” e confessa i suoi problemi di stima del proprio corpo nell’intimità contenuta in “Body”. Questa canzone in particolare è peronsalissima ed importante per Julia in quanto mette in risalto le sue ansie e mette a nudo la sua verità.

Nell’album l’artista ha collaborato anche con il suo vecchio autore Justin Tranter come nel caso del brano “Priest”. L’abum si conclude con i brani “Fucked Up, Kinda” e “Should not Have said it” che obiettivamente sono i brani più deboli di tutto il disco in quanto in quanto non creano lo stesso impatto che ha fatto il resto dell’album. In conclusione Julia Michaels ha fatto un incredibile lavoro mettendo a nudo la sua verità e consegnando un album di canzoni oneste, vulnerabili e speciali.

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