Uscito lo scorso maggio con il suo album, disponibile in tutti gli store digitali e piattaforme streaming, abbiamo incontrato Annalisa Mazzolari in arte Joan Quille che ci ha parlato del suo lavoro discografico.
Ciao Annalisa, partiamo subito dal tuo nuovo album “Joan Quille”, che valore ha questo tuo lavoro? Ciao a tutti. Sicuramente rappresenta un traguardo importante, sia artisticamente che personalmente; la scelta di adottare “Joan Quille” come pseudonimo lo dimostra, questo album è stato un lungo, travagliato e magnifico viaggio introspettivo che, attraverso una mia banale attrazione verso un fiore, la giunchiglia, e una poesia che vede questa stessa pianta come protagonista (“I wandered lonely as a cloud- W.Wordsworth), mi ha portata a scoprirmi e riconoscermi nei valori dei quali Joan Quille ha scelto di farsi paladina: coraggio, passione e ottimismo. Inoltre, devo dire che sono stata imprecisa a dire che ha rappresentato un traguardo, perché il termine dà un senso di finitudine…invece portare in giro e far sentire le mie canzoni è un’esperienza che tuttora mi sta aiutando a crescere. Tutto ciò mi sta dando piena soddisfazione!
Sei molto giovane a che età ti sei affacciata al mondo della musica? Ho iniziato a calpestare i palchi sin da piccola; avevo soli 5 anni perciò all’epoca la musica era per me un puro gioco. Lo è tuttora ma nel frattempo al lato ludico ho affiancato anche un percorso di studi canoro e pianistico iniziato in Conservatorio all’età di 9 anni e una importantissima gavetta di live, concorsi, collaborazioni con professionisti che mi hanno regalato tanto a livello di esperienza. La prima canzone scritta di mia penna è comparsa all’età di 12 anni…e da lì in itinere si è andata a consolidare questa passione come linguaggio per esprimere i messaggi nei quali credo.
Hai avuto difficoltà nella scelta dei brani da inserire nell’album? Non tanto nella scelta dei brani quanto nella scelta dell’ordine forse; volevo consegnare una forte linearità che esprimesse al meglio la storia che volevo raccontare…essendo un concept album i capitoli e dunque le canzoni dovevano avere una scaletta precisa.
Con chi hai collaborato per la realizzazione dell’album? Ho avuto modo di lavorare a fianco di grandi professionisti…grandi nel loro lavoro e soprattutto grandi di cuore. Li elenco per ringraziarli dell’enorme umanità con la quale mi hanno sostenuta: i maestri Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini in primis, che hanno contribuito nella stesura del progetto, il maestro Boris Savoldelli che mi ha guidata in una fase importantissima come quella della ricerca di una mia identità vocale che potesse vestire al meglio Joan Quille. Oltre a questi gli altri che hanno suonato nel progetto: Eugenio Curti alle chitarre, Alberto Pavesi alla batteria, Paolo Costola al basso elettrico. E non solo musicisti…ringrazio anche il team che mi ha aiutata a far fiorire questa giunchiglia e i miei genitori, i quali mi hanno sostenuto per ogni piccolo o grande passo che ho compiuto.
Tra tutti i brani inseriti nell’album, c’è un brano a cui più sei legata? “È facile odiare il freddo” è il primo brano che ho scritto, nonché quello che ha subìto più metamorfosi e che racchiude secondo me più di tutti il nocciolo dell’intera storia. Quindi direi che questo è il brano al quale sono più legata.
Sentendo l’album, mi ricordi molto artiste come Cristina Donà, Ginevra di Marco, quali sono i tuoi artisti di riferimento? Nel mio ascolto e dunque nella mia ricerca c’è tanto di repertorio anglosassone, inglese e americano (Elton John, Peter Gabriel, Sting, Michael Jackson) affiancato alla vocalità delle grandi dive del jazz, soul e anche pop più moderno (da Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, Withney Houston, Lady Gaga, Beyoncè). E per finire la ricetta ovviamente ci sta un pizzico di classico cantautorato italiano (Gaber, Lucio Dalla, Vecchioni).
Come vedi l’attuale situazione discografica in Italia? A mio giudizio è molto divisa tra chi ha del grandissimo talento e rimane un po’ nascosto e chi non dà sostanza alle cose che dice ma si concentra solo sul risalto della propria immagine e che invece ha molta più notorietà. Non sono una di quelle persone che crede non sia importante “l’apparenza”, anzi, penso che lo sia solo se affiancata al lavoro, alla messa in discussione, a messaggi importanti…altrimenti rischiamo davvero di avere a che fare con artisti superficiali che, a mio giudizio, tolgono un po’ il senso a quello che la musica dovrebbe fare: scuotere le emozioni e le coscienze di chi la ascolta.
Annalisa artista, la si sente, ma Annalisa che persona è nella vita di tutti i giorni? Credo non si distanzi troppo da “Joan Quille”. Sono un po’ artista nella vita di tutti i giorni e anzi mi piace esserlo per dare colore ad ogni singolo attimo che vivo. Certo sono anche una ragazza di 22 anni, studentessa di Filosofia (da poco in magistrale), piena di sogni, insicurezze ma tanta vitalità e determinazione. Diciamo che non sono solo Annalisa con la grinta che porta sul palco ma, nella vita di tutti i giorni, sono anche Annalisa che litiga con una sorella che adora, che ride e scherza con gli amici e che vuole, consapevole delle tante difficoltà che potrà incontrare, credere ancora un po’ nelle idee delle favole e irradiare questo spirito anche a chi le sta intorno. Del resto penso sia importante vedere il mondo sempre con gli occhi da bambini.
Come definiresti con soli tre aggettivi il tuo album? Introspettivo, materico, luminoso
Quali sono i tuoi prossimi impegni? Nuove date nel bresciano e nuovi ritorni in studio. Stiamo già lavorando a qualcosa di nuovo.
Su quali social possiamo seguirti? Mi trovate su Facebook e YouTube (Joan Quille), Instagram e Twitter (al nickname a_daffodil_) e sul sito internet (annalisamazzolari.com)