E’ Barbie-mania?

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Possiamo parlare di Barbie-mania? Barbie, la bambola che quasi tutti abbiamo avuto, è arrivata qualche giorno fa al cinema. La trama del film vede una Barbie con pensieri sulla morte e i piedi piatti. Significa che qualche bambina ha pensieri tristi e Barbie deve trovarla per non perdere le sue caratteristiche di ‘bambola’. Così da icona di stile e di moda, la bambola per eccellenza viene spedita nel mondo degli umani. Partendo dalla trama del film, possiamo interrogarci se la Barbie sia un modello per le future femministe e se sia educativa o diseducativa.

La bambola Barbie

Possiamo parlare di Barbie-mania? Barbie, la bambola che quasi tutti abbiamo avuto, con cui abbiamo giocato almeno fino all’adolescenza, e che in tantissimi abbiamo amato, da qualche giorno è sbarcata al cinema. Nel film, la bambola icona di moda e di stile, si ritrova con i ‘piedi piatti’, proprio come gli esseri umani. Inoltre ha pensieri sulla morte. Qualche bambina ha pensieri tristi e Barbie deve trovarla per non perdere le sue caratteristiche di ‘bambola’. Così è spedita nel mondo degli umani, alla ricerca della bambina che gioca con lei. Troverà al suo fianco Ken, perennemente innamorato di lei. Saranno coinvolti in diverse situazioni.

Il film

Uscito al cinema il 20 luglio 2023, “Barbie” fa registrare numerosi record ai botteghini in Italia. Tra essi:

  • miglior debutto per un film nel 2023;
  • miglior debutto per un film uscito a luglio dall’inizio della pandemia;
  • miglior debutto per un film diretto da una regista;
  • miglior debutto per un film diretto da Greta Gerwig;
  • miglior debutto per un film con Margot Robbie;
  • miglior debutto per un film con Ryan Gosling;
  • il secondo miglior esordio dall’inizio della pandemia;
  • Il terzo miglior debutto di sempre per un film uscito nel mese di luglio;
  • la quarta miglior apertura di sempre per un film distribuito da Warner Bros. Pictures.

Per quanto riguarda i numeri, ha incassato finora 7.7 milioni di euro e ha avuto 1 milione di spettatori.

Finzione e realtà per Barbie Stereotipo

Da bambola contenuta nella scatola, nel film diventa reale. Come assume sembianze reali quando i bambini giocano con lei. Passeggia, guida, prende l’ascensore, lavora. E’ al centro delle sue narrazioni. Alta, bella e bionda, sempre giovane. Può piacere o no come giocattolo. Ma si può considerare un mito. Come pure un fenomeno di costume. Per questo, è anche giudicata a criticata.

Barbie vuole combattere ogni forma di stereotipo. Gli stereotipi sono ben rappresentati dai personaggi che Barbie incontra nel film Greta Gerwig. Così a Barbie Land vestono tutti in look total-pink. E anche i cinèfili hanno visto il film vestiti in rosa dalla testa ai pedi, o hanno optato per il rosa-bianco. Se anche questo è un modo per combattere gli stereotipi, ben venga. Senz’altro si deve porre attenzione all’ideale della perfezione che si unisce al concetto di immagine di sé, che sono alla base per una crescita sana e in vista del benessere psicofisico. Sembra che Barbie, lasciando il proprio mondo alla volta di quello reale, possa scoprire che la perfezione non esiste, e si trova dentro di sé, intesa come felicità e benessere.

Nascita di Barbie

Barbie nasce nel 1959 in America. L’idea è di Ruth Handler, madre di una bambina e moglie del fondatore della nota azienda di giocattoli statunitense che ha creato anche la Barbie. Tutto nasce quando la Handler osserva la figlia giocare con le bambole di carta. Ne ritaglia accessori e abiti. Attribuisce loro lavori e ruoli. Così vuole per la figlia un giocattolo diverso che non sia il classico bambolotto per giocare a ‘mamma/figlio’. Ma che possa permettere di immaginare il proprio futuro.

E’ il 1959 e siamo alla Fiera del Giocattolo di New York. Ventinove centimetri di altezza, bionda, pur affiancata dalla versione bruna. Costume in jersey a righe bianco e nero, occhiali da sole bianchi con lenti blu, sandali neri con tacco a spillo, orecchini dorati.Ecco, esordisce Barbie.

Barbie nel tempo

Barbie, col passare del tempo, cambierà sia negli accessori che nelle rappresentazioni. Restando al passo con la modernità e tentando anche di sensibilizzare rispetto all’inclusività.

Ballerina, hostess, ginnasta, insegnante, pediatra, pilota di aereo, rock star, veterinario, cuoca, reporter, pompiere, pattinatrice, dentista, paleontologa, con i capelli afro, col velo, curvy, con la vitiligine, in sedia a rotelle, gender fluid, con la sindrome di Down. Inoltre, il suo girovita e i suoi fianchi hanno acquistato volume.

Finalità del gioco

Il gioco assume una dimensione sociale e culturale. Permette di supportare il raggiungimento della maturazione individuale, anche a livello di interazioni. Quindi, consente di sviluppare le capacità cognitive e sociali legate alle situazioni relazionali della vita reale.

Giocare con le bambole, stimola nei bambini il ragionamento e il linguaggio a livello relazionale. Come pure l’empatia. Quindi, anche giocare con le Barbie un gioco che stimola nei più piccoli la capacità di esprimere i propri sentimenti. Del resto, attraverso il gioco, si può conoscere meglio se stessi e sviluppare un immaginario più eterogeneo ed ampio.

Ciò emerge da studi effettuati dall’Università di Cardiff. Nello specifico, giocare con le Barbie attiva aree del cervello che consentono di sviluppare l’empatia e la capacità di elaborare le informazioni sociali, anche quando giocano da soli.

Infatti, queste bambole stimolano a creare mondi immaginari. Quindi, i bambini sono spinti a pensare alle altre persone e alle modalità di interazione tra di loro.

Barbie: educativa o diseducativa?

Per alcune persone Barbie non rappresenta una bambola educativa. Per altre lo è. C’è chi ritiene che renda le bambine delle future femministe. Potrebbe essere vero? Certamente il gioco è essenziale per lo sviluppo perché contribuisce al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei soggetti in età evolutiva. Amore, amicizia e cura del prossimo sono valori stimolati attraverso il gioco con le bambole.

Ma è necessario dare a un giocattolo un ruolo costruttivo ed educativo? E nello specifico a Barbie? Il mondo reale non è come quello del film, quindi il nostro mondo non è come quello di Barbie.

Che il successo di Barbie sia collegato all’incitamento della pubblicità?

Mentre come adulti ci poniamo questi interrogativi, cercando di capirne il fenomeno, vediamo che Barbie è un’adulta con impegni, lavoro e problemi, proprio da adulta. E i bambini giocano, costruendo e immaginando storie per la loro beniamina e per i personaggi che gravitano attorno a lei.

La famiglia ha un ruolo principale nell’educare i figli. Infatti, è uno dei luoghi privilegiati dove si costruisce la realtà. All’interno delle relazioni familiari, bambini e ragazzi instaurano rapporti affettivi con le figure di riferimento. Esse fanno da base per le socializzazioni future.

Madre e padre sono proiettati a proteggere e sostenere i figli dal punto di vista affettivo e dell’amorevole cura. Come pure fino al raggiungimento dello sviluppo del pensiero critico che gli consente la maturazione. Stando a questo, Barbie è vista come un giocattolo. Quindi, ha una dimensione ricreativa e permette di divertirsi e svagarsi. Non sembra ci siano correlazioni tra il gioco con la Barbie e il diventare femminista. Quindi, determinate scelte e percorsi possono delinearsi a partire dal proprio pensiero e dalle esperienze.

Conclusioni

Barbie-mania o no, a Barbie Land, si ride. E si riflette. Sull’identità e su se stessi. Come pure sulle proprie fragilità e sui percorsi di crescita per conoscere se stessi.

https://spettacolo.periodicodaily.com/barbie-e-oppenheimer-2/

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