Guglielmo Tell: tra storia e leggenda

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1819

La prima volta che l’ultima opera di Gioachino Rossini, il Guglielmo Tell, venne rappresentata all’Opéra di Parigi, era il 3 agosto del 1829. Una trama tra storia e leggenda.

Il libretto era stato tratto dall’omonimo dramma del 1804 di Friedrich Schiller; Rossini ci mise ben cinque mesi a comporre l’opera.

Guglielmo Tell è un uomo leggendario, patriottico, che vuole guidare il suo popolo verso la libertà. Il popolo svizzero è, infatti, oppresso dalla dominazione straniera austriaca.

La leggenda medioevale

Nella leggenda medioevale, l’eroe è un abilissimo arciere. Sarà costretto ad una atroce sfida: colpire una mela posta sopra il capo di suo figlio. Superando questa prova riuscirà a guidare la ribellione del popolo elvetico contro i dominatori.

Origini della leggenda

Molto probabilmente la leggenda di Guglielmo Tell nacque in Norvegia, tra il X e l’XI secolo: il tema della freccia e della mela era già stata riscontrata da alcune cronache. Tuttavia il contesto storico sembra riportare alla conquista dell’indipendenza da parte della Confederazione elvetica intorno al 1300. Gli avvenimenti riconducono, quindi, alla lotta degli Uri, Schwyz e Unterwalden contro gli Asburgo d’Austria.

L’impresa dell’eroe

Non avendo prestato omaggio all’austriaco Gessler, Guglielmo viene condannato alla prova della freccia e della mela, in caso di rifiuto, sia lui che il figlio sarebbero stati condannati a morte. Guglielmo esegue un tiro perfetto ma Gessler scopre una seconda freccia nella sua faretra: l’eroe confessa che, in caso avesse sbagliato il colpo, avrebbe usato la seconda freccia per uccidere Gessler.

Viene così condannato alla prigionia ma, nel viaggio, riesce a fuggire. Proprio quella seconda freccia sarà usata per uccidere il tiranno. Le sue gesta saranno cantate e si diffonderanno tra il popolo che troverà così il coraggio di ribellarsi e di combattere per la propria libertà.

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