Il nuovo film di Roman Polanski verrà presentato a Venezia oggi, venerdì 30 agosto, dopo che il regista ribelle si è scagliato contro chi aveva criticato la sua partecipazione al festival, gettando un’ombra sulla celebrazione di stelle del cinema.
“An Officer and a Spy” di Polanski, un thriller storico sulla persecuzione dell’ufficiale dell’esercito ebraico francese Alfred Dreyfus, ha avuto diverse difficoltà da subito, da quando è stato ammesso al festival e coperto di critiche per questo motivo. Gli organizzatori di Venezia sono stati costretti a difendere la decisione di includere “Un ufficiale e una spia” tra i 21 film selezionati per competere per il primo premio. Il festival aveva già subito critiche per la quasi totale assenza di film diretti da donne, infatti solo due film in concorso sono diretti da donne.
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I critici hanno detto che la mossa è “fuori dal mondo” nell’era di #MeToo.
“Questo è un nuovo mondo e un comportamento che sarebbe dovuto essere spazzato via dal Red Carpet e respinto in quanto ‘questo è solo il modo in cui è’ non è più accettabile”, ha detto a AFP Melissa Silverstein, fondatrice di Women and Hollywood.
Polanski giovedì ha risposto attraverso un’intervista con lo scrittore francese Pascal Bruckner in cui ha respinto nuove accuse di abuso contro di lui. Dice che queste erano “storie assurde di donne che non avevo mai visto prima in vita mia che mi accusano di cose che presumibilmente sono accadute più di mezzo secolo fa”.
Nell’intervista, contenuta in una cartella stampa rilasciata per accompagnare il suo film, Bruckner ha chiesto al regista se “come ebreo” “sopravviverà al neofemminismo di oggi”.
Il regista traccia un parallelo con il suo film, che ripercorre la storia dell’affare Dreyfus della fine del XIX secolo – l’errata convinzione di un ufficiale ebreo sullo sfondo di un antisemitismo virulento. “Nella storia, a volte trovo momenti in cui ho vissuto me stesso, posso vedere la stessa determinazione nel negare i fatti e condannarmi per cose che non ho fatto. La maggior parte delle persone che mi molestano non mi conoscono e non sanno nulla del caso “, ha detto Polanski.
Polanski “ultimo maestro” del cinema
Polanski fuggì in Francia nel 1978 e da allora è fuggito dal sistema giudiziario americano, nonostante i ripetuti tentativi di estradarlo. Attualmente sta facendo causa all’Academy of Motion Pictures per averlo privato della sua iscrizione. Il direttore del festival di Venezia, Alberto Barbera, ha difeso l’inclusione di Polanski, definendolo “uno degli ultimi maestri ancora attivi nel cinema europeo”.
La polemica ha scatenato un acceso dibattito.
La cineasta argentina Lucrecia Martel, presidente della giuria del premio Leone D’Oro di quest’anno, ha dichiarato alla conferenza stampa di apertura del festival che l’inclusione di Polanski l’aveva messa a “disagio” e che non avrebbe partecipato a una celebrazione del suo film. Ma in seguito ha rilasciato una dichiarazione sottolineando che non si è opposta alla selezione del film. “Non ho alcun pregiudizio nei confronti del film e naturalmente lo guarderò allo stesso modo di tutti gli altri film in concorso”, ha detto. Il festival sta anche affrontando critiche per aver presentato un nuovo film in un evento collaterale del regista Nate Parker, che è stato coinvolto in un processo di stupro mentre era ancora all’università.