Guadagnino ci racconta l’Amore: Chiamami col tuo nome.

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Ambientata nel cremasco durante l’estate del 1983 Chiami col tuo nome, adattatura cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da André Aciman, racconta la travolgente storia d’amore tra Elio, diciassettenne appassionato di letteratura e dotato di un notevole talento per la musica, ed Oliver un affascinante e preparato studente universitario ospitato dal padre di Elio, stimato professore di architettura.

Ogni anno la famiglia di Elio ha l’abitudine di accogliere in casa un giovane studente per permettergli di lavorare con il professore alla tesi di dottorato. L’arrivo di Oliver stravolgerà l’altro ragazzo che si innamorerà presto di lui e dichiarerà questo amore scoprendo di essere corrisposto. I due vivranno la loro storia tra passeggiate in bicicletta ed incontri notturni, lasciando crescere questo sentimento che li legherà ogni giorno di più.

Poesia e Verità

Quello che Guadagnino ha voluto regalarci con questa sua opera è stata l’onestà di trattare un argomento complesso come l’amore, con impressionante delicatezza. Non c’è tormento nell’affrontare la ricerca della propria identità, ma la continua curiosità di conoscersi e confrontarsi che sfocia in un’impetuosa passione.

 I due ragazzi arrivano ad amarsi con sincera profondità, rispetto e comprensione. Si cercano tra gli angoli bui della casa e, dopo essersi trovati, hanno voglia di condividere i propri pensieri e di regalarsi l’uno all’altro fino a fondersi. I dialoghi sono intensi e mai convenzionali, a volte sono accompagnati dalla morbida sonorità del pianoforte, a volte sostituiti da esso, che lo rende a tutti gli effetti un’altra voce di questa romantica storia.

Il verde dei paesaggi, le biciclette poggiate sul muro, il blu dell’acqua, sono la fotografia perfetta per accrescere una significativa empatia con i protagonisti. Tutto è in armonia con lo svilupparsi del sentimento.

Un posto nel mondo del cinema in cui i silenzi hanno importanza tanto quanto le parole, parole pesate sempre nel giusto modo.

La poeticità racchiusa in questo film regala agli spettatori la possibilità di riflettere a lungo; analizzandosi e guardandosi nel profondo per comprendere che non bisogna limitare la bellezza di un sentimento, ma lasciare ognuno di noi libero di esprimerlo se questo ci aiuta ad arrivare a capire chi siamo.

Armie Hammer e Timothée Chalamet durante una scena del film



Il Regista e gli Attori

Il lavoro di Guadagnino e degli interpreti circa questa realizzazione ha superato i confini del linguaggio comune. Con assoluta attenzione gli attori Timothée Chamalet ed Armie Hammer declinano, durante diverse interviste, domande che ricercano una riflessione sull’amore omosessuale e non sull’intensità e l’autenticità dei sentimenti vissuti dai due protagonisti.

Il regista definisce questo lavoro come

 “un film per le famiglie. È la mia versione di una sorta di Toy Story” … “è questo gruppo di persone che sono un po’ come degli sgarupati che si trovano e trovano il modo di essere, in qualche modo, migliori grazie l’uno all’altro”.

La scelta di Guadagnino di collocare la pellicola in un periodo storico differente rispetto al romanzo ambientato nel 1987, ha una motivazione ben precisa dovuta al tipo di educazione data ad Elio circa l’istruzione, circa la libertà di vivere al meglio la sua giovinezza. Al modo di colloquiare, riflesso di una famiglia facoltosa, ad una serie di atteggiamenti molto più affini ad un modo di pensare proveniente da un periodo come gli anni settanta, più vicino al sessantotto, rispetto ad una famiglia più vicina agli anni novanta.

A rendere ancora più autentico il suo lavoro contribuì la sintonia tra gli stessi Armie Hammer e Timothée Chalamet, conseguenza di un periodo di circa 3-4 settimane passato a stretto contatto in cui svilupparono una conoscenza reciproca che si trasformò in amicizia. Le loro eccezionali capacità interpretative lasciarono entusiasta la critica. Lo stesso Chamalet ottenne una nomination agli Oscar come miglior attore.

Un film girato in poco tempo, un progetto low-budget (inserito tra la lavorazione di altri due film) che il pubblico accolse già dalla prima proiezione in modo eclatante, lasciando stupito l’intero staff.

Nel 2018 si aggiudica il premio Oscar come Migliore sceneggiatura non originale a James Ivory.

Luca Guadagnino ed i suoi attori hanno meritato, senza ombra di dubbio, tutto il successo che questo capolavoro cinematografico gli ha portato.

(da sinistra) Armie Hammer, Timothée Chalamet e Luca Guadagnino alla presentazione del film

“Strappiamo via così tanto da noi per guarire in fretta dalle ferite che finiamo in bancarotta già a trent’anni. E abbiamo meno da offrire ogni volta che troviamo una persona nuova, ma forzarsi a non provare niente per non provare qualcosa…che spreco.”

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