Ieri sera Francesco De Gregori ha dato il via all’edizione 2019 della Summer Arena di Soverato. Una serie di eventi – Salmo, Irama, Tosca, Gemitaiz, Anastasio, Fiorella Mannoia, Enrico Brignano, Pucci e, per concludere, Ficarra e Picone – fortemente voluti e ideati dalla Esse Emme Musica di Maurizio Senese. Ad aprire il concerto è Tricarico – cantautore milanese, classe ’71 – che ha esordito nel 2000 con la canzone autobiografica, “Io sono Francesco”, un brano che ha ottenuto un grande successo guadagnando anche il Disco di Platino.
De Gregori – accompagnato dalla straordinaria Gaga Symphony Orchestra diretta dal Maestro Simone Tonin, dallo Gnu Quartet e dalla sua storica band – ha incantato il Summer Arena con l’unica data calabrese del suo tuor “De Gregori & Orchestra – Greatest hits live”: <<Lo spettacolo che porteremo in scena mischia un tessuto musicale che è una contaminazione tra generi vari. Credo che un musicista che ormai pratica il mestiere da 50 anni a un certo punto debba inevitabilmente arrivare, o comunque farsi tentare, dal suono orchestrale, perché l’orchestra produce dinamiche, timbriche, armonie che sono a volte nascoste nelle canzoni quando uno le scrive voce e chitarra/pianoforte o le fa con la sua band. L’orchestra aumenta queste potenzialità e, personalmente riesce anche a commuovermi perché magari una canzone sembrava una cosetta così e invece…>>.
De Gregori non si era sbagliato: la scaletta – composta dai brani che meglio potevano adattarsi agli arrangiamenti dell’orchestra – ha fatto commuovere il pubblico presente, dall’apertura del concerto con “Generale” – un classico della musica italiana – e a seguire tutti gli altri capolavori del cantautore romano fra i più amati di sempre: “La Storia” “Pablo”, “La Leva Calcistica della classe ‘68”, “La valigia dell’attore”, “Un Guanto”, “Sempre e per sempre”, “Santa Lucia”, “Alice”, “La donna cannone”, “L’abbigliamento di un fuochista”, “Titanic”, “Buonanotte Fiorellino”, “Rimmel”.
Con il suo abbigliamento un po’ casual e una sigaretta fra le mani, De Gregori si racconta nei suoi testi, introduce alcune canzoni – anche se, come lui stesso afferma, “le canzoni non devono essere spiegate” – come nel caso di “Un guanto” un brano ispirato alla serie di quadri intitolata “Ein Handschuh” (ovvero un guanto) del pittore e scultore tedesco Max Klinger: una ragazza perde un guanto, forse volontariamente o accidentalmente, mentre pattina sul ghiaccio. Un signore dietro di lei lo raccoglie per poterglielo restituire, ma non riesce a raggiungerlo: <<un gentiluomo, un infedele lo seguì con lo sguardo e stava quasi per raggiungerlo, ma già troppo in ritardo>>. È una canzone che parla dell’amore che fa perdere la testa, della voglia di raggiungere qualcosa senza però riuscirci: <<e all’amore e alle sue pene, il guanto si era già posato in quel quadro infinito, dove Psiche e Cupido governano insieme>>.
Nella scaletta c’è anche “Titanic”, un omaggio al transatlantico affondato in seguito allo scontro con iceberg nel 1991. Migliaia di vittime, in particolar modo quelli della terza classe, nei piani inferiori della nave. Tutti accomunati dal sogno dell’America. De Gregori poi fa un accenno alla storia del Capitano Smith – de “I muscoli del capitano” – il comandante della nave: <<il capitano non tiene mai paura dritto sul cassero fuma la pipa, in questa alba fresca è scura che rassomiglia un po’ alla vita>>. Un capitano che, nonostante credesse di avere la situazione in pugno, fu vittima dei suoi errori e la sua rotta sbagliata lo portò a scontrarsi contro <<una donna bianca così enorme alla luce delle stelle così bella che di guardarla uno non si stanca>>. E il Capitano Smith morì insieme all’enorme creatura.
Altri brani non hanno bisogno di parole e De Gregori lo sa. “La donna cannone” non viene introdotta, ma vissuta con un’intensa magia. Sembra quasi di rimanere con il fiato sospeso per tutti i minuti della canzone. L’orchestra è un ulteriore valore aggiunto ad un brano che ha fatto cantare ed emozionare intere generazioni. E poi ancora “Sempre e per sempre”, “Santa Lucia”, “Alice”, “Buonanotte Fiorellino” e l’attesissima “Rimmel”. Francesco De Gregori ringrazia più volte l’Orchestra e il suo pubblico. Si ritorna a casa, dopo due ore intense, con la consapevolezza di aver assistito ad un vero e proprio spettacolo, davanti a “chissà quale magia“.
“De Gregori & Orchestra” non è solo un “concerto”, ma un’esperienza attraverso la musica – impeccabile e sorprendente – e tutti i testi di De Gregori che, ad ognuno, hanno saputo parlare e raccontare di storie e amori, di vita e sogni, di dolori e speranze.
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