Sarà “Dogman” di Garrone a rappresentare l’Italia agli Oscar

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Tra i ventuno titoli in concorso l’Italia sceglie “Dogman” di Matteo Garrone per concorrere agli Oscar di quest’anno.

Il film, seppur dato per favorito, ha però dovuto affrontare un testa a testa con “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, che ha battuto alla quarta votazione con 5 voti contro 4. La pellicola della Rohrwacher non è infatti riuscita nell’impresa, nonostante le ottime critiche e la benedizione di Martin Scorsese, che ne ha curato la produzione esecutiva, proprio per facilitarne la corsa all’Oscar. La Commissione di Selezione istituita dall’Anica, su incarico dell’Academy di Los Angeles, ha deciso di scommettere sulla straordinaria abiltà narrativa di Matteo Garrone e sulla potente forza visiva del film. Tra i rivali di “Dogman” anche: “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino, “Come un gatto in tangenziale” di Riccardo Milani, “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, “Una storia senza nome” di Roberto Andò  e “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini, che insieme al film della Rohrwacher è stato l’unico a dare del vero filo da torcere al film di Garrone, il quale ha comunque confermato le aspettative.

Il film è liberamente ispirato alla vicenda reale di Pietro De Negri, noto come il canaro della Magliana (soprannome dovuto al suo lavoro di toilettatore per cani) che nel 1988 torturò ed uccise l’ex pugile Giancarlo Ricci, per l’appunto nel malfamato quartiere di Roma. I nomi nel film diventano rispettivamente “Marcello” e “Simoncino” e la macabra vendetta inflitta da De Negri alla vittima ancora in vita (fatto smentito dall’autopsia, che parla di ferite post mortem) viene risparmiata allo spettatore da Garrone, che non si focalizza sulla violenza dell’accaduto, come solitamente tendono a fare le cronache, ma ne prende le distanze per concentrarsi sulla vicenda umana di un uomo che arriva all’esasperazione e ne paga le conseguenze. Il delitto infatti è solo il risultato di una vita passata nella violenza. Ricci era stato infatti persecutore di De Negri, coinvolgendolo in un crescendo di angherie e soprusi culminati con l’ingiusta incarcerazione del canaro, il quale uscito di prigione si trova escluso dalla comunità e psicologicamente devastato. La scelta di uccidere così brutalmente deriva dalla volontà di ristabilire la sua posizione nel quartiere, la sua società in piccolo, e di ritrovare la dignità che per tutto quel tempo l’ex pugile aveva calpestato. Nel film Marcello infatti, quasi assurgendo al ruolo di un “angelo” vendicatore, urla agli abitanti della Magliana di averli liberati dal loro incubo, rappresentato dal violento Simoncino, il cui cadavere viene portato sulle spalle a mo’ di trofeo.

“Dogman” conta su interpretazioni a dir poco magistrali, come quella di Edoardo Pesce (Simoncino) e quella di Marcello Fonte, immenso protagonista. Con i suoi marcati lineamenti di un’ italianità di altra epoca (che ci riportano con la mente a Ninetto Davoli, attore feticcio di Pasolini) e la sua recitazione semplice, spontanea, ma allo stesso tempo così incisiva, Fonte ha conquistato tutti ed è stato trasformato da attore emergente a pluripremiata star in ascesa. Ha già infatti conquistato sia il Prix per la migliore interpretazione maschile a Cannes e il Nastro d’Argento al miglior attore. La regia di Garrone e la fotografia di Nicolaj Brel, infine, creano la perfetta scenografia in cui si muovono questi personaggi vittime e carnefici allo stesso tempo, in un’atmosfera offuscata ed onirica. La scelta della location delle riprese, Villaggio Coppola (frazione di Castel Volturno) inoltre, non è casuale. È qui che Garrone ha girato “L’Imbalsamatore”, il suo primo successo e alcune note scene di “Gomorra”.

Paolo Del Brocco, amministratore di Rai Cinema e coproduttore del film, sostiene che “Dogman” abbia tutte le carte in regola per competere agli Oscar con il resto del mondo. Per ora il più grande rivale è rappresentato dal Messico che ha già schierato in gara Alfonso Cuarón, con il suo “Roma”, Leone d’oro a Venezia. Nel caso in cui la pellicola di Garrone, sulla quale il regista ha lavorato ben dodici anni, venisse selezionata nella rosa dei candidati, sarebbe il primo film italiano a concorrere per la statuetta dalla “Grande bellezza” di Sorrentino (2014).

Ora non ci resta che attendere la giuria americana. Le nomination agli Academy Award verranno ufficializzate il 22 gennaio 2019 e la cerimonia di premiazione si terrà a Los Angeles il 24 febbraio.

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