Ingmar Bergman nasceva il 14 luglio del 1918 a Uppsala (Svezia). Viene considerato ancora oggi uno dei più importanti registi della storia del cinema.
Ingmar Bergman: educazione e studi
Figlio di un pastore protestante, riceve un’educazione religiosa molto severa che non manca in seguito di influenzare la sua visione della vita e dell’arte. Nonostante ciò il regista ha sempre sostenuto di aver perso la fede già da bambino.
Nel 1937 comincia a studiare arte e letteratura all’Università di Stoccolma, dove viene in contatto con alcuni gruppi teatrali e comincia a diventare un cinefilo.
Ingmar Bergman: gli esordi e i primi successi
Negli anni seguenti Ingmar Bergman scrive e dirige diverse opere teatrali e inizia a frequentare le produzioni cinematografiche in qualità di sceneggiatore. Il suo esordio come sceneggiatore e aiuto regista risale al 1944 con il film antinazista “Spasimo”. Il successo della pellicola gli permette di diventare regista cinematografico a tempo pieno, mentre diventa anche direttore dell’importante Stadtteater di Helsingborg.
Da quel momento in poi alternerà sempre impegni teatrali e cinematografici. In circa dieci anni, l’autore svedese realizza numerosi film, partecipando al Festival di Venezia con il dramma familiare “Donne in attesa” (1952). Il primo grande successo internazionale, però, è certamente “Sorrisi in una notte d’estate” (1955), una commedia dolce-amara che è finalmente notata dalla critica a Cannes.
Successivamente, nel 1956, Bergman realizza “Il settimo sigillo”, rielaborando una sua pièce teatrale. Infine, nel 1957, con “Il posto delle fragole”, Bergman acquisisce definitivamente lo status di maestro del cinema. Oltre all’Orso d’Oro al Festival di Berlino, il film vince il Premio della Critica a Venezia ed è tuttora considerato uno dei lungometraggi più belli mai realizzati. Dopo “Il volto” (1958) che gli permette di ricevere un Premio Speciale a Venezia, il regista sente il bisogno di accantonare l’attività cinematografica. Negli anni seguenti si dedicherà al teatro e alla televisione per qualche tempo.
Ingmar Bergman: il ritorno al cinema
Quando Ingmar Bergman riprende a girare film, affronta quelle tematiche filosofiche e religiose che erano comunque implicite fin dai suoi primi lavori. Il suo capolavoro degli anni ’60 è certamente la cosiddetta “Trilogia del silenzio di Dio” che comprende “Come in uno specchio” (1961), “Luci d’Inverno” (1962) e “Il silenzio” (1963).
Intanto, dopo tre matrimoni e altrettanti divorzi e un gran numero di relazioni, spesso con le sue attrici preferite, Bergman diventa sempre più pessimista sulle relazioni umane, tanto da decidere di recludersi nell’inaccessibile isola di Fåro, dove continua a girare, tenendo tuttavia lo stile di vita di un eremita. Nonostante ciò, non rallenta la sua attività, producendo una serie televisiva che poi trasforma in un film di quasi tre ore, ovvero “Scene da un matrimonio” (1973)
Ingmar Bergman: gli ultimi anni
Dopo essere stato indagato per evasione fiscale e di conseguenza arrestato, Ingmar Bergman cade in una profonda crisi e decide di abbandonare la Svezia. Viene assolto ma, nonostante ciò, si trasferisce a Monaco dove vivrà fino al 1984. Tornerà poi in Svezia solo per realizzare quello che è considerato il suo film-testamento “Fanny e Alexander” (1982), pellicola che vincerà 4 premi Oscar. Intanto Bergman ha deciso di lasciare definitivamente il cinema.
Negli anni ’90 si dedicherà alla regia teatrale, operistica e televisiva.
Il 30 luglio 2007, qualche giorno dopo il suo ottantanovesimo compleanno, morirà nella sua casa di Fåro.