Giulia Pratelli: la musica in viaggio

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Giulia Pratelli, cover

“Nel mio stomaco” di Giulia Pratelli è un universo in espansione: musica che passeggia prendendosi il tempo che le serve prima di esplodere.

“Nel mio stomaco” è il titolo del tuo ultimo album. Quali sono queste cose che hai nello stomaco e che con questo disco butti fuori?

“Nello stomaco c’è la parte emotiva, quella vera, che a volte parla e che ci rivela come stiamo. Il centro fisico delle emozioni non è tanto il cuore, quanto la pancia. Io ho provato a guardare in questo mio stomaco e a tirare fuori un po’ di cose che c’erano. E c’erano tante cose. C’erano bisogni personali, voglia di cambiamento e di evoluzione. C’erano e sono uscite da questo stomaco canzoni d’amore, ma anche canzoni che guardano alla società, e quindi all’esterno. Ci sono brani che raccontano la condizione femminile e la difficoltà di poter essere se stessi, di poter tornare a casa la sera senza preoccuparsi di chi può esserci in giro. Nel brano “Le cose da fare” racconto poi la questione della violenza domestica che, fortunatamente, non ho sperimentato, ma che resta un problema che ci affligge. Ho tirato fuori cose che mi riguardavano più da vicino, che riguardavano la mia sfera emotiva e che dall’esterno ci si riversavano”.

C’è una canzone alla quale ti senti più legata?

“In questo momento ti direi “Autunno”, perché è stata la canzone che mi ha aiutata a trovare il filo e a capire che direzione dare a tutto il resto del disco”.

In “Tutti hanno ragione” ricorre la domanda “tu come stai”? Trovo sia una domanda attuale e anche la più importante da rivolgere a qualcuno in questo momento.

“Sono d’accordissimo con te e tra l’altro penso anche sia la domanda più abusata e meno ascoltata. Si tende a usarla come se fosse un ‘ciao’, quando invece avrebbe bisogno di ricevere un ascolto vero e come risposta dovrebbe ricevere una verità. Siamo invece abituati a rispondere: “Bene, grazie”, mentre a volte non va bene, ed è una domanda davvero importante che dimostra attenzione e vicinanza”.

Hai detto dell’album: “’Nel mio stomaco’ è un disco in movimento, fatto di canzoni di passaggio”.

“Queste canzoni non vogliono lasciarsi dietro delle verità assolute, ma suggerire un modo migliore di guardare le cose. Sono brani che viaggiano. Vorrei che avessero la possibilità di camminare e anche di evolversi, in questo momento che tra l’altro va velocissimo. Viviamo un tempo che è molto veloce e tende a essere caratterizzato da verità e cose assolute, mentre secondo me il tempo del viaggio dev’essere quello della camminata”.

Come è nato e si è evoluto il disco?

“È venuto fuori dalla scrittura dei brani. Avevo collezionato un po’ di brani che avevo scritto e che secondo dovevano stare insieme, vivere in uno stesso ambiente. Non volevo che il lavoro si disperdesse in dieci singoli o due EP. E visto che erano legate fra di loro da un filo ho voluto che il lavoro fosse unico”.

“Qualcuno che ti vuole bene” è un brano che vede la presenza di Bianco. Com’è nata questa collaborazione?

“Da una mia idea, perché io sono una fan di Bianco. Lo ascoltavo da moltissimo, sono stata ai suoi live e ho pensato che mi sarebbe piaciuto collaborare se avessi avuto l’occasione. Così, quando ho scritto il brano, ho pensato che poteva essere quella l’occasione. Lui ha accettato di collaborare e di scrivere anche la sua parte, che è una cosa che mi ha fatto un grandissimo piacere, anche perché rende la collaborazione più completa”.

Sei stata ospite ai concerti di artisti come Masini, Ruggeri, Bennato e altri. Pensi in futuro di collaborare con qualcuno di loro?

[ride] “Sono stata ospite del tour di Masini, nel 2013, mentre con Bennato ho aperto una singola data a La Spezia, qualche anno fa. Con Ruggeri ho avuto la fortuna di collaborare sia aprendo alcune date che cantando un brano che lui aveva scritto con Schiavone [storico chitarrista di Ruggeri]. Collaborare è sempre stata una cosa, per me, interessante, in grado di dare buoni spunti anche quando gli artisti vengo da mondi un po’ diversi. Quindi sì, mi piacerebbe molto una collaborazione”.

Cosa ti riserva il futuro, in ottica anche delle esibizioni live?

“Stiamo un po’ aspettando a fare un calendario, per capire cosa ci potrà succedere, però abbiamo in programma le presentazioni. Io sto già pensando ad altre cose da scrivere e da pubblicare, musicali e non. Mi piacerebbe approfondire l’esperienza della radio, che ho iniziato a dicembre con un piccolo programma su Radio Icaro. Ci sono tante idee e ho bisogno di un po’ di tempo per sedermi e buttarle giù in maniera più concreta”.

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