Presentazione Il Padre
Alessandro Haber, gigante del palco, parla di Alzheimer. Lo fa in modo “dettagliato” e “raffinato”, come è capace un grande attore. Al teatro Manzoni di Milano è infatti in scena Il Padre, fino al 27 gennaio. Spettacolo che si avvale della partecipazione di Lucrezia Lante della Rovere, nel ruolo della figlia. La sceneggiatura originale è di Zeller, la regia di Piero Maccarinelli. I protagonisti sono coadiuvati da bravi attori quali: Paolo Giovannucci, Daniela Scarlatti, Ilaria Gianatiempo, Riccardo Floris. Gianluca Amodio si è invece occupato delle scene, Alessandro Lai dei costumi, mentre le musiche sono di Antonio Di Pofi. Umile Vainieri ha curato infine il disegno e le luci.
Protagonista indiscusso resta comunque Haber a confronto con una prova molto difficile
Sinossi
Il protagonista, Andrea, (Haber), è un ingegnere in pensione, abituato quindi ad utilizzare la ragione, che si ammala di Alzheimer. Era un uomo, un tempo, forte e deciso che combatte contro un malattia più grande di lui. Mostro che purtroppo colpisce molti dei nostri anziani. Andrea ha una figlia Anna, emozionante Lucrezia Lante della Lovere, e il ricordo devastante di una seconda figlia, Elena, morta in un incidente. Si tratta di un ricordo con il quale il protagonista, nei pochi barlumi di lucidità, ancora non riesce a convivere. Andrea lotta, sconfitto in partenza, come un leone contro una devastazione che colpisce la preziosissima ragione. Allucinazioni, (la figlia morta non è solo un ricordo, ma presenza sul palco), confusioni, smemoratezze, manie di persecuzioni, si impossessano della sua mente. Lo portano, piano, piano, a regredire all’infanzia. Il padre diventa figlio. Anna lo sostiene, ironizza, sdrammatizza, lo coccola come una madre, gli canta una ninna nanna. La vita però prende il sopravvento. Nonostante tutto, si nasce soli e si muore soli.
Conclusioni
Spettacolo toccante e che affronta un tema importante, un tema “civile”. La grande esperienza di Haber traspare nelle tante sfumature della malattia che l’attore porta sul palco. “Cura” del dettaglio che in tempi frenetici, spesso è dimenticata. Haber, utilizzando una metafora, è come un pittore, che con maestria e esperienza, dipinge con accuratezza e significato, non tralasciando nulla al caso. Lo spettacolo, a volte, risulta non immediato, come la malattia che descrive, intercalato da cambi di scena lunghi. Forse la complessità è caratteristica di una generazione che invecchia, il cui microcosmo si riduce e si può ridurre fino alla malattia? Gli altri attori fanno da spalla, anche se l’importanza della famiglia non viene dimenticata, il dolore della figlia è evidente, come la stanchezza di chi non capisce, non può capire. L’attenzione è però concentrata sul messaggio, ovvero mostrare il punto di vista di chi si ammala, capirne la tragedia, rendendola cronaca; e la vita che comunque continua, anche per chi ci ha a cuore. Spettacolo da non perdere. I leoni del palco insegnano sempre. C’è da imparare.
Informazioni: http://www.teatromanzoni.it/manzoni