ID:A – recensione del thriller danese dal ritmo lento e noioso

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L’enorme successo di The Killing sulla televisione britannica potrebbe aver reso le storie poliziesche danesi il nuovo rock’n’roll. Ma è ancora un po’ un mistero il motivo per cui ID:A, thriller danese dal ritmo lento e spesso piuttosto noioso, sia stato distribuito nei cinema del Regno Unito.

ID:A – trama

Il film proviene dagli studi Zentropa – o, come si legge sulla locandina, “dai produttori di Melancholia”; i fan di Lars Von Trier curiosi di vederlo potrebbero rimanere perplessi come chiunque altro. In realtà, sembra più qualcosa che Lew Grade, nei suoi fasti degli anni ’70, avrebbe potuto approvare per ATV con una stretta di mano. Una misteriosa e bellissima donna si risveglia in una remota zona boschiva della Francia con una ferita alla testa e senza memoria. Si imbatte in un piccolo hotel con il suo zaino e ottiene una piccola stanza; solo quando pensa di guardare nello zaino si rende conto della situazione spaventosa in cui si trova. Gran parte dell’azione del film è presentata in un lungo flashback, mentre le torna improvvisamente in mente quello che sta accadendo, e questa singola, indigesta porzione di azione ricordata ci priva del piacere di scoprire la verità un po’ alla volta. Potrebbe fornire un po’ di svago su DVD.

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