Intervista ‘cenata’ al Tefi Vintage Lab: un viaggio fra la musica e l’elettronica

Quando la la musica e l’elettronica si uniscono

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Questa intervista racconta la storia del TeFi Vintage Lab, ovvero un laboratorio artigianale boutique, ovvero, dove creano prodotti come pedaliere per chitarre e bassi partendo da zero senza copiare altre strumentazioni già sul mercato. Il loro scopo è quello di creare un prodotto unico che ancora non sia stato già creato. Buona lettura!

  • Grazie per aver accettato di fare questa intervista. Iniziamo con la domanda di rito per farvi conoscere: Chi e che cosa è il Tefi Vintage Lab?

È un piacere essere qui!

Il TeFi Vintage Lab è nato dall’incontro tra me, Emanuele Placidi, ed Andrea Damiani, siamo due appassionati di elettronica nonché due ingegneri elettronici. Ci siamo conosciuti nel 2007 tramite un forum online, dove si parlava di strumenti elettronici, spesso ci siamo anche ‘attaccati’ per idee contrastanti e per i pareri che non sempre concordavano. Comunque entrambi ci stimavamo perché avevamo capito che l’altro aveva una discreta conoscenza dell’elettronica fino a quando un giorno Andrea mi chiese: “Buongiorno Emanuele! Hai per caso a disposizione un TMS 3617?”, che per i nerd è un generatore d’ottava, io dissi: “Si Andrea ce l’ho, dimmi l’indirizzo che te lo spedisco.” Mi ha dato l’indirizzo e li ho scoperto che abitava a 20 minuti da dove stavo io, così glielo ho portato e ci siamo visti. Capisci che trovare una persona che ha una passione così ‘strana’ e che può condividerla con te, è un evento rarissimo. Da lì siamo diventati molto amici ed abbiamo costruito un bel rapporto, ci siamo visti sempre fin quando abbiamo deciso di intraprende insieme la missione di restauro di tutti gli strumenti elettronici e vintage degli anni ’60, ’70 etc. abbiamo sempre lavorato in ambito organistico per poi estenderci in campo chitarristico. Abbiamo fatto tanti viaggi insieme anche in Germania a restaurare una collezione di Farfisa di un collezionista, oppure nelle varie chiese sperdute fra le Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, dove gli organi era più conveniente ripararli che comprarne di nuovi. Così abbiamo ridato vita a tantissimi strumenti vintage, ci siamo fatti conoscere, sono venute persone da fuori e qualcuno che non è venuto dalla Finlandia ma ci ha spedito gli strumenti da li. Insomma abbiamo fatto bellissime cose, fin quando un magico giorno ci è venuto in mente di creare un qualcosa di nuovo, io avevo appena costituito la band, che tu conosci, i Mafalda e i Baccalà e mi serviva un effetto per la chitarra e Andrea mi diede uno strumento che aveva progettato nel 1996 e mi disse di provarlo. Questo pedale, il Fuzz, che è l’effetto ‘pernacchia’ che usava molto Jimi Hendrix, così come molti altri chitarristi dell’era sixties, e questo pedale suonava particolarmente bene come non aveva mai suonato nessun altro strumento del genere. Era stato costruito con pedali di riciclo ed abbiamo deciso di modificarlo facendolo suonare meglio aggiungendo delle opzioni, ci siamo ‘divertiti’ tanto fino a quando non abbiamo raggiunto un livello tale di efficienza che ci ha soddisfatto, ed è così che è nato il Gegè. Lo abbiamo fatto sentire ad un sacco di persone, di amici esperti di musica, che ci hanno dato un feedback positivo sul prodotto che ci ha fatto venire l’idea di creare una linea di prodotti tutti nostri. Quindi una linea boutique, tutto progettato da noi con un loro carattere personalizzato, senza ispirarci a qualcosa di già esistente. Da lì è Nato il TeFi Vintage Lab in modo ufficiale, nel senso che abbiamo aperto la partita IVA, e da allora creiamo questi prodotti per chitarre e organi.

Andrea Damiani ed Emanuele Placidi il TeFi Vintage Lab
da sinistra Andrea Damiani ed Emanuele Placidi il TeFi Vintage Lab
  • Quindi questo laboratorio è per voi la principale occupazione?

Andrea da lì a breve ha lasciato il suo vecchio lavoro, è stato un dipendente Telecom, quindi quando abbiamo visto che stava prendendo piede questa attività, abbiamo passato la transizione dell’hobbistico andando verso il professionale, anche perché molti artisti famosi ci cercavano, abbiamo deciso di fare il passo in avanti. Quindi Andrea è completamente attivo sul TeFi Vintage Lab, mantenendo il restauro degli strumenti (che sono una nostra passione anche fruttifera). Mentre io continuo a fare il consulente per un’azienda aerospaziale, ma coltivo nel mio tempo libero la ‘missione’ TeFi Vintage Lab. In poche parole non abbiamo tempo per fare niente.

  • Prima hai nominato i personaggi famosi: ma come ci sono arrivati a voi?

Siamo nell’era dei social ed è facile promuove un’attività, ma attraverso i social non è facile infondere il vero spirito che c’è dietro un’azienda. Noi siamo umani quindi non possiamo basarci solo su quello che leggiamo, o ascoltiamo tramite le casse del PC soprattutto quando parliamo di musica, oppure quello che ci dice l’amico per sentito dire, siamo un popolo esigente e abbiamo la necessità di ascoltare dal vivo il prodotto che ci propongono per capire se ci interessa o meno. Tutto questo per dire che il passaparola rimane ancora oggi il metodo più efficace per far conoscere un brand. È partito tutto da quello che dicevamo prima, che abbiamo fatto conoscere il prodotto ai nostri amici musicisti che ci hanno dato dei feedback, anche negativi anche perché quello che piace a noi non deve necessariamente piacere ad altri, andiamo in base ai nostri gusti, visto che siamo anche noi musicisti. quindi anche ai feedback negativi abbiamo cercato di migliorare il prodotto fino a quando li abbiamo fatti provare ai nostri ‘musicanti’ di fiducia che ci hanno dato l’ok. E qui abbiamo iniziato a fare delle fiere importanti nel settore, ed i nostri prodotti sono stati molto apprezzati.

  • Hai parlato di fiere, come funzionano, come vi preparate psicologicamente e praticamente, dove le fate?

La fiera che ricordo con più piacere è la prima. È stata una bellissima rocambolesca raggiunta di una vetta perché partecipare al Custom Shop, che è una delle fiere più importante del settore musicale dedicato a produttori italiani boutique, già essere accettati è stato un traguardo, e in quella settimana noi abbiamo aperto la partita IVA (marzo 2016), registrato in extremis la partecipazione, soprattutto i prodotti perché noi avevamo appena finito di costruire i primi effetti per chitarra, ma il prodotto fisico è stato completato, Andrea può confermare, la notte stessa prima della partenza. Alle 5 di mattina abbiamo costruito il nostro primo pedale, e lì ci siamo detti “Cxxxo che figata, finalmente possiamo partire”; la cosa bella è che arrivammo tardissimo, a mezzanotte, perché si era rotta la macchina, una sfiga totale perché non volevano farci scaricare la strumentazione, poi è intervenuto Denis un ragazzo della redazione e ci ha permesso di partecipare alla fiera, che è stata poi un successone.

Entro che ora dovevate arrivare?

Entro le 21 massimo.

Che poi la fiera è stata organizzata da un’importante azienda del settore, Accordo.it.

Per tornare al discorso delle fiere, è una buona cosa perché puoi provare il prodotto, ma il problema è che c’è troppo rumore, quindi un musicista difficilmente può provare come si deve la strumentazione per valutare come suona un effetto. Ma starci è una cosa importante perché vedi passare gli artisti più famosi del panorama italiano e non, che vengono nel tuo stand e provano il tuo prodotto e ti danno dei commenti, positivi e negativi. E ti dico la sincera verità, abbiamo sempre ricevuto commenti positivi e sono stati anche molto redditizi. Anche perché essendo ancora artigiani di fascia media usiamo la mia macchina e carichiamo tutto, non affittiamo furgoni o altro, per risparmiare le spese ed andiamo a dormire negli airB&B spesso beccando persone strane tipo i vecchini ambigui, poi ti racconto più in dettaglio nell’intervista non è il caso non è d’interesse comune (ahahah), oppure signori un po’ tirchi dove ti fanno morire di freddo, perché anche l’aquilano sente freddo, il che pagando 20 € a notte era una cosa positiva, anzi per la precisione 26 € in due.

TeFi Vintage Lab Emanuele Placidi, Andrea Damiani ed al centro Federico Poggipollini chitarrista di Ligabue e non solo
TeFi Vintage Lab Emanuele Placidi, Andrea Damiani ed al centro Federico Poggipollini chitarrista di Ligabue e non solo
  • Ora parliamo dei vostri strumenti. Ad esempio ad una persona come me che di elettronica conosce poco o nulla come spieghereste ciò che fate. Ad esempio la pedaliera.

Ecco già che l’hai chiamata pedaliera, che io ho scoperto da poco visto che, come ti accennavo all’inizio, per noi il mondo della chitarra è molto recente. La chitarra è uno strumento che ha possibilità infinite, il numero di combinazioni per avere sonorità diverse è infinito, per questo c’è un grande mercato dietro l’effettistica della chitarra. Io ho imparato a suonare la chitarra solo per poter sperimentare ciò che facciamo. Partiamo dal principio, come se lo spiegassi ad un bambino, la chitarra viene prodotta in diversi modi: chitarra classica (con corde di nylon), chitarra acustica/folk con corde in bronzo, e poi la chitarra elettrica che non è che l’attacchi alla presa della corrente e suona, ma ha bisogno di essere amplificata tramite un amplificatore, che è un dispositivo che innalza il livello di un segnale elettrico fino a farlo sentire tramite un altoparlante. Parlando terra terra, la chitarra elettrica ha due microfoni sotto le corde che captano la vibrazione della corda e li trasformano in un segnale elettrico, senza amplificatore la chitarra elettrica è una chitarra sorda. quando attacchi lo strumento all’amplificatore il suono è catturato dai pick-up (microfoni sotto le corde), quando abbiamo il segnale elettrico, ad esempio, la mia voce fa schifo, non posso cambiarla al massimo metto le mani davanti alla bocca o naso tappato, ma fa sempre schifo, mentre il suono della chitarra elettrica può essere modificato. Quindi fra lo strumento e l’amplificatore s’interpongono degli effetti che hanno il compito di modificare il suono originale della chitarra aggiungendo delle particolari armoniche o modulazioni o ritardi. Ad esempio ci sono effetti di distorsione, ovvero un segnale non lineare, che introduce delle armoniche che possono essere anche gradevoli per l’orecchio.

Come la chitarra a motosega. La chitarra a motosega è l’effetto fuzz, ovvero, l’effetto pernacchia. Ecco questo è l’effetto più antico che abbiamo, e molti dicono che lo abbia portato al successo Jimi Hendrix, ma in realtà non è stato lui ma sono stati i Rolling Stones con Satisfaction. Abbiamo l’effetto Overdrive, che davano gli amplificatori a valvola (antenati dei transistor), che oltretutto ancora oggi si usano amplificatori a valvola, nati nella prima metà del ‘900, nonostante progresso e tecnologia siano andati avanti, ma le valvole restano un must.

Ci sono effetti di modulazione che emulano ritardi o che introducono cambiamenti di fase, come l’effetto ‘Wha Wha’, oppure il dealy che opera nel ritardo del segnale ad esempio il sasso che lanci nello stagno oppure l’effetto eco. Tutti questi effetti stimolano la sperimentazione dei musicisti. Ad esempio a te piace il metal, artisti come i Metallica o gli Slipknot senza un overdrive, un delay o un effetto ‘uauau’ suonerebbero tutti uguali, ed il bello degli effetti sta qui. E la pedaliera è una popolazione multipla di questi effetti, ad esempio può essere il Fuzz del TeFi, l’overdrive del Earthquaker e via. Quindi si creano collegamenti tra queste scatolette, fino ad ottenere un agglomerato di suoni unico.

Oggi i chitarristi amano molto o raggiungere il suono del proprio idolo, oppure amano creare un suono personale e vanno alla ricerca di cose nuove, un po’ come le figurine Panini, io ti do Volpi e tu mi dai in cambio Maltagliati è un po’ così.

Noi abbiamo deciso di dire la nostra perché sapevamo di avere qualche cartuccia da giocare, cosa importante, noi non copiamo niente.

Il TeFi Vintage Lab al Guitar Show di Padova
Il TeFi Vintage Lab al Guitar Show di Padova
  • Parliamo della ‘nascita’ di uno dei vostri prodotti (senza ovviamente svelare alcun segreto), chi è la mente e chi il braccio?

Non c’è un braccio ed una mente, o meglio, Andrea si occupa della progettazione degli affetti originali. Conta che Andrea è un ragazzo che ha passato la vita a cercare la spiegazione dei circuiti elettronici oltre allo standard che si studia sui libri, ha una produzione di sperimentazione indiscusse, ha scritto molto per una rivista di Hi-Fi ‘Costruire Hi-Fi’, ha sfatato molti miti con ragione, che girano intorno all’argomento, prendendosi a volte anche delle critiche perché andare ad intaccare cose consolidate è difficile da far digerire ai neofiti. Infatti il carattere dei nostri prodotti sono unici, non dico che siano meglio attenzione, è semplicemente diverso da quello che si trova in giro, altrimenti non ci saremmo mai messi in gioco fregiandoci del nominativo boutique perché appunto è roba nostra, poi può piacere o non piacere…fino ad ora piace.

Quindi tornando a noi, Andrea si occupa dei progetti, io invece mi occupo di project management, prendo i progetti e li trasformo in prodotti. Quindi quando lui mi porta il primo progetto con dei circuiti di riciclo, un prototipo, lo ascoltiamo, valutiamo modifiche ed aggiunte, quando siamo soddisfatti facciamo provare il prototipo ai nostri musicisti di fiducia, raccogliamo i loro feedback, grazie a questi operiamo delle modifiche, ed una volta che siamo soddisfatti tutti (Noi ed i musicisti), io faccio l’ingegnerizzazione, ovvero, trasformo il groviglio di filo e circuiti e lo trasformo nel prodotto finito, e poi inizia la produzione in serie vera e propria. Quindi non c’è una vera e propria distinzione, siamo entrambi braccia tranne nei momenti di picco dove ci avvaliamo di un aiuto, come l’ultimo periodo. Quindi al momento facciamo tutto in casa, poi un giorno, quando le cose cresceranno, allora sarà diverso. Intanto mi verso un altro bicchiere di vino (ahahah).

  • Per capire meglio, queste pedaliere possono essere usufruite da musicisti di diversi generi musicali, oppure solo in chi fa determinati generi?

Ad ogni genere musicale corrisponde una sonorità, quindi è ovvio che una sonorità metal non si sposa con la musica pop, ad esempio. Ovviamente anche nel nostro ci sono dei pedali (nome in gergo per definire l’effetto a pedale) adatti per fare metal, quelli per fare blues, o per fare rock ed anche quelli adatti per fare jazz. Noi costruiamo pedaliere più vicini ai nostri gusti anche se ascoltiamo tutta la musica, ma quella che preferiamo è il rock psichedelico, ma nulla vieta che si possano utilizzare per altri generi. La tua è una domanda molto sottile perché dietro c’è nascosto –che cosa chiedono i chitarristi? –

 

  • Esatto, cosa chiedono i chitarristi?

La loro necessità, come dicevo prima, è quella di ricercare nuove sonorità e l’utilizzo di effetti a pedale tutti diversi ti aprono un mondo infinito di nuovi. Il mercato dietro le pedaliere è molto ampio, come quello che dicevo prima dello scambio di figurine, è questo che alimenta la passione, il confronto. Ogni chitarrista è assetato di scoperta delle nuove sonorità, anche dopo che ha trovato ciò che gli piace davvero vuole sempre scoprirne di più.

Quando abbiamo concepito questi pedali siamo arrivati al punto in cui bisognava dargli un’immagine, se hai notato ci sono disegnati tutti vecchietti, ed ognuno ha una storia.

Ad esempio sul Bubop ci sono tre vecchietti che stanno in un ospizio e c’è quello sordo, quello che strilla e quello grasso che mangia simboleggia il booster e quello ‘cicciotto’ è la presenza che enfatizza la risposta su alcune frequenze. Oppure c’è il Gain Over sono due vecchietti che giocano a morra, e ci è venuto in mente guardando due vecchietti giocare a morra, e c’era Camillo (in realtà non sappiamo come si chiama, lo abbiamo chiamato noi così) che perdeva sempre e quell’alto che rideva sempre. La cosa bella è che erano talmente amici che non gli importava nulla chi perdeva e chi vinceva, e da qui l’ispirazione per il Gain Over.

Questo è un effetto overdrive che ha due stadi di guadagno: uno stadio basso guadagno ed uno di altro guadagno. Basso guadagno sembra quasi una cosa negativo, ma anche il suo perché.

Che cosa è il basso guadagno, quale è l’effetto che dà? È l’alto guadagno?

È un effetto che fa sì che la chitarra risulti quasi pulita, è al limite della distorsione. Basso Gain viene anche detto bassa distorsione, in gergo popolare.

L’Alto guadagno è una chitarra con tanta distorsione, però non è detto che una chitarra che ha una bassa distorsione abbia un suono brutto, non è detto che per una chitarra la distorsione debba essere sempre in primo piano.

Tornando ai pedali abbiamo Cornucopia, il vecchietto muscoloso che piace alle donne, e poi c’è l’ultima nata Ms Delayette, una signora tedesca bellissima, molto procace nonostante abbia una settantina d’anni, ma quando si specchia la sua immagine è completamente distorta, e rappresenta l’effetto eco che distorce il suono originale. Come vedi c’è una filosofia dietro per ogni cosa. Abbiamo messo una signora tedesca perché l’origine di questo effetto è tedesco che si chiama echolette, per questo è nato il gioco di parole con Delayette, che è stato uno dei primi ad effettuare l’effetto eco.

Oppure Gegè è venuto a me l’ispirazione che quando abitavo a Monticchio avevo un vecchietto come vicino che, ogni volta che suonavo la chitarra, veniva a bussarmi col carattere burbero e quindi gli abbiamo associato l’effetto pernacchia.

Le pedaliere del TeFi Vintage Lab
Le pedaliere del TeFi Vintage Lab
  • Chi è l’artefice dei disegni sui vostri pedali, Li fate voi o li commissionate?

Guarda noi non sappiamo disegnare niente, ti parla uno che ad artistica alle medie aveva D anche perché io sono daltonico e quando dovevo disegnare non ci capivo un cavolo. (43.47) quindi noi inventiamo le tematiche ed i soggetti ma la realizzazione è di tre bravissimi grafici tutti aquilani: Stefano Giancarli, Diego La Chiomma (è anche videomaker e realizza anche i nostri video) e Federico Coda. Questi disegni vengono digitalizzati e poi serigrafati sui nostri pedali.

  • Ma aggiustate ancora gli strumenti vintage?

Quella è la nostra droga, anche se attualmente se ne sta occupando di più Andrea, io sono più concentrato sul lato manageriale che per me è un campo nuovo visto che sono un tecnico ‘puro’, ma visto che qualcuno doveva occuparsene fra i due, ho preso questo incarico io, visto che ho studiato ragioneria. Quindi mi occupo di marketing, diffusione di contatti, con gli artisti e via dicendo. Che poi sembra facile, invece è un lavoro difficile, come dico sempre viviamo in una terra bellissima che è L’Aquila, una città alla quale siamo affezionatissimi, il problema è che vi è una forte carenza di aziende specializzate qui, quindi con il vincolo di cercare di evitare di portare il lavoro fuori, ovviamente non è per mancanza di fiducia negli altri è solo perché noi vogliamo far lavorare la gente della nostra terra. Purtroppo mancando di aziende specializzate siamo dovuti ricorrere fuori, sempre in Abruzzo, a Pescara, Teramo, insomma qui vicino anche perché ci piace che sia non solo Made in Italy, ma anche, Made in Abruzzo. Comunque siamo soddisfatti, perché in due anni di attività siamo arrivati ad artisti molto famosi, poi magari ti dico chi sono.

Certo, sempre se puoi dirlo.

Certo, allora c’è Federico Poggipollini che utilizza il nostro Gegè, e con Federico è nata una bellissima amicizia, perché lui non è solo il chitarrista di Ligabue, ha un’esperienza notevole, ha suonato anche con i Litfiba, ci ha dato molti consigli per il Gegè, che noi abbiamo apprezzato ed accettato ed abbiamo implementato, che effettivamente è stata una mossa vincente. Poi Federico è una persona appassionata di vintage. Noi ci siamo conosciuti perché la sua compagna è di origine abruzzese, quindi spesso sta in Abruzzo, ci vediamo magari viene lui oppure andiamo noi da lui.

Poi c’è Alessandro Stefana detto Asso, chitarrista dei Guada Padano, ma suona anche con Vinicio Capossela e con PJ Harvey, anche lui molto appassionato di organi elettronici. Ci ha dato anche lui un sacco di consigli. Lui usa due nostri prodotti.

Poi siamo in contatto con il chitarrista dei Baustelle Claudio Brasini, con il quale spero si consolidi una bella collaborazione. Come dice lui non è un chitarrista puramente tecnico, ma ha ciò che piace a noi (chi ascolta il genere), è sempre alla ricerca del suono, ed ha un suono favoloso e in questo caso non serve la tecnica, perché ti incanta con poche note suonate bene.

Poi c’è Roberto di Virgilio chitarrista di RON, è pescarese (quindi un conterraneo) è simpaticissimo, ha insegnato a tanti ragazzi che attualmente collaborano con noi che sono: Pietro Pancella, Cristian Mascetta, Paride Pignotti, Matteo di Leonardo che sono gli astri nascenti della jazz fusion che si sono interessati ai nostri prodotti.

Poi c’è una collaborazione, nonché una grandissima amicizia, con Musica Viva il negozio di strumenti di L’Aquila capitanato da Marcello Bernardi e Massimiliano Etere dove sono in vendita i nostri pedali.

Anche in questo campo bisogna circondarti di persone che possano darti il plus, un piccolo incremento. E noi per quello siamo soddisfattissimi.

Pedaliera BuBoP
Pedaliera BuBoP
  • Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati da qui in avanti?

Allora la nostra missione è quella di adesso lavoriamo in due stabili ‘rammediati’ uno è parte del mio garage e l’altro è la casupola di Andrea ad Atri, noi vorremmo aprire una nostra ditta con i dipendenti, e diventare un punto di riferimento per la musica elettronica italiana.

In Italia perché noi negli anni ’60, in questo paese, abbiamo dato vita a degli strumenti straordinari, ad esempio la sigla di dribbling (il programma sportivo9 è un pezzo dei Pink Floyd ed è stato ottenuto con uno strumento italiano, e solo quello lo poteva dare. Poi l’arrivo dei prodotti giapponesi ha distrutto il mercato italiano, proponevano cose che all’epoca erano più innovative, che ha sancito la chiusura del mercato italiano concentrato per lo più nelle Marche. Da quel giorno fino a poco tempo fa l’Italia è stata ‘morta’ nel campo dell’innovazione, in questo settore, solo ultimamente sono uscite delle case di produzione boutique molto importanti nel campo dell’amplificazione e dei sintetizzatori. Ed il nostro sogno è di far parte di questo polo musicale nascente, italiano, e far sì che il nostro prodotto sia conosciuto in tutto il mondo. C’è da dire una cosa, noi italiani siamo dei caxxoni, ci facciamo fregare tutto, ma tutti all’estero hanno una profonda stima dei prodotti italiani e della nostra inventiva.

  • Vuoi aggiungere altro a ciò che hai già detto?

Aggiungo che il vino era buonissimo, la pizza anche…ecco cosa potrei aggiungere, siccome ce lo chiedono in molti lo dico anche a te. Da cosa deriva TeFi, è semplicemente l’unione dei nostri soprannomi. Te sta per Teist ed è il soprannome di Andrea, che vuol dire testone ma non come lo intendiamo noi ma inteso come genio; mentre il mio è Fifì, è nato dalla somiglianza con un attore napoletano Nando Paone, che potete ammirare nel ruolo di Fifì nel film che si chiama Bomber. La scena famosa è quando Bud spencer fa a braccio di ferro con un altro rugbista dove ci sono tutti gli amici di Bomber e, dove per l’emozione, Fifì che ha in mano panino e coca cola ma per l’ansia beve il panino e da un morso alla bottiglia. Ecco da cosa deriva il nome del laboratorio.

È molto interessante tutto ciò che hai detto, è passata quasi un’ora eppure mi sembrano solo 10 minuti, ho imparato cose nuove.

Sei la prima donna che mi dice che non sono Noioso (Ahahahahaah).

La prima produzione di pedaliere del TeFi Vintage Lab
La prima produzione di pedaliere del TeFi Vintage Lab

Contatti TeFi Vintage Lab

https://www.youtube.com/user/manuplaci79

Video dimostrativo dellla pedaliera Ms. Delayette

Six String Addicted prova una pedaliera del TeFi Vintage Lab

https://www.facebook.com/tefilab/

https://www.instagram.com/tefivintagelab/?hl=it

http://tefivintagelab.it/

 

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