Il Grande Lebowski, un gioiellino firmato Coen

Recensione della commedia di Joel ed Ethan Coen del 1998 con protagonista Jeff Bridges

0
6616

Il Grande Lebowski è la conferma di come un film indipendente sia capace di entrare letteralmente nella storia del cinema. Pellicola nel 1998 diretta dai Fratelli Coen, fu accolta in modo molto pacato, senza particolare entusiasmo. Da molti fu persino definita un’ opera minore dei due registi che qualche anno prima avevano conquistato l’Oscar alla miglior sceneggiatura per Fargo. Nel giro di 22 anni il film si è creato un proprio pubblico, ed è riuscito a trovare un proprio posto nell’immensa produzione cinematografica degli anni 90. E’ una pellicola divenuta cult grazie al passaparola, scene diventate iconiche nel corso del tempo e personaggi caratterizzati in modo eccellente, tanto da creare una vera e propria religione (il Dudeismo).

Jeff Bridges, John Goodman e Steve Buscemi ne 'Il Grande Lebowsk dei Coen
Jeff Bridges, John Goodman e Steve Buscemi ne ‘Il Grande Lebowski’

Siamo davanti ad uno dei lavori più culturalmente significativi dei Coen, che ha impresso il loro modo di fare cinema nella cultura di massa. La vera firma del duo è la caratterizzazione grottesca e comica dei singoli personaggi: l’artista femminista, il nullafacente pacifista, l’ iroso e folle reduce di guerra, la scalatrice sociale. Tutti personaggi che, secondo i Coen, sono parte integrante della Los Angeles che vogliono raccontare.

Il Grande Lebowski: trama

Il pigro Jeffrey Lebowski, chiamato da tutti Drugo, è un disoccupato che passa le sue giornate al bowling cittadino con gli amici Walter e Donny. Per un curioso e particolare scambio di identità si ritroverà immischiato in una storia di riscatti e rapimenti. Infatti verrà ingaggiato da un suo omonimo, un uomo d’affari in sedia a rotelle, per consegnare il riscatto per il rapimento della sua giovane moglie. Drugo finirà in un circolo di eventi senza fine, che lo porteranno ad avere a che fare con la figlia di Lebowski, un’artista femminista. Il suo cammino si incrocerà anche con un gruppo di malviventi chiamati i Nichilisti.

Un racconto grottesco, frenetico e sapientemente narrato

Drugo interpretato da Jeff Bridges steso su un tappeto colorato in una scena del film dei Coen

Nonostante il risvolto comico e grottesco, il film parte dai classici meccanismi noir degli anni 50. Un rapimento, uno scambio di identità, un riscatto. Il ritmo è veloce, in certi momenti quasi frenetico e non ti fa distogliere lo sguardo dello schermo. Lo spettatore riesce ad immedesimarsi immediatamente in Drugo, nella sua continua voglia di tirarsi fuori dai guai. Se da un lato abbiamo il pacifico e pigro Drugo, dall’altro, i Coen ci presentano una perfetta parodia della generazione Vietnam. Il reduce di guerra, che vive nel passato, iroso e incredibilmente violento. Gli scatti di violenza immotivati di Walter sono uno degli elementi sicuramente più comici dell’ intero film.

L’elemento più interessante che percorre interamente Il Grande Lebowski è la questione della narrazione. Il costante sfondamento della quarta parete, portato avanti dal cowboy interpretato da Sam Elliott avvicina la storia allo spettatore rendendolo parte di essa. Lo Straniero è un narratore, una guida in una vicenda talmente assurda e fuori dal comune da sembrare reale. Sta proprio in questo la grandezza de Il Grande Lebowski e più in generale della scrittura dei Coen. Riuscire a far sembrare reale anche l’assurdo.

Un cast divertente e divertito

Jeff Bridges ne 'Il Grande Lebowski' dei Coen
Jeff Bridges ne ‘Il Grande Lebowski’ dei Coen

Un iconico Jeff Bridges ci racconta Drugo, diventando una figura iconica nella cultura pop. Tutti ricordiamo la battuta in Avengers: Endgame riguardo Il Grande Lebowski, no? Drugo è un nullafacente, un appassionato di bowling, un uomo che tra uno spinello e un bicchiere di White Russian vuole godere del suo dolce far niente. Accanto a lui troviamo un incredibile John Goodman, nell’insopportabile quanto divertente Walter, che si rivela essere la causa di tutti i guai (o quasi) del protagonista. Goodman è eccezionale nel caricare ancor di più la caratterizzazione di un personaggio già di per sé indimenticabile.

Steve Buscemi è invece, Donny terzo componente dell’ improponibile gruppo, trattato da tutti come lo stupido della situazione. Buscemi con la sua espressione perennemente stralunata e allucinata diventa iconico anche con poche battute. Ritroviamo anche una controllatissima Julianne Moore nel ruolo della figlia del ricco Lebowski, un divertentissimo Philip Seymour Hoffman in quelki dell’assistente/segretario e l’ esilarante John Turturro nei panni del vanesio e ambiguo Quintana, avversario dei protagonisti nel torneo di Bowling.

Un cult dell’assurdo

Sicuramente tra i cult degli anni 90, Il Grande Lebowski è una delle commedie più grottesche, divertenti e godibili degli ultimi anni. Nella sua assurdità risulta essere un modo perfetto per raccontare una società stereotipata, che cerca sempre di far soccombere il meno furbo o il più debole. I Coen nella loro genialità, tramite i loro film riescono sempre a raccontare, non solo storie incredibilmente originali, ma spaccati della società con i loro vizi e le loro particolarità.

Dove vedere Il Grande Lebowski

Il Grannde Lebowski è disponibile sulle seguenti piattaforme

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here