140 film all’attivo, molti dei quali poco visti, per una lunga e coerente carriera nel cinema d’avanguardia. Jean-Luc Godard èil cinema, la sua quintessenza, l’autore per antonomasia, osannato dai cinefili fin dai tempi della nouvelle-vague, di cui fu protagonista con Truffaut, Rivette e Rohmer.
Cosa mostra il documentario?
Il documentario (Francia, 2022, 100′) scritto e diretto da Cyril Leuthy porta lo spettatore dentro la movimentata e imprevedibile carriera del cineasta franco-elvetico, nato a Parigi nel 1930 da una famiglia agiata e morto recentemente, per sua scelta, all’età di 91 anni, a Rolle in Svizzera.
I testimoni
Tra i tanti testimoni del film Macha Meril, Marina Vlady, Romain Goupil, Julie Delpy, Daniel Cohn Bendit, Nathalie Baye, e ancora, Hanna Schygulla, per una carrellata tra cinema e politica.
I film
Attraverso film leggendari come “Ro.Go.Pa.G.”, “Il disprezzo”, “Bande à part”, “Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville”, “Due o tre cose che so di lei”, “Crepa padrone, tutto va bene”, “Si salvi chi può (la vita)”, “Prénom Carmen”, “Je vous salue Marie”.
L’esordio
A partire dal suo folgorante film d’esordio del 1960 – “Fino all’ultimo respiro” (“À bout de souffle”) – Godard è stato sempre un assoluto protagonista della scena internazionale, amato e odiato come nessun altro: una tale “aura” deriva da film incredibilmente unici, ma anche da Godard stesso, una figura carismatica e allo stesso tempo un uomo avvolto nel mistero.
JEAN-LUC GODARD: il rinnovamento
L’itinerario di Godard si muove in un’unica direzione: il rinnovamento incessante della sua arte. Il regista vede l’atto creativo come un necessario atto di critica e decostruzione. “Parto sempre daI negativo” – diceva – “Sono un uomo positivo che parte dal negativo”.
L’uomo
Ricchissimo di scene e di backstage sui suoi set, il film ci fa incontrare un uomo più sentimentale di quanto sembri, a volte fagocitato dalla sua arte. Ne esce, forse per la prima volta, un Godard umano, non solo artista provocatore.
JEAN-LUC GODARD: Cyril Leuthy
“Realizzare questo film ha significato esplorare un artista che, più di molti altri, ha una vera e propria fede nella propria arte” – dichiara il regista del film Cyril Leuthy – “Per navigare in un tale oceano di idee, film e archivi, ho seguito infatti, un percorso: rimanere umile e dare voce alle persone che lo hanno conosciuto. Il film è incentrato più sull’uomo che sul suo cinema, ma quando si parla di Godard, cinema e vita si fondono.”